12/07/2023

Pinguini Tattici Nucleari

Stadio Meazza, Milano


"A 27 vuoi morire/ Oppure diventare un po' più pop". Ecco, forse è riassunta tutta qui la filosofia che ha segnato gli ultimi anni dei Pinguini Tattici Nucleari. Riccardo Zanotti e compagni hanno iniziato con la gavetta - i live in giro per la provincia bergamasca, alle feste del paese o alle sagre della birra - e con la piccola fama cittadina. All'epoca erano un bizzarro miscuglio tra Lo Stato Sociale ed Elio e le Storie Tese. Le velleità commerciali spuntavano già allora, ma faticavano a emergere appieno. Nel 2017 però sono arrivati i primi successi, prodotti da indipendenti grazie al crowdfunding: da lì, le svolte si rincorrono. Prima il grande salto nel pop fiancheggiati da Sony con "Fuori dall'Hype", poi la partecipazione a Sanremo, le hit estive con il tour nei palazzetti e, infine, l'approdo in pompa magna negli stadi. Una storia d'altri tempi, quasi: invece, è iniziata dieci anni fa. Un'anomalia, nell'era dei talent show e degli one-hit wonder nati e cresciuti a Spotify e Tik Tok.

 

Il tour è quasi del tutto sold-out. La doppia data a San Siro ha registrato il pienone: centoventimila spettatori in due giorni. Un'entrata in grande stile nell'"Olimpo delle band", come lo chiamano loro.
Alle nove e un quarto si sentono dei rumori distorti; gli schermi del palco sono illuminati da un glitch. Una voce dall’altoparlante annuncia che il concerto, causa problemi tecnici, è stato annullato. La bugia però non regge a lungo. Tempo qualche minuto e, mentre parte "Zen", dall’ultimo album "Fake News", ecco che sul palco appaiono i sei artisti. Si aprano le danze.
Venticinque canzoni in programma, due ore e un quarto di spettacolo. Le visual e gli effetti scenici sono imponenti e coloratissimi, la setlist è perfettamente coerente con i Pinguini Tattici Nucleari che il grande pubblico ha imparato a conoscere. E se nei palasport strizzavano ancora l'occhio ai fan di vecchia data, grazie ad alcune chicche del loro repertorio meno recente, negli stadi l'attitudine è pop fino al midollo.

Parliamo di canzoni dirette, melodiche, catchy. Riccardo Zanotti firma musica e testi, dissemina citazioni musicali e giochi di parole come fosse uno sport. Il tutto condito da ritornelli che, più che dall'indie-pop nostrano, sembrano provenire da un disco degli Imagine Dragons.
Si tratta, a conti fatti, di un prodotto pensato per gli stadi. Eppure funziona, senza cadere troppo nello stucchevole. Certo, il concerto è scandito dalle hit, ma dai gesti e dalle parole della band traspare un chiaro bisogno di connessione, il desiderio di un vero contatto con il pubblico. A un certo punto, al centro del palco viene imbastito un tavolo. Attorno ad esso i musicisti si siedono coi loro strumenti, dando vita a un piccolo set acustico. Suonano alcune tra le canzoni meno mainstream e più intime della loro discografia recente, come "Scatole" e "Cena di classe". Non si esibiscono per degli spettatori: ci dialogano. Quasi a voler fare del concerto non uno spettacolo, ma il un pretesto per condividere ricordi ed esperienze di vita.

Il fil rouge della serata è in fin dei conti proprio questo: il rapporto artista-pubblico. Il gruppo si rivede nel sentimento di chi sta sotto al palco, e l’esperienza accumulata in anni di live di fronte a dieci persone torna utile negli stadi del "tutto esaurito". Quasi ogni brano è anticipato da un'introduzione parlata in cui uno dei membri del gruppo racconta un aneddoto relativo al pezzo in questione. I componenti della band sembrano voler invitare ogni singolo fan nel loro mondo. È un microcosmo fittissimo: dentro di esso amicizia, amori, riferimenti agli anni Novanta e tanta, tantissima musica, la cui formula magica sta nel rendere la quotidianità un qualcosa di condiviso, universale — anche troppo, in certi casi. Tutti possono riconoscere il proprio prosaico mondo di provincia nelle righe della dolce ballata "Bergamo". E i primi tour descritti tra le tinte rock di "Dentista Croazia" sono anche (e soprattutto) i viaggi fatti in macchina con gli amici di sempre a parlare di sogni e speranze. Una sorta di "effetto 883" che talvolta può sfociare nella forzatura: ogni brano sembra scritto appositamente per permettere al pubblico di identificarsi con esso. Un meccanismo che può far storcere il naso a qualcuno, ma per le migliaia di spettatori entusiasti che affollano spalti e parterre, il gioco chiaramente regge alla perfezione.

Dietro i pezzi, infatti, ci sono sempre loro sei. Loro che, più che musicisti di professione, sembrano un gruppo di amici che vuole suonare e nulla più. Basta solo scordarsi di essere in uno stadio. Lo sanno bene, e sul fattore autenticità puntano parecchio, mostrando con scherzi e modi scanzonati che i legami che li uniscono sono di fratellanza e complicità, prima che di lavoro.
I musicisti non fanno da sfondo al cantante: "Freddie" la canta Elio Biffi, tastierista; "Nonono" vede al microfono Simone Pagani, il timido bassista. Nella seconda metà dello spettacolo, Nicola Buttafuoco, uno dei due chitarristi, rimane da solo sul palco. Da dietro alla console suona un piccolo dj set dove vari brani che non avevano trovato posto in scaletta finiscono in un medley dai toni dance/elettronici. La varietà prima di tutto.

Lo show procede senza interruzioni dall'inizio alla fine. Per l'encore, sul palco giunge un sestetto d'archi. "Ringo Starr" e "Scrivile scemo" fanno saltare il pubblico per l'ultima volta, mentre con la ballata al pianoforte "Pastello bianco" augura la buonanotte ai fan. Scrosci di applausi, titoli di coda, si accendono le luci.
San Siro inizia a svuotarsi. Fuori dallo stadio e sulla metro, tra chi torna a casa, c'è chi intona gli ultimi brani della scaletta, chi si scambia animatamente pareri sulla serata appena trascorsa, chi commenta col momento che più ha apprezzato.
Resta una domanda: chi sono oggi i Pinguini Tattici Nucleari? Di certo non più i ragazzi indipendenti e alla mano degli esordi. Anzi, va loro riconosciuto di essere riusciti appieno nel loro intento: sono diventati pop. Eppure, i volti di chi si allontana dal luogo del concerto non riescono a smettere di sorridere. Che sia questo il segreto per far sognare sessantamila persone?

Setlist

Zen
Giovani Wannabe
Tetris
Hold On
La storia infinita
Bergamo
Hikikomori
Coca Zero
Nonono
Ricordi
Lake Washington Boulevard
Scatole
Giulia
Cena di classe
Irene
Dentista Croazia
Antartide
Freddie
Non sono cool / Scooby Doo / L'ultima volta / Verdura / Gioventù brucata / Melting pop (Dj set)
Fede
Ridere
Rubami la notte
Ringo Starr (encore)
Scrivile scemo (encore)
Pastello bianco (encore)
Fuori dall'hype (outro)

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