"We wish you the very merriest of Christmases and the happiest of new years": con questo augurio, Phil Spector si congedava dagli ascoltatori nell'ultima traccia dell'album che aveva prodotto in previsione del Natale 1963. Tuttavia, il destino volle che le cose andassero molto diversamente: proprio nel giorno in cui l'album raggiungeva gli scaffali dei negozi, il 22 novembre, giunse la sconvolgente notizia che il presidente Kennedy era stato ucciso. L'America d'improvviso si ritrovò ad affrontare un Natale senza gioia, e si decise di ritirare dal mercato "A Christmas Gift For You": il suo successo commerciale fu irrimediabilmente compromesso, ma non la sua fama postuma.
Tredici brani, tra cui dodici grandi classici e una canzone inedita, interpretati da quattro artisti/gruppi appartenenti alla "scuderia" del produttore: Darlene Love, Ronettes, Crystals, Bob B. Soxx And The Blue Jeans. Era questo il progetto di Spector, e costituì una delle vette del suo talento. Un talento precoce il suo, che lo aveva portato, appena ventunenne, a diventare una figura leggendaria. Alla fine del 1963, infatti, Phil Spector aveva già alle spalle parecchi traguardi: aveva lanciato i suoi gruppi femminili, Crystals e Ronettes, aveva scalato le classifiche con l'inarrivabile "Be My Baby", aveva fondato la sua etichetta personale, la Philles Records. Ma, soprattutto, aveva intrapreso una grande rivoluzione nell'industria musicale: fu il primo produttore a rendere il proprio ruolo estremamente creativo, oltre che essere l'autore di molti dei brani da lui prodotti. I nomi dei suoi gruppi e degli "artisti" erano in genere dei meri cartelli discografici, ma il vero creatore era lui. Con Spector, il rock'n'roll veniva elevato ad opera d'arte, ma senza che ne fosse stravolto lo spirito originario: le sue canzoni ne rappresentarono la massima espressione prima che si trasformasse in qualcos'altro. Le chiamava "piccole sinfonie per adolescenti", ed erano brani carichi di una tensione emotiva a volte quasi debordante, e in cui il rock'n'roll maturava dal punto di vista musicale, ma per esprimere con maggiore intensità tematiche adolescenziali.
Il segreto consisteva nell'aver introdotto un sinfonismo e una complessità negli arrangiamenti a quei tempi inediti per il mondo della musica pop: Spector disponeva di un'orchestra intera, raddoppiava gli strumenti, inseriva percussioni di ogni genere e, attraverso sovraincisioni, amalgamava il tutto in quel suo celebre "wall of sound", mirabile fusione di sinfonismo wagneriano e rock'n'roll. La cornice tematica dei suoi brani era la celebrazione dell'adolescenza, ma essa sembrava rappresentata non soltanto come una tappa anagrafica, ma anche come una condizione interiore: un'età dell'oro in cui le emozioni sono più forti e più sincere, forse persino più mature che nell'età matura. Phil Spector non soltanto diede voce alle gioie e i dolori dei teenager, lui che era appena poco più grande, ma fece qualcosa di più: mise in scena e lasciò ai posteri una vera e propria saga della gioventù americana, quasi un racconto per episodi. E allora dove, se non nell'ambientazione del Natale, era possibile scriverne un altro memorabile capitolo?
Negli anni precedenti, c'erano già stati alcuni tentativi d'incontro tra rock e canti di Natale, come il "Christmas Album" di Elvis Presley del 1957. Ma il genio di Phil Spector andava ben oltre: sin dal primo brano, il classico "White Christmas", quella spectoriana non era soltanto un'interpretazione un po' originale dei canti tradizionali, ma piuttosto una più profonda e intima sintonia tra lo spirito del rock'n'roll e lo spirito del Natale. Come spiegava lo stesso produttore nella nota interna, l'intento dell'album era di "trattare dodici grandi canzoni di Natale con la stessa eccitazione del materiale pop odierno, farle cantare da quattro tra i più grandi cantanti pop della nazione, e di produrle con gli stessi sentimenti e lo stesso sound delle canzoni di questi artisti; il tutto, senza perdere per un momento l'atmosfera del Natale". Le canzoni, anche oggi a distanza di decenni, suonano vivaci e frizzanti, a tratti persino impetuose. La produzione spectoriana ricrea musicalmente la magia e l'eccitazione del Natale, e le giovani voci dei suoi interpreti, che sembrano inscenare personaggi di un'opera teatrale, conciliano innocenza ed euforia. Una menzione merita "Christmas (Baby Please Come Home)", l'unico brano inedito che porta anche la firma di Spector: è non soltanto uno dei vertici dell'album ma anche, senza esagerazione, del rock tutto; una Darlene Love dalla voce da brividi interpreta un piccolo dramma d'impatto straordinario e di grande tensione emotiva, in cui la trepidante attesa del Natale coincide con l'attesa quasi messianica dell'amato.
La realizzazione dell'album richiedette parecchi mesi, e ci fu chi ai tempi ebbe la fortuna di assistere alle session: Brian Wilson fu colpito oltre misura dal progetto di Spector e lo considera tuttora il più grande album di tutti i tempi. "A Christmas Gift For You" non soltanto ebbe un'influenza determinante sull'album natalizio dei Beach Boys (uscito nel Natale del ‘64), ma più in generale sulla grande stagione creativa di Brian Wilson, quella che lo avrebbe condotto alle vette incontrastate di "Pet Sounds". Se a Wilson bastò l'assistere alle sessions dell'album per esserne così influenzato, forse possiamo immaginare quale sarebbe stato l'impatto se "A Christmas Gift For You" avesse avuto a suo tempo la promozione che meritava. Eppure, se fosse andata diversamente, forse oggi non ne parleremmo come di un album magicamente fuori dal tempo, protagonista di uno tra i più leggendari capitoli della storia del rock.
Nota: l'intestazione di copertina a Phil Spector apparve soltanto a partire dalle ristampe del 1972.
18/01/2007