Cantautore, polistrumentista e produttore, Tomer Yeshayahu è uno dei più importanti artisti della scena alternativa israeliana e il suo nuovo album, "בסוף זה אנשים" ("Ba'sof ze anashim"), appena recensito su OndaRock, rappresenta uno dei migliori esempi della fusione transculturale che interessa artisticamente quei luoghi. Ci ha gentilmente concesso un'intervista via chat, in cui si è principalmente parlato della sua ultima fatica. Parlando del proprio operato, l'artista esordisce volendo sottolineare la sua contrarietà a categorizzazioni e classificazioni rigide al riguardo: "I generi musicali sono prigioni e personalmente voglio essere consapevole di non avere un soffitto di cristallo. I miei interessi sono le persone, le loro complessità, i suoni puri e trarre canzoni da tutto ciò. Generalmente penso che scrivere sia una gran cosa, creare è un atto profondo, ma applicare etichette è buono per gli ascoltatori, meno per gli artisti. Come musicista voglio avere un biglietto di entrata per ogni luogo. Se non fisicamente, almeno col cuore e la mente".
I musicisti parte della scena alternativa israeliana riescono a vivere solo di musica oggi? Te lo chiedo perché in Italia la scena alternativa non se la passa benissimo e il mainstream sembra ormai aver soffocato il sottobosco, per questo sono curioso di conoscere le dinamiche di una nazione molto più piccola.
La risposta in generale è sì. Faccio molte cose nel mondo della musica. Scrivo musica per vari progetti, fino a poco tempo fa ho prodotto album per altri artisti e nell'ultimo anno sto insegnando composizione in una delle più grandi scuole di musica del paese. Ci sono anni buoni in una carriera in cui si tengono molti concerti e allora i guadagni sono maggiori e più soddisfacenti, e ci sono anni meno fortunati, come in ogni campo, nel quale caso devi investire in altre direzioni all'interno del mondo della musica. Penso che valga in Italia come in Israele. Non sono un tipo che esprime troppe critiche al riguardo. Dipende da molti fattori. Personalmente, mi sembra che oggi, ancora prima di avere buone canzoni, un approccio da seguire o un repertorio, tu debba vendere tutti i biglietti in anticipo. In altre parole, lo status derivato dai sold-out è più importante rispetto all'arrivare o meno alle persone. Ho promesso a me stesso, e cerco di mantenerlo ogni giorno, che questo modo di fare non guiderà la mia creatività.
Puoi descrivere la scena culturale in cui sei cresciuto e la tua relazione con essa?
Israele è una nazione giovane, con molte comunità diverse e la sua cultura è in divenire. Sfortunatamente, negli ultimi anni, la cultura si sta sempre più americanizzando. Quando ero un adolescente, l'impressione è che la fusione culturale fosse maggiore. A ogni modo, abbiamo ancora artisti che si esprimono magnificamente ai miei occhi e li considero miei maestri. Posso aggiungere che amo la vecchia musica italiana. Per esempio, Fabrizio De André, uno dei migliori artisti di sempre per me. In Israele non è conosciuto ed è un peccato. Quando lo voglio far conoscere lo presento come l'Arik Einstein italiano.
Il paragone è molto calzante, anche io ho sempre percepito un parallelo fra i due, sia per il ruolo e il posto che occupano all'interno delle rispettive culture, sia perché hanno un timbro vocale curiosamente simile. Proseguendo: come ti sei interessato alla musica e quando hai deciso di produrne di tua?
Non saprei di preciso. All'inizio ero immerso nella musica, ma non sapevo di volerla realizzare. Nel corso del tempo, ho compreso che mi interessava e che fosse qualcosa che volevo fare nella mia vita. Per prima cosa ho prodotto due album con la band che avevo al tempo, gli Isaiah. Da lì in qualche modo sono finito a produrre un disco per una band chiamata Jane Bordeaux (ndr: il loro omonimo album di debutto, uscito nel 2014). Non avevo ancora chiaro che volessi fare il produttore, ma quell'album ebbe successo in Israele, ottenendo il disco d'oro. Da lì, sono iniziate ad arrivare molte richieste e mi sono ritrovato a fare il produttore. Fino al 2021 l'ho fatto in maniera intensiva, poi ho deciso che necessitavo di una pausa. Oggi sto cercando di interessarmi di nuovo a questo campo.
Che strumenti sei in grado di suonare?
Sono a mio agio con bouzouki e chitarra. Sono i miei strumenti principali, con cui concepisco e scrivo musica. In studio, se serve, posso anche suonare batteria, basso e tastiere.
C'è stato un evento in particolare nella tua vita che t'ha influenzato come artista?
Sì, il mio incontro con il cantautore israeliano Amir Lev. Ha quasi trent'anni più di me. Ci siamo conosciuti e da allora, ossia da circa dieci anni, siamo in stretto contatto. Controlla, edita e mi dà suggerimenti per ogni canzone. È una figura molto importante nella mia vita, sia come artista, sia come persona. Credo sia più grande di Leonard Cohen. Mi ha molto influenzato, nel processo di scrittura e creazione, nonché come persona.
Il tuo nuovo album è molto diverso da quanto hai prodotto finora. Da quanto ho potuto ascoltare, i tuoi dischi precedenti contenevano un pop-rock alternativo con atmosfere malinconiche e nostalgiche, mentre il nuovo è più vicino alla muzika mizrahit (così in Israele è indicata la musica influenzata dalle culture dei paesi circostanti: Medio Oriente, Africa mediterranea, Turchia, Grecia).
Molte cose hanno influenzato questo cambio. La vita in Israele è così vorticosa, c'è la sensazione che in ogni persona ci siano molti strati. Anche in me. Questa musica per me non è straniera, perché l'ho ascoltata sin da quando ero bambino. Il mio guitar hero è Aris San, un cantante greco che ha cambiato il volto della musica mediterranea in Israele fra gli anni Sessanta e Ottanta. Inoltre ho suonato il bouzouki sin da quando avevo sedici anni.
Mio nonno mi introdusse alla musica che definisci orientale. Io però sto cercando di creare una musica israeliana, non orientale o indiana, né pop o alternativa. A volte va bene e sento di essere sulla giusta via. Altre volte sento di non riuscirci. In generale, questa è la storia di chi crea, fa arte, sperimenta, cerca di vedere se ci sono lati di se stesso che prima non conosceva.
Il nuovo album è stato riscritto da capo due volte. Ogni volta che raggiungevo un certo punto, sentivo c'era qualcosa di ancora più profondo da aggiungere, fino a che fortunatamente questa sensazione è cessata e ho potuto registrarlo e pubblicarlo. Non c'è dubbio che viviamo in un'area in cui esiste la più vasta varietà possibile. In qualche modo si deve imparare a vivere insieme agli altri. Non ci siamo ancora riusciti, ma forse tramite la musica possiamo. O almeno, io ci provo.
Se vuoi puoi approfondire riguardo alla natura variegata della cultura israeliana. (Per i lettori italiani: musicalmente parlando Israele vanta una scena di ampi orizzonti, dovuta al gran numero di luoghi da cui gli ebrei vi sono affluiti, basti pensare al flamenco di David Broza, alla musica greca di Yehuda Poliker, al klezmer di Chava Alberstein, alla musica tradizionale yemenita di Ofra Haza o delle A-Wa, per non parlare delle influenze dal mondo anglofono, da quello arabo e via dicendo).
Da quando sono nato, non ho conosciuto altro che questo. Essendoci nato, la cosa mi risulta naturale, quasi come il sole che sorge.
Che ci puoi dire dei collaboratori che hai scelto per questo nuovo album?
Amir Lev, che ho già menzionato, mi aiuta sempre a rifinire i testi. Nel mio paese c'è una sensibilità molto elevata sulle parole. Sugli altri non c'è molto da dire, sono tutti musicisti meravigliosi. Prima dei suonatori però, ci sono le persone. Se so che posso sviluppare una connessione, allora li invito a suonare con me. Non scelgo i musicisti prima di averci parlato molto, prima che ci siamo conosciuti a vicenda e ho visto che possano mettere anima e corpo nel progetto. Molti musicisti sono miei grandi amici, alcuni hanno suonato nei miei album precedenti.
Raccontaci il processo di registrazione del disco.
Come ho detto, l'album è stato riscritto da capo due volte e ho deciso che non avrei registrato una nota fino a che non mi sarei sentito completamente sicuro delle canzoni. Per un lungo periodo sono andato in giro con le canzoni in testo e non le ho registrate fino a quando è arrivata la scorsa estate (ndr: 2023) e ho deciso che era tempo di iniziare le sessioni. Allora ho trovato il gruppo di musicisti per l'album e come per miracolo, in un tempo molto breve, l'abbiamo registrato.
Di cosa parlano le canzoni del tuo nuovo album? (A corredo di questa domanda gli faccio i complimenti per la ricchezza musicale dell'opera)
Grazie mille, di cuore. Il titolo dell'album significa "Alla fine, sono persone". Ci sono canzoni che parlano di piccole storie, di mie storie, di sentimenti. Negli ultimi tre anni ho attraversato una sorta di crisi. Puoi chiamarla crisi di identità, crisi dei trent'anni, poi una nuova paternità… insomma, una crisi. Ho provato a trascrivere i miei sentimenti in questa opera. Anche le canzoni che non raccontano mie storie sono filtrate dalla mia interpretazione. Per esempio, "Gat 3" parla di una giovane donna di Haifa che è purtroppo morta in un incidente in Sinai. Suo fratello mi ha chiamato durante lo Shiva (ndr: periodo di lutto di sette giorni che si attua nell'ebraismo in seguito alla morte di un parente stretto) e mi ha chiesto di raggiungerlo. La canzone parla del tempo che ho passato con loro durante lo Shiva, circa un paio d'ore, e di quanto lei fosse importante per la famiglia e gli amici, e di tutte le cose importanti che ha fatto. In verità è la prima canzone che ho scritto per l'album.
Pubblicherai il tuo album in formato fisico o nel mercato locale non c'è più spazio di manovra al riguardo?
Non lo stamperò, ma non voglio neanche essere colui che si vanta di questa cosa. Stamparlo non sarebbe conveniente: quando ci sono degli extra nel budget, allora stampiamo, ma il più delle volte non ci sono.
Progetti futuri che hai in mente?
Cercherò sempre di scrivere canzoni. Al momento sto scrivendo un nuovo album e spero di continuare, così, a Dio piacendo, potrò registrarlo e pubblicarlo.
אופניים חשמליים(Mybe Tmrw, 2016) | |
Boidem(Mybe Tmrw, 2016) | |
Tripoli(Mybe Tmrw, 2017) | |
מונומנט (Anova, 2019) | |
Manuella(Anova, 2020) | |
אגם הלימון(Anova, 2021) | |
בורמה(Ep, autodistribuito, 2022) | |
הופעות חיות במפעל הפיס (Ep, autodistribuito, 2022) | |
סוכר טלוויזיה (con Alon Eder, Yahalom, 2002) | |
בסוף זה אנשים [Ba'sof ze anashim](Mybe Tmrw, 2024) |