Petulante. Sì, petulante questo James Murphy, già mr Dfa, esordiente in "vecchiaia" e subito inserito nell'album fotografico del groove che si rispetti. Pure un tipo tondo, che estrae la sua musica dal cilindro Pringles e che mantiene l'insieme compatto, omogeneo e tendente all'infinito riciclaggio, ma che si lecca le spoglie e le alimenta a ripetizione, a tratti più o meno lunghi. Considerato nell'ambiente come valido produttore di ottime compilation ("Dfa 2") ed evidentemente impegnato a rimpinguare pure il suo sgabuzzino con dirompente materiale da archivio, questo frenetico tuttofare ha toccato ovunque la sua idea personale, mostrando il coraggio di strizzarla e stenderla al balcone. Poi si è piegato e, sbucciandosi appena le ginocchia, ha allungato le sue mani su tutto e tutti.
Non ci si meraviglierebbe, quindi, se "Tribulations" fosse stata scritta con "Boys Don't Cry" nelle cuffie, facendo finta di trovarsi in un placido contesto da privé in & out, con divani in acciaio e quadroni maculati sul pavimento; se "Movement" segnasse, ad aghi, una linea sul monitor che evochi l'encefalogramma degli Swell Maps; se nelle tasche di "Never As Tired As When I'm Waking Up" ci fosse un soft-pack di caramelle rubate a Gilmour e Waters; o ancora, se "Thrills", con le sue frequenze disturbate e i tamburelli glaciali regolati da un metronomo casuale, portasse ad assurde contaminazioni intrecciate tra Notwist e Prefab Sprout. "Daft Punk Is Playing At My House", dal canto suo, dipana lo stesso riff per un lustro di minuti, sospesa tra tendenze coolness e rock decrepito, quasi a dimostrazione che Moby non è (stato) solo pelata e Porcelain.
Un furbo, James Murphy, non c'è che dire. Crea un'opera senza vergini invenzioni, ma grottescamente originale. E così spuntano i fantasmi di Kraftwerk e Moroder in "Disco Infiltrator", esorcizzati da presenze refrattarie ai rimasugli del cattivo gusto, mentre l'epica e conclusiva "Great Release", gemma melodica dell'album, sembra una suite di Brian Eno campionata da Four Tet. "Too Much Love", di per sé, fa un passo verso lo specchio e svuota il miraggio in un iter ipnotico preposto a considerazioni su amori paurosi e senza memoria, iter altresì tribale, assillante e che diffonde la sua eco anche per mezzo di suoni da sala operatoria.
"Too Much Love" è il picco di poesia cinico-urbana raggiunto da Murphy, perché scioglie in un cocktail al limone tutto ciò che può far riflettere e sognare. L'altra compressina per la pressione alta è "On Repeat", vero e proprio freddolone da chalet estivo. Un viatico che finisce per interrompersi un attimo e 8 minuti, fuori dal tempo, nell'episodio vocalmente più espressivo (ma non era difficile), condito di urla e recite monotone.
C'è finanche la coda con i singoli usciti in precedenza, a mezz'aria tra trip-hop ("Beat Connection"), funk in centrifuga ("Give It Up") e techno-trance ("Losing My Edge").
Un disco che non sfigurerà in alcun contesto, che sembrerà sempre vivo e vegeto e che provocherà probabili movimenti inconsulti. Vi porterà dritti nella giostra, mangiando un panino...
04/04/2011
CD 1
1. Daft Punk is Playing at my House
2. Too Much Love
3. Tribulations
4. Movement
5. Never as Tired as when I am Waking Up
6. On Repeat
7. Thrills
8. Disco Infiltrator
9. Great Release
CD 2
1. Losing My Edge
2. Beat Connection
3. Give it Up
4. Tired
5. Yeah (Crass version)
5. Yeah (pretentious version)
6. Yr City's a Sucker (full version)