Disco Drive

Rock da esportazione

Dagli esordi torinesi ai palchi europei. Declinando diverse influenze - dal punk al funk, dall'elettronica al rock - secondo uno stile personale e innovativo, i Disco Drive sono ormai divenuti un caposaldo del movimento indie italico. Ecco la loro storia e una intervista in esclusiva

di Alberto Asquini

Il 2009 verrà ricordato, per quanto riguarda la musica indipendente italiana, anche come l'anno della terza fatica dei Disco Drive. Variando attitudine, oltre che line-up, questi tre ragazzotti, chi da Bologna, chi da Torino, hanno incrociato corde musicali inesplorate nel panorama italiano, riscuotendo notevole successo in ambito europeo, soprattutto in Germania e Inghilterra. Fondendo generi diversi, dal punk al funk, dall'elettronica al rock, i Disco Drive hanno saputo plasmare un sound molto particolare. I loro live, incendiari e passionali come pochi, sono autentici deliri di chitarre che si inerpicano, di beat claustrofobici e urla.

L'avventura parte dalla Torino dei Subsonica agli inizi del 2000; dopo un sette pollici targato 2003, ad accorgersi delle potenzialità del trio (Alessio Natalizia alla chitarra, Jacopo Borrazzo alla batteria e Andrea Pomini al basso) è Max Casacci, bassista del gruppo di Boosta e Samuel.
Nel 2005 viene licenziato il primo album dei tre, intitolato What's Wrong With You, People?. Un esordio incendiario, trainato dal videoclip psichedelico di "All About This", tra funk e wave, un po' Devo un po' Gang Of Four. Ed è proprio su questa linea che si snoda l'intera opera prima.
Il clamore suscitato da una creatura così atipica nel panorama musicale italiano, spinge il trio a girare mezza Europa, tra chitarre sferraglianti e un tiro da dancefloor. Il granulare groove di "The Leaving Feet", l'onda sonica di "Forward!" lasciano il segno. In piena ondata punk-funk, i Disco Drive sfoderano un suono comunque personale e trascinante. Ci si prepari con battimani, fischiettii e su e giù con la testa: la festa è solo iniziata.

Passa un anno ed esce un nuovo lavoro sulla breve distanza, Very Ep.
Disco Drive è anche l’espressione di un’energia che esplode nella sede "naturale" dell’esibizione live (attenzione: sono in tre, ma suonano per sei), ma che riesce in ogni modo a trovare una sua credibile dimensione anche in studio, e "Very" ne è la conferma. Ad attenderci è un sound scarno, senza troppi fronzoli, ma non per questo buttato lì, il cui elemento principe è l’adrenalina che si regge su una sintesi ideale fra istanze di facile presa e intemperanze punk.
Il background importante c’è, e si sente, sia esso rappresentato dall’intro rumorista di “Abuse Of Power”, spiazzante coi suoi quaranta secondi di scenari industriali à-la Einstürzende Neubauten, che dalle tracce successive, tutte tese a rileggere in modo personale le policrome declinazioni del funk.
In fin dei conti, è proprio la chiave di lettura a sorprendere, molto più prossima alla sfrontatezza dei Clash che non alle levigature dei Rapture, e questo la dice lunga sull’assoluta assenza di ruffianaggine del punk-trio .
Ciò detto, i Disco Drive si dimostrano capaci tanto di scrivere singoli cazzoni, di quelli che rimangono impressi nella capoccia (“A Factory Of Minds”, che va a bissare quella “All About This” presente nel disco d’esordio e qui riproposta in formato video, pluri-trasmesso a Mtv Brand New), che beffardi stop and go di tribalismo bianco (“Back And Forth”). Arrivando persino a citare, forse involontariamente, il power-pop, o punk colto, del primissimo Joe Jackson, con “Dot Dash Dew”, poi diluito in una coda strumentale che rimanda ai Pigbag orfani dei fiati, ovvero in quella zona Pop Group che in effetti esplode nella finale “Comes As No Surprise” con una rabbiosa fracassata di percussioni che tentano, peraltro riuscendovi, di spaccarci in quattro.
Intanto, si registra anche un cambio nella line-up con Matteo Lavagna che subentra ad Andrea Pomini al basso.

Infaticabili, appena un anno sono pronti con il nuovo disco. Il titolo è emblematico: Things To Do Today può anche essere letto in chiave autoreferenziale, o meglio inteso come l’invito da parte del gruppo a comprendere meglio quali siano le cose da fare/suonare oggi, dopo il ciclone punk-funk. Pochi secondi ed ecco la prima sterzata, sibili tediosi a introdurre l’insolita struttura di “Grow Up”, ritmica cadenzata, intervallata da pulsazioni oscure, rivoltate in chiusura da un improvviso tambureggiare. E’ solo il primissimo preludio alla nuova modellazione.
Si ritorna alla “normalità” punk funkeggiante con il binomio “The Flower Stall”/ “It’s A Long Way To The Top”, piazzate lì, per accontentare chi ha ancora voglia di ricollegarsi alle vecchie frequenze Disco Drive, per gestire al meglio e dal vivo quella smania esplosiva che da sempre caratterizza il trio. Nel disco quest’alternanza stilistica è intuibile anche nei singoli brani, colorate aperture à-la Kieran Hebden che si sovrappongono a strutture rock, per confluire nel finale in un unico connubio sonico, come nell’inquieta “Goodbye” o nella sibillina “Find Me Animal”, metamorfosi sintetica del nuovo suono Disco Drive.
Certo che con un mago del calibro di Steve Revitte (Liars, Lcd Soundsystem, Black Dice) in regia deve essere stato tutto più semplice, il terzetto ha davvero assunto una nuovissima configurazione indie, innescando nuove combinazioni art-rock e sbilanciandosi con coraggio grazie anche a una maggiore maturità compositiva. “What Are You Talking About and Why Are You Talking About It?”, piccola jam lisergico/fluttuante di otto minuti, composta lo scorso anno, è lo scrigno di queste nuove ambizioni, riadattate in Things To Do Today mediante una saggia variazione tematica.
E se “Fingers And Nails” vaneggia ai bordi del recinto sonoro del disco con il suo beat noise, la title track va a tuffarsi in un ipotetico rap/rock con tanto di two-step a costituirne lo sfondo ritmico, mentre in coda i soliti rumorismi al laptop decostruiscono l’intera sezione armonica. Chiude Cholsey”, una malinconica ballata per anime punk ferite, che riaggancia con maggior melodia l’inquetudine dell’introduttiva “Grow Up”, alternando basso sintetico e cacofonie digitali.

Things To Do Today è lo spartiacque italiano della nuova generazione punk-funk europea. Un disco che dividerà parecchio la platea, ma che trova fin da subito numerosi sostenitori in chi apprezza da sempre coraggiose mutazioni stilistiche, doverose nell’odierno scenario indie, dove la perenne ricerca dell’imprevisto sonoro è all’ordine del giorno.

Contributi di Marco Bercella ("Very Ep") e Giuliano Delli Paoli ("Things To Do Today")

Disco Drive

Discografia

What's Wrong With You, People? (Unhip, 2005)

7

Very Ep (Unhip, 2006)

7

Things To Do Today (Unhip, 2007)

7

Pietra miliare
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