In occasione del suo prossimo tour con Blixa Bargeld degli Einstürzende Neubauten, ho avuto il piacere di intervistare il compositore friulano Teho Teardo. Da anni esponente di primo piano della scena sperimentale italiana, ha iniziato la sua prolifica carriera negli anni Ottanta e Novanta, da solista o con i Meathead, fino alla più recente svolta che lo ha visto diventare un vero tessitore di musica e immagini. Questa seconda "vita" artistica lo ha reso uno dei più apprezzati musicisti dediti alle colonne sonore per cinema e teatro, attraverso una serie di collaborazioni invidiabili, tra cui spicca quella con Sorrentino nel film "Il divo" (2009) che gli è valsa la vittoria del David di Donatello. Negli ultimi anni è nato un sodalizio artistico - nonché una stretta amicizia - con Blixa Bargeld, che nel 2017 ha dato vita al loro quarto album (due Lp e due Ep) a cui è dedicato il loro imminente tour.
Hai lavorato per prima volta con Blixa nel 2008, collaborando nell’opera teatrale "Ingiuria". Al di là del rapporto personale di amicizia, cosa pensi davvero che abbia aggiunto Blixa alla tua musica?
Con Blixa c’è un rapporto umano e professionale molto stretto che in qualche modo ha consentito di espandere gli orizzonti di entrambi, un’apertura che credo valga sia per me che per lui. Questo è dimostrato dal fatto che dopo tanti anni siamo ancora qui.
Ti sei occupato tantissimo di musica per il cinema con molti registi diversi. Il legame tra musica e immagini è molto stretto, secondo te quanto deve il cinema alla musica? E’ possibile immaginare Sergio Leone senza Ennio Morricone, ad esempio?
La risposta è molto semplice, prova a vedere i film a cui ho lavorato senza la musica e capisci subito quanto la musica e il cinema siano complementari. C’è proprio una fratellanza strettissima tra musica e immagini, che è da sempre inscindibile.
In un’intervista insieme a Blixa avete detto che il nero è il vostro colore preferito, da qui anche il nome "Nerissimo" del vostro Lp; cosa vuol dire essere dark oggi, lo intendete come uno stile espressivo, come un’attitudine caratteriale o una visione malinconica del mondo?
Decisamente no, non siamo assolutamente etichettabili in nessun movimento dark. Ci piace goderci la vita. Nella nostra musica non c’è espressione di una visione malinconica della realtà. Siamo distanti dalle tematiche esistenziali e dalle sonorità oscure e decadenti.
Che rapporto conservi col te stesso degli esordi, quando riascolti i tuoi lavori degli anni 90 ti riconosci o lo ritieni un mondo completamente diverso?
Mi riconosco completamente, è proprio un percorso di continuità, fatto anche di contraddizioni. Fa parte del percorso delle persone: uno si sbaglia, cambia direzione, ci riprova, torna indietro, rivede. E’ tutto collegato. Riconosco me stesso nei miei dischi degli anni Novanta: anche se ascolto un vecchio disco dei Meathead mi ritrovo lì dentro, sono sempre io.
Pensi che la musica debba avere un legame stretto con la contemporaneità, anche con eventi esterni ad essa, la guerra, le questione politiche o sociali? L’artista è legato al suo tempo o dovrebbe andare al di là di questo limite temporale?
Io penso che semplicemente parlare della propria esperienza, anche rimanendo in un contesto prettamente personale, possa fare in modo che la musica diventi tanto personale da diventare politica. Quindi il punto di vista del musicista può avere un impatto politico anche se non facendolo in modo esplicito.
Blixa è un autodidatta, tu hai detto che non sei mai stato interessato a fare la muffa in un conservatorio. Secondo te, l’eccessivo accademismo è un limite alla creatività e alla libertà artistica individuale?
Io ci ho provato a entrare in Conservatorio ma non mi hanno preso (ride). Non credo ci sia limitazione della libertà individuale, per alcune persone funziona benissimo così. E’ giusto che ognuno segua quello che gli appare più congeniale.
Intendevo dire se l’eccesso di regole di un’Accademia possa essere anche un limite.
Non credo, ci sono tantissime regole anche nella nostra musica.
Non voglio farti la solita domanda sulle tue influenze musicali, anche perché tu giustamente contesti l’eccessiva suddivisione in generi operata solitamente dai giornalisti musicali. Vorrei però sapere quanto le altre forme di arte influiscono nelle tue idee, ad esempio il cinema, la pittura o il teatro.
Le altre forme d’arte mi hanno influenzato moltissimo! Io ho studiato Storia dell’Arte, non ho avuto la possibilità di studiare Storia della Musica, né di fare studi musicali tradizionali. Mi sono laureato in Storia dell’Arte e considero quelli i miei studi musicali. In qualche modo le altre forme di arte mi hanno insegnato tante cose della musica, più cose di quante io avessi mai potuto immaginare. Non credo sia un caso che abbia lavorato molto nel teatro e nel cinema, perché il rapporto col visivo è fondamentale per me.
Il 4 maggio a Bergamo inizia il vostro nuovo tour.
Sì, iniziamo adesso, abbiamo tre date in Italia (Bergamo, Udine e Torino), poi andiamo in Germania, in Spagna. Continuiamo a portare in giro "Fall", l’ultimo disco che abbiamo pubblicato, dove c’è anche la cover di Neil Young, “Hey Hey My My”. Ci piace molto suonare dal vivo. Suoniamo l’intero Lp. Procederemo con questo tipo di tour sino a quando non cominceremo a inserire dei brani nuovi e un nuovo lavoro. Non sappiamo ancora quando uscirà il prossimo album. Noi pubblichiamo i dischi quando sono pronti. Non abbiamo una regola, né una scadenza o un contratto da rispettare. Siamo liberi, padroni di noi stessi.
Hai parlato di libertà, io vedo tanti artisti che spesso dimenticano il privilegio che hanno per diventare schiavi del successo, delle vendite o delle case discografiche.
Ormai la maggior parte delle case discografiche non ci sono più e quindi uno è davanti a se stesso senza più scuse. Non ci si può più lamentare che la casa discografica non abbia lavorato abbastanza per un progetto. Si è soli davanti al proprio destino senza attenuanti. Tutto sommato mi sembra sia meglio così.
Tu dici che l’artista oggi è più libero di venti o trenta anni fa?
No, non ho detto questo. La libertà decidi se vuoi averla. Potresti anche decidere di non volerla per fare altro.