Abbiamo contattato il cantautore Will Westerman per porgli qualche domanda sul suo sophomore, il buon “An Inbuilt Fault”, capitolo “pandemico” che gli ha permesso di sperimentare nuove sonorità pop e approcci di scrittura differenti. Tra un’ermetica, asciutta e piccata risposta e l’altra, scopriamo che l’artista ci scrive dall’Aeroporto di Heathrow: pur avendo appena concluso la leg americana del tour, è sempre in movimento tra la terra d’origine e la Grecia dove oggi risiede. Tuttavia, forse un po’ di riposo gli potrebbe giovare.
Un periodo di crisi esistenziale e una lunga fase di isolamento in Italia sono alla base di “An Inbuilt Fault”, puoi parlarci della genesi del tuo nuovo disco?
Ho iniziato a scrivere il disco in Italia, sono stato lì per 6 mesi durante l'inverno 2020/2021. Ho arrangiato le canzoni da solo per un po' di tempo, e poi sono andato a Los Angeles per ri-registrare le tracce con una band dal vivo composta da James Krivchenia, Matt Davidson, Luke Temple, Erin Birgy e Gibi Dos Santos. C'erano sovraincisioni di Joe McGrail, Booker Stardrum, Mikel Patrick Avery e Robin Eubanks. L'album riguarda spesso libertà e causalità. Non mi sentivo molto ottimista quando l’ho realizzato.
Dal punto di vista della scrittura anche il cinema ha influito molto sul tuo nuovo album, in particolare film come “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman, e “Ikiru” di Akira Kurosawa. Quali aspetti hai voluto catturare principalmente da queste opere?
Il senso di isolamento e la mancanza di significato.
Si percepiscono nuove influenze musicali e trame più complesse, rispetto alle melodie di “Your Hero Is Not Dead”. Ci sono degli artisti in particolare a cui ti sei ispirato mentre componevi?
Ildegarda di Bingen, Kali Malone, i Can e Townes Van Zandt erano le persone che ascoltavo prima di iniziare a scrivere.
Come nasce il brano “Pilot Was A Dancer”? Mi ha incuriosita per la coda finale molto anni Novanta e per il testo.
Avevo già la musica e sentivo di aver bisogno di una chiusura con una risoluzione udibile per legare insieme il disco. Il mio amico Ed mi ha suggerito di provare a scrivere i personaggi in purezza, in un modo che non ho mai fatto. Ho cercato di immaginare che tipo di domande potrebbero passare per la testa di una persona che sospetta di essere l'ultimo esemplare vivente del suo genere.
Parte della fase dedicata all’esplorazione dei nuovi territori sonori vede coinvolto anche James Krivchenia dei Big Thief, com’è stato lavorare con lui?
Mi è piaciuto.
Non ci sono solo temi personali, ma anche argomenti più generali di carattere sociale, come quelli trattati in “Idol; RE-run”, scritta nel periodo dell’assalto al Campidoglio avvenuto negli Usa a inizio 2021. Ce ne puoi parlare?
C'è un errore. Quella canzone non parla di quelle rivolte in particolare. C'è sempre una combinazione di fattori interni ed esterni. Questo è ciò che è scrivere canzoni. L'alchimia sta nelle combinazioni e nel tentativo di dire qualcosa che viene compreso attraverso il sentimento dall'altra parte. Il contesto esterno intorno al disco è molto chiaro. È stato scritto in un periodo di costrizione forzata, in cui l'erosione di molte istituzioni precedentemente fidate ha raggiunto un punto di crisi.
Ho notato la contrapposizione di due titoli, ovvero “Give” e “Take”. È stata una scelta casuale, o c'era intenzionalità nell'approfondire il tema dell'equilibrio che intercorre tra dare e prendere in un rapporto personale?
Era intenzionale.
Uno dei temi portanti del disco riguarda la difficoltà nel riuscire a costruirsi stabilmente un futuro come artista musicale. Post-Covid e a Brexit ormai avvenuta, quali sono i cambiamenti che hai riscontrato, soprattutto nell’ambito della musica dal vivo?
L'economia del tour dal vivo non funziona più per tutti, tranne che per pochi artisti, e quegli artisti vittoriosi capitalizzano in gran parte anche più violentemente di prima.
Un libro, un film e un disco che sono importanti per te.
“Se di molta terra abbia bisogno un uomo” di Tolstoj, “Il Signore degli Anelli” diretto da Ralph Bakshi, e “Pink Moon” di Nick Drake.
C’è un artista o una band con cui ti piacerebbe lavorare in futuro?
Sì, ma non mi viene in mente nessuno in particolare da menzionare sopra gli altri.
In “A Lens Turning” canti “I don't know who I am anymore/ That's okay”, chi è oggi Will Westerman?
Will Westerman è un maschio di trentun’anni privato del sonno che sta bevendo una pessima tazza di caffè freddo e cercando di non irritarsi con la musica dell’ascensore che suona nel “The Perfectionists’ Café”, Aeroporto di Heathrow, Terminal 2.
Call And Response (Ep, Blue Flowers Music, 2017) | ||
Ark (Ep, Blue Flowers Music, 2018) | ||
Your Hero Is Not Dead (Partisan Records/Play It Again Sam, 2020) | 7 | |
An Inbuilt Fault(Play It Again Sam, 2023) | 7 |
Roads (da Call And Response, 2017) | |
Confirmation (2018) | |
Outside Sublime (da Ark, 2018) | |
Think I'll Stay (da Your Hero Is Not Dead, 2020) | |
Waiting On Design (da Your Hero Is Not Dead, 2020) | |
Your Hero Is Not Dead (da Your Hero Is Not Dead, 2020) | |
The Line (da Your Hero Is Not Dead, 2020) | |
CSI: Petralona (da An Inbuilt Fault, 2023) | |
Take (da An Inbuilt Fault, 2023) | |
A Lens Turning (da An Inbuilt Fault, 2023) |
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