Giovanni Succi

Tra carni crude e algoritmi maligni

intervista di Alessio Belli

Dopo aver passato l'estate con il Dante più petroso nello spettacolo “L'arte del selfie nel Medioevo”, Giovanni Succi pubblica il secondo disco autografo lontano dai Bachi Da Pietra: “Carne cruda a colazione. L'occasione perfetta per una chiacchierata riguardo questo “macinato di se stesso” e i tanti mali di una società da combattere con le scelte giuste.

Avviciniamoci poco alla volta a “Carne cruda a colazione”: partiamo da “L'arte del selfie nel Medioevo”. Cosa ti ha lasciato e quanto ha influito nel disco l'esperienza?
“L'arte del selfie nel Medioevo” è nato quest'anno nell'attesa dell'uscita del disco. Avevo quest'idea assurda di portare in giro le “Rime Petrose” di Dante, una sua opera pressoché sconosciuta ma molto interessante, assolutamente sperimentale: un Dante che non si è mai visto. Quindi mi faceva piacere presentarlo, poiché queste sono le mie passioni! Uno spettacolo fatto a braccio, dove tra le “Rime” inserivo canzoni del repertorio dei Bachi da Pietra e altre tratte da “Con ghiaccio”. Mi è piaciuto moltissimo! E' stato incredibile anche il riscontro avuto: sulla carta sembrava un'idea improponibile e invece centinaia di persone, ogni sera d'estate a temperature incredibili, sono rimaste inchiodate a sentire questo racconto... A un certo punto chiedevo loro se non fossero un'installazione o qualcosa di preparato, invece erano persone vere!

C'è il desiderio di continuare questa tournée?
In questo momento è in pausa perché sta iniziando il tour di “Carne cruda a colazione”, curata da Tudemun Cocerti: questo è il momento di portare in giro il disco. Ma non escludo di riprenderla, anzi, ci sarà una piccola parentesi de “L'Arte del selfie nel Medioevo” in terra di Sardegna, dove raramente ho occasione di andare. L'11 ottobre ci sarà la breve parentesi e poi da novembre parte il tour di “Carne cruda a colazione”.

Iniziamo allora a parlare del disco: in “Con Ghiaccio” eri più protagonista di ogni brano, qui sei più spettatore, defilato a raccontare e denunciare la realtà, più focalizzato su quello che ti circonda rispetto a ciò che hai dentro.
Riguardo le tematiche, c'è una continuità: quando parli delle cose del mondo comunque parli di te e di come tu le vedi. Parlo dei fatti miei come facevo in “Con ghiaccio”, ma effettivamente da un altro punto di vista. “Carne cruda a colazione” è un macinato di me stesso, ci sono dentro io, insieme a tante altre questioni. Insieme a tanti grandi musicisti! C'è Rodrigo D'Erasmo, c'è Ivan A. Rossi produttore di questo album e del precedente, responsabile dei synth, dell'elettronica e delle registrazioni; c'è Tristan Martinelli che mi seguirà dal vivo per proporre l'opera, c'è Giovanni Stimamiglio che ha suonato anche in “Con ghiaccio” . Si è creato davvero un bell'ensemble e mi ha fatto piacere avere l'occasione di ripresentarlo. Sono molto contento, sta piacendo questa carne cruda a colazione... forse, basta marmellate!

Sei pronto a lanciare anche un nuovo stile alimentare?
No, non ho questa pretesa, è semplicemente una metafora! (ride, ndr)

Analizziamo la parola crudo. Soprattutto nell'ottica inglese del termine: raw. Quanto ti costa essere così sincero? E' sempre così spontaneo per te essere così brutalmente schietto e diretto?
Secondo me, è la massima forma di onestà che può avere un artista nei confronti del pubblico. Fosse uno, fosse un milione. E' l'unica cosa da fare: essere autentico, altrimenti c'è l'Industria, tutto il resto. C'è posto per tutti al mondo, ma se uno fa il mio mestiere, il minimo sindacale è essere autentico. Poi da li si vedrà.

Hai composto prima le melodie o i testi? Come è stato concepire un lavoro così musicalmente vario?
Nel mio caso, la canzone nasce sempre da un'idea, e un'idea è un piccolo mondo che deve avere una sua coerenza al proprio interno. Cerco sempre di trovare una coerenza tra quello che voglio dire e la forma in cui lo dico. Ci sono tante percussioni acustiche, eppure in un pezzo come “Algoritmo” ecco un'abbondanza di suoni sintetici: mi interessava parlare di qualcosa di totalmente sintetico e sconosciuto... io non ho mai incontrato un algoritmo di persona! (ride, ndr) Però decide delle nostre sorti come ascoltatori e quindi mi sembrava interessante parlarne!
Sono comunque canzoni che nascono in modo molto semplice, tutte riconducibili a una chitarra acustica. Il piacere di portarle in giro sta anche in questo. Mi sono accorto, tornando a “L'arte del selfie nel Medioevo”, che tutta le mia produzione – Bachi da Pietra compresi – è riproducibile in quel modo: sono canzoni alla fine, niente di cervellotico.
La risposta è: nascono da un'idea che deve essere coerente, per cui in base all'idea che ho, ci metto un suono e determinati strumenti. Ad esempio: “Povero Zio”, che tratta d'una religiosità imposta non si sa da chi, torna al tribalismo dove il concetto primordiale di sacralità è il tamburo. Ecco allora tanti tamburi, clap e così via!

Ora che “Carne cruda a colazione” è fuori, ritoccheresti qualcosa?
No, senza falsa modestia. Quando esce una cosa mia, vuol dire che ci ho pensato tanto. Non mi è mai successo, nemmeno riascoltando i dischi di vent'anni fa dei Madrigali Magri. Non rimpiango nulla, rifarei tutto allo stesso modo: anche perché sono fotografie di quell'istante. Come quando riguardi le tue vecchie foto. Certo, puoi dire “eh, ma quei pantaloni lì me li potevo evitare...”, ma ero ciò che portavo in quel periodo, quindi va bene così. Soprattutto se lavori con professionisti come Ivan Rossi ai suoni, sei in una botte di ferro: non ti sfugge niente perché a lui non sfugge nulla. Ha quell'aspetto molto da ingegnere che a me manca peraltro, per questo mi affido alla sua competenza.

Continuiamo a fare qualche nome allora... si può sapere chi sono Gino Melenso e I Melliflui?
No, ma ce ne sono tantissimi! Gino, Il Timido, Il Melenso, I Melliflui: basta andare su Spotify e ce ne è una tonnellata e mezza!

"Carne cruda a colazione" non parla dei mali della società in maniera passiva, tutt'altro: li denuncia con forza e offre dei rimedi, delle speranze. Nell'ambito artistico, quali sono le realtà che attualmente reputi più significative?
Ci sono sempre state e continueranno a esserci: nei periodi peggiori della storia sono nate le cose più grandi. Non ne faccio una questione di tempi o non tempi: mi permetto solo di consigliare al pubblico di cercare qualcosa fuori dallo schema, tipo carne cruda a colazione! Anche perché l'algoritmo sa tutto di noi, ma qualcosa gli sfugge. Un esempio: quando avevo 18 anni, ero un metallaro convinto e intransigente. Per caso ascoltai un disco di Tom Waits a casa di un amico di mio fratello maggiore e al primo ascolto... mi aveva fatto veramente schifo. Poi mi ha segnato la vita. Mi ha svoltato l'esistenza, gli ascolti e tutta la mia esperienza successiva sono legati a quella piccola svolta, che se mi fossi consegnato completamente all'algoritmo, non sarebbe mai arrivata, perché avrebbe continuato a propormi l'ennesimo clone dei Venom e Motorhead.
Bisogna dare alla propria esistenza la possibilità di subire uno scarto al di la del proprio gusto. Poi magari non ti piace: ma dobbiamo essere noi a deciderlo, non farlo decidere a qualcuno, qualcosa, la noia, la tappezzeria o l'arredamento.

Sei molto preciso nel dire come e quando ascoltare il disco: c'è una guida ideale per degustare questa carne?
No, per carità. Ti riferisci a “Meglio di niente”, dove ho scritto nella presentazione: “WARINING, non mettetela alle feste di compleanno altrimenti ve la rovinerà! O non mettetela in un centro commerciale.” E' una canzone che chiede soltanto di non essere tappezzeria. A quel punto metti pausa e ascoltatela in un altro momento. Non ho una indicazione precisa. Ascoltatelo come e quando vi pare!

Discografia

GIOVANNI SUCCI
Il Conte di Kevenhuller (Tarzan, 2012)6
Lampi per macachi (Wallace/Santeria, 2014)6
Con ghiaccio (La Tempesta, 2017)6,5
Carne cruda a colazione (La Tempesta/Soviet Studio, 2019)7
APOCALYPSE LOUNGE
Apocalypse Lounge (Tannen, 2020)7
Pietra miliare
Consigliato da OR

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