Nel cuore pulsante delle Record Hangs, le celebri feste/dj-set curate dagli stessi Dan Auerbach e Patrick Carney, si può forse intravedere la chiave per leggere "No Rain, No Flowers", il nuovo capitolo discografico dei Black Keys. È in quelle notti febbrili, tra le vibrazioni polverose dei 45 giri selezionati con maniacale passione, che prende forma l’anima eclettica e profondamente danzabile di un disco che celebra il vinile non solo come supporto fisico, ma come manifesto di un’estetica sonora viva, materica, viscerale.
Più che un ritorno alle origini, "No Rain, No Flowers" è un passo laterale, un tentativo maturo di ampliare la propria tavolozza restando fedeli a un’idea di autenticità musicale mai realmente abbandonata. In un panorama dove la nostalgia si è fatta moneta facile, Auerbach e Carney scelgono invece di scavare con cura nelle proprie influenze, senza cedere al manierismo o all’autocompiacimento.
Lontani dalla formula del featuring d’impatto del precedente "Ohio Players", che vantava nomi come Beck e Noel Gallagher, i Black Keys optano qui per una modalità più intima e organica di collaborazione. Figure come Rick Nowels (già al lavoro con Lana Del Rey), Daniel Tashian e l’iconico Scott Storch entrano in studio non come guest star, ma come co-autori silenziosi di una ricerca melodica e armonica più strutturata, meno istintiva forse, ma non meno appassionata.
“Volevamo essere nella stanza con chi sa scrivere davvero”, afferma Carney. E in queste stanze, spesso arredate di pianoforti più che di chitarre fuzz, si respirano nuove aperture: una scrittura che flirta con il pop senza mai abbracciarlo del tutto, ritmi che strizzano l’occhio alla dancefloor senza perdere il respiro blues del duo.
La confezione dell’album segue lo stesso approccio curato: edizioni limitate su vinile colorato, poster illustrati in stile tattoo per ogni traccia, inner sleeve stampate con attenzione quasi feticista al dettaglio. Un’operazione che richiama l’era in cui l’oggetto disco era un’estensione fisica dell’universo sonoro, e non un semplice contenitore. Ascolta di seguito la title track: