
Se dovessimo individuare un leit-motiv all’interno dell’immaginario lirico di Garbo, è probabilmente nel tempo e nel suo scorrere che possiamo trovare le tracce più caratterizzanti dei suoi testi.
Dall’esistenzialistico quesito sul giorno di... Berlino, agli anni che “sfiorano guardando” di “Quanti anni hai?”, dal tempo che, chissà, donerà forse altri attimi de “Il fiume”, a quello che “non ferma l’età” di “Cose veloci”, fino al “tutto velocemente” – appunto – della recentissima “La Fretta”, Renato ha attraversato con assoluta naturalezza tre decenni abbondanti di mode, tendenze, corsi e ricorsi senza lasciarsene intaccare, ma segnando semmai una strada, percorsa sempre con la coerenza propria dell’artista di razza. Con buona pace del tempo che passa.

E invece Garbo ha tirato dritto senza paura, come le nuvole della sua “Generazione”, sorvolando in silenzio marchette, talent show, isole dei famosi con migliori anni annessi, e disegnando nel contempo una traiettoria che ha finito col renderlo un punto di riferimento costante, pur nel suo mutare. Non serviva certo arrivare al 2016 e a questo abbrivio di ultimo (!) tour della carriera per scoprirlo: è bastata l’uscita di “Fine” lo scorso anno (colpevolmente bypassata dalla nostra rivista, ma solo per l’ignavia – e i mille impegni - di chi vi scrive), con quel suo mix di melodie e leccornie post-industriali (recuperatelo, se non lo avete già fatto), nonché le “prove generali” live che ne sono seguite, per capire che quest’ultimo tassello non può essere uno dei tanti, né tantomeno quella fine che può essere travisata nel titolo dell’album.
Sembra semmai un ennesimo, nuovo, inizio. Succede infatti che il “deus ex machina” delle vicende artistiche di Renato Garbo del nuovo millennio, Luca Urbani, dopo anni di lavoro compositivo più o meno oscuro e di sapiente regia in sala d’incisione, si prenda i titoli di testa a fianco del nostro e che, in compagnia di Matteo Agnelli (chitarra), Andrea Pellegrino (basso) e Alessandro Parietti (batteria), lo affianchi con regolarità anche sul palco: ebbene, vi basti sapere che quanto ne è uscito è più della somma delle singole personalità artistiche messe in campo. Questione di alchimie, e di tempo (giusto), guarda caso.

Per il commiato è stata la volta di “Stella nera”, un brano che Renato ha scritto in adolescenza ma che ha pubblicato solo nel 2015, ed è junghianamente curioso osservare che David Bowie, suo nume artistico, abbia scelto lo stesso titolo per il suo testamento musicale, “Blackstar”, uscito però qualche mese dopo.
Lo showcase di Lugano, trasmesso in diretta dalla Rete Tre della Radio Svizzera e presentato da Gian Luca Verga, è la prima tappa di un tour che si svolgerà nell’ultima parte del 2016 e per tutto il 2017 e accompagna l’uscita del doppio cd “Garbo - Living 2016”. Sarà davvero l’ultimo tour, come lo stesso Garbo ha annunciato in diretta? Vogliamo credergli ma, per quanto si è visto, se lo fosse sarebbe un vero peccato.
Il video completo dello showcase (dal minuto 5:30)
Il video completo dello showcase (dal minuto 5:30)