28/07/2007

Steely Dan

Piazza Napoleone, Lucca


A distanza di sette anni dalla loro ultima tournée mondiale, gli Steely Dan finalmente tornano sulle scene e lo fanno in grande stile con una band mostruosa (da loro stessi definita la “Steely Dan orchestra”) formata da alcuni tra i più quotati strumentisti che oggi il mondo possa offrire.

L’”Holy Roller Tour”, iniziato lo scorso 5 maggio a Memphis, li ha portati per la prima volta in Italia, più precisamente a Lucca (Piazza Napoleone, nel contesto dell’annuale “Summer Festival”), dove si è tenuta l’ultima data (la sedicesima, per la precisione) europea.

Il concerto ha inizio poco dopo le 21.30, con una piazza gremita più che di semplici spettatori di veri e propri fan. Sul palco, lo strabiliante Jon Herington alla chitarra elettrica, una sezione di fiati composta da Walt Weiskopf (saxofono tenore), Roger Rosenberg (saxofono baritono), Michael Leonhart (tromba) e Jim Pugh (trombone), Freddie Washington al basso elettrico, Jeff Young alle tastiere, il pirotecnico Keith Carlock alla batteria e due coriste (Carolyn Leonhart-Escoffery e Cindy Mizelle). Una breve overture strumentale fa da preludio all’ingresso in scena di Donald Fagen e Walter Becker, incanutiti, claudicanti e, nonostante ciò, più in forma che mai.
Fagen imbraccia una piccola tastiera portatile (la cosiddetta diamonica), Becker la sua fedele sei corde e il gruppo attacca con una versione al fulmicotone di “Time Out Of Mind”, che fa dimenticare ad un’infervorata audience che siano trascorsi ventisette anni dalla pubblicazione del bellissimo “Gaucho”.

Nel Dvd del “the making of” di “Aja”, il gruppo racconta che l’incisione dei brani avveniva attraverso due passaggi: il raggiungimento della perfezione e il suo superamento, che conferiva al lavoro un afflato più “umano”. Ecco, gli Steely Dan ripropongono tutto questo anche dal vivo: nonostante la precisione folle, metronometrica di qualunque musicista della band (“la migliore con la quale abbiamo mai suonato”, annuncia a un certo punto Becker), l’impatto di questa è lontano anni luce dall’apparire freddo e calcolato. Non bisogna dimenticare che il groove degli Steely Dan è tanto nero da poterne individuare le radici nel sound della Motown.

Il concerto prosegue con una toccante rielaborazione di "Peg" (da "Aja"), una discutibile “Dirty Work” (da “Can’t Buy A Thrill”) affidata completamente all’interpretazione delle belle Cindy e Carolyne e una versione annichilente, indimenticabile di “Aja”, in cui tanto Herington quanto Weiskopf non hanno fatto avvertire al pubblico la mancanza di Larry Carlton e di Wayne Shorter. Da brivido.

La voce di Fagen, pastosa e particolarissima come sempre, ma dal vivo piuttosto flebile, ha donato agli astanti diversi momenti di pura emozione. Il gruppo, comunque, sembra offrire il meglio di sé durante la seconda metà del concerto (durato in tutto poco meno di un’ora e mezzo, compresi i due pezzi che hanno fatto nell’encore): Fagen e Becker hanno definitivamente rotto il ghiaccio con il pubblico italiano e hanno finalmente capito di poter contare anche su di noi.

I Dan hanno purtroppo deciso di trascurare parecchie hit che li hanno resi celebri in tutto il mondo quali “Do It Again”, “Rikki Don’t Lose That Number” e “Deacon Blues” ma, in tutta franchezza, ciò non ha rappresentato un limite: la serata è stata indimenticabile e avere l’opportunità di assistere alla performance di un ensemble di tale fattura è un’occasione più unica che rara.

Setlist

  1. Jeri (intro strumentale)
  2. Time Out Of Mind
  3. Godwhacker
  4. Bad Sneakers
  5. Two Against Nature
  6. Hey Nineteen
  7. Peg
  8. Haitian Divorce
  9. Green Earrings
  10. Dirty Work
  11. Josie
  12. Chain Lightning
  13. Aja
  14. Kid Charlemagne
  15. Pretzel Logic
  16. My Old School
  17. Carolyn (outro strumentale)

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