Raggiungiamo la cantautrice francese mentre è in tour nei club più underground del vecchio continente, per farci raccontare la sua carriera e i tanti misteri che circondano le canzoni del suo ultimo disco, "Sécheresse".
Cosa rappresenta il cavallo alato di “Au Verger”?
Di certo Pegaso, simbolo di potenza, libertà e forza poetica. Tuttavia, resta un’ambivalenza: in questa ricerca il rischio di bruciarsi le ali è dietro l'angolo.
Oggi suoni quasi tutto da sola. Ma qual è stato il primo strumento?
Ho iniziato con la chitarra, relativamente tardi. All'età di 23 anni. Poi ho deciso di andare più a fondo e di esplorare soprattutto la mia voce, che in un certo senso è il mio primo vero strumento. Le possibilità sono infinite. Ed è vertiginoso!
“Berrò aria e mi nutrirò di luce”, canti in “Sécheresse”. In che senso?
Sono parole che parlano di abnegazione. Credo che la nostra più grande forza sia la capacità di rifiutare. Se ciò che ti viene offerto da mangiare non ti soddisfa, hai comunque la possibilità di digiunare.
Nei tuoi testi emerge spesso un sentimento selvaggio, mescolato a una riconnessione con la natura. È il tuo approccio alla vita?
Sì, nei miei testi ci sono molti animali selvatici: lepri, cervi; ma anche spazi infiniti: deserti, foreste. In questa connessione con l'elementare c'è una particolare apprensione del tempo. Entrare in contatto con queste figure immemorabili è un po' come sintonizzarsi con l'eternità.
La “metempsicosi” implica la trasmigrazione dell’anima come suggestione motoria. Perché questo richiamo?
Metempsicosi è una parola che ho scelto per il titolo del mio primo album. Penso che la mia anima non mi appartenga. Lei appartiene al mondo, agli animali, alle piante. Tutto nasce da qui.
In "Venus" citi la Venere di Botticelli. Dicci di più.
Mi è piaciuto dare voce a questa figura femminile che è rappresentata ovunque come un'icona ma che non parla mai.
Cioè?
È una Venere trasgressiva. Poi amo dipingere, ma allo stesso tempo diffido dell'immagine. C'è qualcosa nell'immagine che si blocca. Qualcosa di impotente.
Vieni spesso in Italia?
Ho attraversato la Pianura Padana molto spesso, e in entrambe le direzioni. Ho anche un ottimo ricordo di una superba sala concerti di Milano, lo Studio Isciān. E in futuro vorrei potermi spingere anche un po' più a sud dello Stivale.
Perché hai scelto di cantare di nuovo “Blanche Biche”?
Beh, è una canzone medievale del repertorio francofono, di cui esistono numerose versioni. Ma quella di Véronique Chalot è una delle mie preferite. Per chi non conoscesse questa leggenda: è la storia di una giovane donna, Margherita, che al calar della notte si trasforma in una cerva e viene uccisa dal fratello cacciatore che non la riconosce. Non sono stata io a scegliere di cantarla, ma è stata lei a scegliere me. È un inno eco-femminista libertario che mi dà forza.
Cinque album con cui ti senti particolarmente connessa.
“Catherine Ribeiro + Alpes - Paix”: il titolo omonimo è senza dubbio il più potente dell'intero repertorio francofono, sia per il testo che per la composizione musicale.
“La Tène - Vouerca/Fahy": si tratta di un album di musica strumentale che unisce ghironda, armonium indiano e percussioni. Da parte mia, è così che ho scoperto l'armonium, che suono ancora oggi.
“Raoul Eden - Incarnation": è un album strumentale di chitarra, davvero maestoso. Raoul mi ha aiutato a registrare il mio ultimo disco mentre lui lavorava proprio a “Incarnation”. Sono canzoni che ho sentito nascere, che ho ascoltato sul palco e che continuo ad amare.
“Maalem Mahmoud Guinia - Maalem Mahmoud Guinia”: maestro Gnawa e figura mitica di Essaouira, in Marocco, dove ho trascorso metà della mia infanzia.
“Louie Lou – Ljusår”: è un album strumentale (di nuovo!) di organi e registrazioni sul campo. È un'artista svedese che ho scoperto qualche settimana fa. La prima cosa che mi ha colpito è stata la copertina, che trovo davvero bellissima. L'intero album è splendido.
Ci sono invece canzoni italiane che ti piacciono particolarmente?
Così, senza pensarci troppo, direi “Bella Ciao”. L'abbiamo cantata in Francia anche in una recente manifestazione.
(23 marzo 2025)
Métempsycose (Self Release, 2022) | ||
Sécheresse (WV Sorcerer Productions, Ramble, Oracle, 2025) |
Le palais (da Métempsycose, 2022) | |
Le diable et l'enfant (da Métempsycose, 2022) | |
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