Il Dna dell'artista si nutre di sottili variazioni d'umore, brama incontri stimolanti e auspica quasi sempre l'approdo in porti nuovi. Spesso, nulla gli sembra più nutriente di una scelta imprevedibile sulla carta, di quelle che trovano il loro reale valore in una crescita condivisa, indipendentemente dal riscontro di pubblico. Da questo schema nasce il quinto lavoro solista di Cesare Malfatti, in cui dieci canzoni precedentemente ritenute incomplete vengono sottratte alla polverosità di un cassetto e consegnate all'estro elettronico di un vecchio compagno di università, Stefano Giovannardi. L'approccio sa di sfida, e per entrambi.
Non è proprio immediato coniugare l'espressività di Malfatti, come sempre carica di spleen, con la pungente e sofisticata sovrastruttura tecnologica di Giovannardi, evitando l'azzardo e la sensazione di un piatto che rischia di diventare troppo speziato. Serve dualità, nella classica accezione del positivo e negativo, ma anche la capacità di ridurre le distanze tra mondi apparentemente lontani. Ad aiutare nell'impresa è Chiara Castello (voce di uno dei più interessanti progetti al femminile degli ultimi due anni, le I'm Not A Blonde), che dialoga lungo tutto l'arco dei quaranta minuti di "Canzoni Perse" con l'ex-La Crus riprendendo l'esperienza del tour di "Una città esposta" del 2015 e rendendo di fatto mai forzata la convivenza tra gli elementi.
L'impronta di Malfatti resta preponderante negli episodi principali ("Ricordo", "Novembre", "Lo so lo sai", "45 giri") e trova un ideale contraltare quando sono Giovannardi e la Castello a spostare il baricentro di volta in volta verso i Matia Bazar ("Io sognai", "Dividimi") o gli Ustmamò dell'epoca Mara Redeghieri ("Chiederò", "Siamo noi").
C'è parecchia Milano in "Canzoni perse", imbevuta di malinconica dolcezza e incastonata tra la operosa razionalità dei sintetizzatori e il calore confidenziale di due voci che ne restituiscono l'anima. Un lavoro riuscito, ancorato all'idea di esperimento ma pregno di un'audacia mai ovvia per un disco di cantautorato pop italiano. Efficace e misurata l'opera di Mario Conte (Colapesce, Antico) in fase di missaggio.
10/10/2017