Dopo aver apprezzato il secondo disco dell'artista di Amburgo, abbiamo avuto il piacere di intervistarla via email. Le risposte spiegano bene la voglia di lavorare con tanto impegno e cura dei dettagli e l'importanza di farsi aiutare da amici con cui si va d'accordo, musicalmente e a livello personale.
Quando ho ascoltato le tue canzoni, ho immediatamente pensato alla band inglese dei Daughter. Questo non significa che tu sia la stessa cosa, ma penso che ci siano alcune similitudini. A te piacciono?
Grazie, mi piacciono i Daughter, il lavoro che fa lei e che fanno loro è davvero bello e penso che i suoi testi siano forti e coinvolgenti! Mi immagino lei che come me adora tuffarsi nelle parti più profonde del mare.
Ho letto che hai iniziato a fare performance su un palco 10 anni fa, quando avevi 12 anni. Qual è l’importanza di avere esperienze su un palco e lavorare con altri musicisti quando poi si passa a un progetto solista, come hai fatto tu?
Quando avevo 14 anni cantavo in una band, io e i miei amici suonavamo cover punk-rock in piccoli club e tutti saltavano; stavo vivendo l’esperienza in una band come qualcosa che mi aiutasse a trovare me stessa in quegli anni da teenager, anche perché erano i miei migliori amici quelli con cui cantavo. In seguito, quando ho iniziato a scrivere le mie canzoni, e a suonarle con la mia chitarra, mi sono sentita molto più vulnerabile sul palco, senza il supporto degli amici, ma la cosa mi ha insegnato molto su me stessa. Può farti migliorare ed è meraviglioso avere la possibilità di essere così spontanea. Sono andata in tour da sola per un bel po’ di tempo, ma a un certo punto ho sentito la necessità di ampliare gli arrangiamenti di nuovo. Ora nella mia band ci sono nuovamente due dei miei migliori amici: Benni & Nils. Sappiamo che possiamo appoggiarci l’uno all’altro su diversi livelli, non solo nel suonare le note giuste. Penso che sia una sensazione importante per l’esperienza sul palco, non importa che tu sia un’artista solista che sta lavorando con altri musicisti oppure se l’impostazione è quella di una band.
Gli arrangiamenti e la parte ritmica giocano un ruolo importante nelle tue canzoni per come sono registrati sull’album. Come costruisci il suono? Ho letto che il disco è stato registrato con altri musicisti: sei aperta a idee loro o non ascolti suggerimenti?
Onestamente, finché si parla di musica, ascolto i suggerimenti di pochissime persone – è un approccio molto personale alla musica quello che ho con questo progetto e non posso fare in modo che altri commentino o diano consigli. Ho bisogno di una bolla creativa attorno a me stessa, finché non so dove vedo le canzoni, finché non le ho arrangiate, almeno in modo grezzo. Ma quando le visioni sono più precise, lavorare al disco con i miei amici Benni Pflüger e Filippo Cimatti è stata la cosa migliore che potesse accadermi. Non solo sono amici affidabili con cui c’è empatia, ma sono anche artisti incredibili. Quando ho un’idea grezza sulla parte ritmica, Benni (batteria) la completa e la rende più precisa in modo fantastico, al primo colpo appena vengo in sala-prove con una nuova canzone. Ispira anche moltissimo il suono elettronico e dei synth. Filippo Cimatti (produttore) e io ci siedevamo assieme a Londra, alcune volte per ore, e discutevamo di foto e paesaggi sonori. Quando io parlavo di un’immagine, lui riusciva subito a metterla in un’onda sonora. Parlavamo anche molto dell’esperienza che stava dietro a ogni canzone. Ha anche aiutato il fatto che tutti e tre abbiamo la stessa età, e siamo passati da fasi della vita simili tra loro. Ha dato una sensazione di grande naturalezza produrre tutto assieme.
Nello specifico, mi piace il fatto che le canzoni siano tutte del medesimo stile, ma c’è sempre quialcosa di diverso in ognuna di loro. Quanto è importante per te che un album abbia varietà ma che allo stesso tempo possiede un'uniformità di stile?
Grazie! Per me è piuttosto importante che un album mandi l’ascoltatore in un viaggio, e crei un proprio mondo, quindi questo è un grande complimento. Ho pensato molto a come avrei voluto mettere giù la tracklist, quale esperienza venga dopo quale altra e come raccontare la storia che sta dietro alla conclusione espressa dal titolo “Never Own”.
È anche difficile scegliere una o più canzoni che siano meglio delle altre. Hai una canzone preferita o ti piacciono tute allo stesso modo?
È difficile anche per me, ancora oggi. Dipende davvero dall’umore che ho al momento. Mi sento molto legata a “Under The Wild Skies”, “All'inizio”, “Lover” e “Vision”.
Un paio di canzoni sono in francese e italiano. Come è avvenuta questa cosa? Parli davvero così tante lingue?
Parlo inglese, italiano francese e... ovviamente tedesco. Quando stavo lavorando a “Never Own”, ho studiato la letteratura italiana e francese e ho anche seguito dei corsi di letteratura inglese. Le lingue straniere e la letteratura in generale sono grandi fonti di ispirazione per me. Penso che sia fantastico il modo in cui la letteratura rappresenta le esperienze umane nel corso dei secoli e mi piacciono le diverse melodie di ogni lingua. Quando ho scritto “L'Hiver en Juillet”, ho capito subito che aveva bisogno della melodia e del suono francesi, e per “All'inizio” sapevo che sarebbe stata in italiano, non avrei potuto cantarla in nessun’altra lingua.
Quando un'artista guarda nuovamente al proprio lavoro dopo un po’ di tempo, spesso trova qualcosa che cambierebbe. Sei completamente soddisfatta del disco al momento o cambieresti qualcosa, se potessi?
Quando sono tornata dal mese in cui abbiamo registrato a Londra, sapevo che il disco non era proprio finito… Non tanto perché le canzoni non avrebbero potuto essere pubblicate già così, ma più che altro perché sentivo che c’erano ancora esperienze che mancavano per completarle e che c’erano nuove canzoni che dovevano essere scritte, insomma il ciclo non era ancora del tutto finito. E poi sì, ci sono stati tanti cambi di idea rispetto a quello che era stato fatto nel 2014 dopo le prime sessioni in studio, cosa che mi ha fatto capire che dovevo lavorare ancora all’album. Ecco perché ora, visto che davvero mi sono presa tutto il tempo necessario, sono contenta che sia così. Per le cose che voglio ancora provare, le proverò nel prossimo disco.
Hai molte date live in programma e qualche mese fa hai suonato a Milano. Quando ti esibisci da sola, ovviamente le canzoni suonano molto diverse da come sono su disco, ma quando suoni con la band sono in effetti più simili alle versioni in studio?
Sì, quando suono con la band le canzoni suonano molto simili a come sono su disco e mi piace molto eseguirle con loro in questo modo! Amo ancora comunque la sfida di dare alle canzoni vestiti nuovi, interpretarle in modo diverso, adattarle al palco. Questo è anche il modo in cui giustifico il mio comprare continuamente della nuova, bellissima strumentazione.
Hai già iniziato a raccogliere idee per il futuro o al momento sei solo concentrata su queste canzoni e sul suonarle live?
Sto costantemente lavorando su nuove idee e nuove canzoni, anche solo frammenti, ma ho bisogno che il risultato si associ con ciò che viene dal mondo. Sto anche lavorando a un progetto elettronico da sola. Che è molto diverso da quello che faccio come "Lùisa" – al momento sono molto affascinata dalle strutture delle canzoni elettroniche, e dal lato più tecnico del produrre musica. Ancora le canzoni di “Never Own” mi tengono impegnata con le prove e nuove interpretazioni, voglio prendermi cura di loro.
Amburgo, la tua città, sembra molto attiva al punto di vista musicale. Ci sono sempre tanti concerti e ho un gruppo di buoni amici che abitano lì, con i quali mi incontro quando andiamo ai festival indie-pop in giro per l’Europa. Dall’altro lato, ho letto un po’ di tempo fa che alla polizia è stato assegnato un ruolo più forte nel prevenire i problemi sulla sicurezza. Che opinione hai della tua città?
Sì, penso che tu l’abbia rappresentata molto bene: da un lato Amburgo ha una grande scena indipendente, parlando sia di band che di etichette che di club. Però la gentrification e le priorità stabilite dal Parlamento hanno minacciato la scena alternativa in passato e ancora lo fanno. Mentre le scene musicali di maggior prestigio e le attrazioni turistiche come i musical sono state finanziate, i piccoli club stanno morendo. Ma c’è voglia di resistere, che è una cosa buona. Stanno accadendo ancora molte cose nella scena musicale di Amburgo e la cosa è promettente.