Like a dead bird in the dirt
Like a rusty can on the ground
I don't believe in stardom
Machinery in action
Full of experts
Same old order
Usciva 40 anni fa, nel novembre 1981, uno degli album più significativi e influenti per la scena musicale inglese: "LC" dei Durutti Column. Sotto questo moniker si celava l'estro di Vincent "Vini" Reilly, chitarrista e compositore che, emergendo dalla scena post-punk inglese, ha trasceso le sonorità tipiche del settore per dar vita a un'espressione musicale onirica e melodiosa, capace di anticipare in maniera pionieristica diverse caratteristiche di generi successivi come il dream-pop e il post-rock.
La sua musica ha una spiccata enfasi per le progressioni strumentali, evidenti soprattutto nell'esordio "The Return Of The Durutti Column" in cui tutta l'attenzione è per chitarra e sezione ritmica, che edificano le atmosfere e trasmettono il messaggio dell'artista. Nel primo album non vi sono parti cantate, che invece compaiono proprio in "LC", anche se non in tutte le canzoni e senza mai sopravanzare gli strumenti. Un'altra differenza è che gli arrangiamenti si fanno tendenzialmente più raffinati, ma senza sconfinare nel barocco. Semplicemente l'esordio è un po' più essenziale, mentre il secondo album vede l'artista inglese aggiungere una serie di dettagli sonori, una volta rotto il ghiaccio. Ma la differenza più sostanziale sta nella sostituzione della drum-machine con una batteria vera, appannaggio del talentuoso Bruce Mitchell: un jazzista dinamico, accurato, dal tocco deciso e mai rude, che diverrà uno dei migliori amici di Reilly e che conferisce colore, vitalità, persino brio, senza contrastare la malinconia di fondo, ma accompagnandola.
Reilly si è formato nel contesto del post-punk e della new wave, e il suo retaggio si percepisce soprattutto nella sezione ritmica, con basso pulsante suonato dallo stesso polistrumentista. I punti di contatto maggiori sono, con tutta probabilità, quelli con i Joy Division, e per motivi significativi: Reilly è stato a lungo coinquilino di Ian Curtis, con cui aveva instaurato un'amicizia solida e fraterna. Quando il tormentato Curtis si suicidò nel 1980 a causa della depressione maggiore e delle crisi epilettiche che lo affliggevano, Reilly, che soffriva anch'egli di gravi episodi depressivi, ne fu dolorosamente colpito. La stupenda "The Missing Boy", forse l'apice non solo di "LC" ma di tutta la carriera dell'artista inglese, è dedicata al compianto amico: un ipnotico tributo per un compagno nella musica e nelle sofferenze mentali, costruito su chitarre riverberate, voce mesta e desolata ed eccezionale battito pulsante della batteria, ad opera del grandioso Mitchell. La malinconia è qui più vibrante, anziché suonare abbattuta e desolata, sembra quasi ribadire la volontà di far vivere Ian Curtis nella memoria di tutti.
Ma i Durutti Column non sono semplicemente un gruppo post-punk, a meno che non si intenda etichettare in questo modo una miriade di gruppi e correnti diverse emerse dagli anni 80 in poi. Di primo acchito, vedendo il nome, si potrebbe pensare a qualcosa di eversivo: il nome del progetto, infatti, fa riferimento (con errore ortografico) alla Colonna Buenaventura Durruti, una milizia irregolare anarchica che ha combattuto durante la guerra civile spagnola. La milizia a sua volta prendeva il nome dal rivoluzionario José Buenaventura Durruti Dumange, che l'aveva fondata. Vini Reilly sembrerebbe molto affascinato dall'estrema sinistra, tanto che il titolo del disco, "LC", è l'acronimo di Lotta Continua, la formazione extraparlamentare italiana attiva tra gli anni 60 e 70. Eppure, le sue composizioni non hanno nulla dell'esplosività e della carica eversiva che ci si potrebbe attendere. I suoi album sono ben lontani da generi con connotazioni ideologiche simili, come l'anarcho-punk o certe correnti hardcore-punk ispirate dall'attivismo politico di sinistra. Piuttosto, la sua musica è eterea e delicata, con stratificazioni di chitarre con effetto di delay, arpeggi, interventi di glissato, persino contrappunti e armonizzazioni mutuati dal jazz (e in parte derivati anche dalla formazione classica di Reilly) e umori contrastanti, che coniugano melodie solari a veli di malinconia. "LC" è dunque un lavoro intimista, dolce e commovente.
Il particolare timbro adottato da Reilly per la sua chitarra, ma anche le composizioni - fatte di fraseggi melodiosi con tocchi effettati d'atmosfera - anticipa il marchio di fabbrica di Robin Guthrie dei Cocteau Twins, considerati i padri fondatori di quel genere, evolutosi sempre dal post-punk, che verrà di lì a poco denominato dream-pop. Gli album a firma Durutti Column, "LC" su tutti, ne sono a tutti gli effetti dei precursori: evidenti alcune similitudini con dischi usciti subito dopo a nome della band scozzese, come "Garlands" e "Treasure". Come detto, la malinconia dei Durutti Column è più vibrante e meno desolata rispetto a quella di gruppi come i Joy Division: per valutare affinità e divergenze, si confrontino le loro canzoni, a partire da "The Missing Boy", con la ben più spettrale "The Eternal", uno dei manifesti della band di Ian Curtis che avrebbe ispirato la darkwave e il goth-rock, piuttosto che il dream-pop (che ha percorso un binario parallelo a partire da radici comuni). I Cocteau Twins inizialmente erano proprio un gruppo darkwave, ma la loro trasformazione si può dire che sia avvenuta anche grazie al solco tracciato dai Durutti Column, che suonano come un'alba contemplata in solitudine per fuggire dal funerale che risuona nella propria testa, fungendo da raccordo sonoro.
Il legame a doppio filo tra Ian Curtis e Vini Reilly diventa perciò ancora più significativo, avendo fornito ispirazione artistica a intere scene e correnti successive, in un gioco incrociato di rimandi, avvicinamenti e distanziamenti reciproci.
Sia direttamente che indirettamente, poi, gli echi dei Durutti Column vivranno ancora in gruppi come Slowdive, Galaxie 500, Low, My Bloody Valentine, influenzando a più livelli una generazione di artisti neo-psichedelici, slowcore e shoegaze. Si confronti ancora "The Missing Boy" con un brano come "Souvlaki Space Station" degli Slowdive, questa volta non per evidenziare le differenze ma le somiglianze, in particolare l'attacco riverberato iniziale e il contrasto dolceamaro degli arrangiamenti, presenti in entrambe.
Già dalla copertina di "LC", un acquerello apparentemente fanciullesco in cui si combinano colori caldi e freddi, si può intravedere l'attitudine di Reilly. I collegamenti metaforici con la pittura sono espressi anche nei titoli di alcuni brani, come con i meravigliosi gorgheggi chitarristici di "Sketch For Dawn", in due parti (e che riprende anche il tema naturale/paesaggistico citato nel precedente album con "Sketch For Summer" e "Sketch For Winter") oppure con "Portrait For Frazier" e "Detail For Paul" (e nella ristampa del 2013, con tracce addizionali, si aggiungono "Self-Portrait" e "Favourite Painting"). Sono riferimenti suggestivi, la cui interpretazione è lasciata interamente all'ascoltatore, anche per via della natura in larga parte strumentale delle composizioni.
La musica a firma Durutti Column è come un quadro espressionista trasposto in musica, fatto di tenui pennellate sonore, corde di chitarra dolcemente picchettate come una leggera pioggia in un paesaggio naturale, bassi liquidi e intermittenti a sostenere i giri melodici, percussioni variegate dal retrogusto esotico, tenui rintocchi di pianoforte a cesellare il flusso di note. In poche parole, è una tavolozza di sensibilità personali e sonore impalpabili: dall'emozionante tremolo acustico di "The Act Committed" alla coda di piano di "The Sweet Cheat Gone", passando per la magia della fin troppo breve "Messidor" e della struggente "Never Known". Reilly asserisce di avere composto l'intero disco in una sola mattinata, sull'onda dell'ispirazione del momento.
Ma l'approccio compositivo dei Durutti Column è influenzato anche dal concetto di musica ambient introdotto da Brian Eno con album come "Music for Airports" di pochi anni prima. Reilly è un grande fan di Eno, che reinterpreta a modo suo (Eno a sua volta ricambierà la lusinga definendo "LC" il suo album preferito). Le influenze sono percepibili non solo a livello di suono, ma anche di attitudine, gusto, feeling. Se la base strumentale del disco mantiene saldo il trittico chitarra-basso-batteria, la struttura dei brani lascia fluttuare la fantasia, raffigurando paesaggi, sensazioni e umori, lasciando che siano rappresentati come con una colonna sonora ideale di un viaggio tra persone e luoghi differenti. Pur ridotto al minimo, l'aspetto vocale si manifesta occasionalmente in fugaci interventi, con un timbro dimesso, a rendere più intimista il suono, ma senza mai porsi in primo piano (non sempre, però, Reilly sembra trovarsi a suo agio al microfono e la sua voce non è particolarmente coinvolgente né impeccabile).
Una traiettoria che può riportare alla mente quella di un altro importante gruppo inglese, i Talk Talk di Mark Hollis, inizialmente una formazione synth-pop ma desrtinati a cambiare radicalmente il proprio stile a partire dalla fine degli anni 80, proponendo un rock in larga parte strumentale rarefatto e soffuso, ricco di influenze ambient e jazz, con echi degli stessi Durutti Column. Nella fattispecie, dischi come "Spirit of Eden" e "Laughing Stock" furono delle svolte stupefacenti e in assoluta controtendenza rispetto alle aspettative del pubblico. I giornalisti musicali avrebbero coniato il termine (forse abusato) "post-rock" per gruppi come i Talk Talk e altri successivi (come i Bark Psychosis) che decostruivano gli stilemi rock per dar vita a nuove forme sonore, differenti tra loro, ma accomunate dall'approccio di base. Vini Reilly, in un certo senso, anticipa e prepara il terreno al genio creativo di Mark Hollis: "LC" si discosta dalla scena post-punk per fungere da stella polare per tanti gruppi post-rock, costituendo il punto di raccordo, il crocevia tra new wave/post-punk e il rock strumentale degli anni 90 e 2000.
Forse è proprio in tutto ciò che si manifesta l'anticonformismo dell'artista inglese, che si è mosso sempre in controtendenza rispetto alle mode del suo tempo, seguendo unicamente la sua ispirazione personale. Una lotta continua, quella di Reilly, contro i rigidi formalismi stilistici e contro i propri demoni interiori.
28/11/2021