22/02/2008

Tba

Fosfeni Festival, Cittą del Teatro, Cascina


Dopo un anno di pausa, torniamo a commentare su OndaRock una serata del Fosfeni Festival. Prima di raccontare le gesta della brava Natalie Beridze, è d’obbligo elogiare tutto lo staff che sta dietro questa manifestazione. Dalla Città del Teatro di Cascina, una splendida struttura situata in un contesto ambientale perfetto, all’associazione culturale Musicus Concentus, capace di convogliare nella sua proposta una serie di musicisti difficilmente visibili in Italia. Un “clap clap!” a tutti. Purtroppo siamo qui soltanto per una data, esigenze lavorative hanno impedito una disamina completa.

Senza dilungarci sulla storia di Tba, rimandando alla monografia dell’artista georgiana, passiamo velocemente al concerto. Le premesse da fare in questo caso, prima di addentrarci in maniera approfondita, sono perlopiù curiosità. La musica, accompagnata in ogni sua data dai video proiettati alle sue spalle, creati ogni volta da un’artista del paese che la ospita, come da lei desiderato. In questo caso, gli stupendi video che si potevano ammirare erano opera di Stefano Fumasi aka Fake Factory.

Natalie si presenta dopo una breve introduzione dell’addetto con garbo, ispirando simpatia e tenerezza. Dopo la risoluzione di qualche impiccio tecnico (il driver della scheda audio del suo laptop aveva qualche problema) l’esibizione inizia. Il primo dato che risalta positivamente dopo i primi 20 minuti è la varietà della proposta. Solitamente, molti musicisti elettronici, nelle esibizioni live, si intestardiscono su registri sonori per lo più costanti (peccato riscontrato in certi concerti dei Matmos), che possono annoiare, se non infastidire gli spettatori.
Natalie Beridze, invece, alterna con grande intelligenza frangenti rumorosi, momenti di foga ballabile e spazi di calma pianistica. Questa tendenza rispecchia in maniera fedele ciò che era risaltato anche dai suoi ultimi dischi, in particolare il doppio uscito a nome TBA (“Size And Tears : Alice In Wonderland”).

La cucitura fra questi toni elettronici giova in maniera incalcolabile alla scorrevolezza del concerto, che durerà intorno ai 90 minuti. La presenza dei visuals, inoltre, donerà una magia cristallina ai suoni, quasi come se le due cose si unissero in simbiosi. Le convulsioni ritmiche che vanno dalle parti delle prove più movimentate dell’artista (soprattutto il sodalizio con Thomas Brinkmann, Tba Empty) esaltano per la loro incisività ballabile, facendo venir voglia di saltare sul palco con lei a scuotere la testa (come fa spesso).
Quando invece la fanno da padrone cavillose ragnatele glitch-noise il tutto perde di senso compiuto e la Sala Piccola di Cascina viene sommersa da suoni deliziosamente aleatori. Il lato più astratto della sua musica viene fuori puro e intenso, senza fronzoli o compromessi; inibizioni di ogni sorta vengono lasciate da parte per un impatto sonoro devastante. Occhio a leggere in queste parole la descrizione di un polpettone noise senza capo né coda; ogni piccola frastagliatura di questi suoni ha una genesi ragionata e ben architettata, senza il pericolo di sconfinare nel caos sragionato.

Le pause in cui la ragazza manda nelle casse flussi pianistici docili e pieni di dolcezza sono rilassanti e molto positive. Lei stessa dopo 5-10 minuti di staffilate soniche, ci dice :”The next track will be so sweet”. Influenze provenienti dalla musica classica contemporanea sono chiare e assorbite con personalità.
Ogni congiuntura viene felicemente accompagnata dai video del già citato Stefano Fumasi, capacissimo artista visuale che manda in pasto al pubblico riferimenti alla pop-art, fantasticando fra flora e fauna, commissionando colori vivaci e tonalità scurissime. Fantastico il momento in cui appare un piatto da dj in cui si intravedono buffi disegni stilizzati.

Si confermano insomma, anche dal vivo, le spropositate potenzialità di questa ragazza, ancora non giunta al culmine della carriera e la cui bizzarria saprà sicuramente regalarci sviluppi succosi.

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