C'è qualcosa nei racconti etilici di Giovanni Succi che ricorda Bukowski: non a caso una canzone inserita nel suo terzo lavoro in libera uscita dai Bachi da Pietra è dedicata al celebre scrittore americano, e non a caso fra questi solchi si resta spesso a cavallo fra realtà e fantasia, senza capire bene dove si interrompa una e dove inizi l'altra.
Giovanni, classe 1969, aveva già pubblicato in solitaria una lettura dell'ultima opera di Giorgio Caproni ("Il conte di Kevenhuller", 2012) e un sentito tributo a Paolo Conte ("Lampi per macachi", 2014), ma "Con ghiaccio" rappresenta la prima assoluta con materiale autografo.
Frammenti di vita vissuta vengono incastonati in undici tracce dal taglio fortemente autobiografico, che narrano di amicizie mandate all'aria per un reading dai risvolti imprevedibili e di stanze d'albergo vissute il tempo di una notte fra un concerto e l'altro ("Sipario"), alternando ricordi appartenenti al passato e ipotesi sul futuro.
Dal punto di vista musicale "Con ghiaccio" si muove in un ampio spettro che incamera sia elettronica che strumenti acustici, con sentori di ballad ("Sipario"), minimalismi sempre sul punto di deflagrare ("Satana"), visioni da crooner ("Elegantissimo"), plumbei tappeti electro ("Bukowski"), rap su derive kraut in crescendo (l'esemplare "Con ghiaccio") e momenti più "duri" non troppo distanti dalla storia dei Bachi ("Salva il mondo", "Tutto subito", con imprevisto sax finale).
Un po' Capovilla e un po' Emidio Clementi, un po' "rock" senza mai strafare e un po' intimista senza mai annoiare, Succi in questa nuova veste ci concede di poter accedere a un inedito lato della propria personalità, forte e riconoscibile quanto gli altri già mostrati.
"Con ghiaccio", assieme a quel che seguirà nei prossimi anni, rappresenta il completamento di un percorso che finora non ha mai riservato cadute di stile, all'insegna dell'avventura e della capacità di osare, senza mai star lì a far troppi calcoli sul numero delle persone disposte a seguirlo. Col trascorrere del tempo afferma di sentirsi più prossimo a un amaro che non a un calice di vino rosso: di sicuro il processo d'invecchiamento sta procedendo senza intoppi e quel che ne sgorga va giù che è una meraviglia.
20/09/2017