Angle

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Bozzetti elettroacustici per cuori teneri

Incentrati sul duo Andrew Richards (voce e chitarra) - Sylvain Closier (basso ed electronics), gli Angle sono una formazione anglo-francese capace di cesellare eleganti bozzetti sonori al crocevia tra post-rock e "indietronica"

di Gabriele Arpaia

Il mio incontro con il duo anglo-francese degli Angle è stato del tutto casuale ed è avvenuto in occasione del recente tour di Sylvain Chaveau con gli Arca.
Stizzito dall'essere giunto, come al mio solito, in largo anticipo sul luogo del concerto, mi preparavo a sorbirmi mezz'ora di questa fantomatica band che non doveva che fare da apripista alle collaudate teorie post-rock cinematografiche degli Arca, senza nulla chiedere. Con mio sommo stupore hanno finito per oscurare totalmente i colleghi e diventare fulcro indiscusso della mia ammirazione.
Per l'occasione il duo composto da Andrew Richards, voce e chitarra, e Sylvain Closier, basso ed electronics, grazie all'ausilio del batterista degli Arca, si presentava in trio, dando così spessore e fisicità al loro suono etereo e sfuggente, e reinterpretando i brani in versione completamente diversa da quella fornita sui loro cdr, da me famelicamente acquistati in loco.

Silence Is Better Than Nothing del 2003 colpisce già per il titolo, conciso e premonitore. La musica degli Angle par giungere vestita di discrezione, in punta di sussurri che sfumano in silenzi. Ritmiche elettroniche vellutatamente esili portano movimento lì dove sembra non esserci che stasi onirica, un esempio ne è la longfinkilliana "I'll Never Let You Sleep" o l'iniziale "The Virus" che alterna pattern elettronici a un sibilo sottilissimo di chitarra elettrica sciolto subitaneamente in un arpeggio di chitarra acustica quasi a riplasmare l'universo degli Hood. Il riferimento alla band scozzese dei Long Fin Killie non è peregrino, in quanto il modo di interpretare i brani di Andrew Richards ha qualcosa di molto prossimo, nel suo essere intimo e confidenziale, con quello di Luke Sutherland. "Sugarhorse" è un frammento di luce intensissimo, un piccolo miracolo di leggerezza indietronica adagiato su beat pulsanti e pindarici voli di chitarra, con un prepotente basso che nel finale rievoca il fantasma dei New Order.
Gli Angle si situano in quel territorio sonoro crepuscolare che ha come suoi migliori interpreti band quali Bark Psychosis e i Notwist di "Neon Golden", rappresentandone una sorta di mediazione e, a par loro, trattando la materia pop come veicolo d'emozione purissima. Ma Silent Is Better è un meraviglioso scrigno di biglie colorate di suono che non smette mai di stupire, e che non può che sollevare genuina sorpresa allorquando ci dona una sbalorditiva e originale rilettura al silenziatore di "Debaser "dei Pixies, d'una dolcezza sconfortante, con il controcanto di Aure Bianne. "An Ambient Blackout" è ipnotica nel suo movimento narcotico, nel suo essere una sorta di dub drogato e mutante, una strana creatura deusiana in preda a febbri. Mentre "L'homme Au Piano" è un sortilegio notturno, un sinuoso incedere di pop traslucente à la Sea and Cake.
Si rimane incantati dalle microvariazioni elettroacustiche che solcano di tanto in tanto, increspandolo, il lento docile fluire di questa musica, disegnando landscape ambientali ammantati di melanconia.

Il secondo lavoro del duo di Tolosa è datato 2004, We'll Pick Up The Pieces Next Time, e si apre con il sinistro pulsare di "Greeneyesea", dal testo spettrale e desolante come la musica che gli fa da sfondo. "…In the end you will destroy your infected electrons/and burn the sick mind that you left in decay". Ogni movimento pare rarefarsi per dar luogo a una nebbia, a una nuvola di silenzio non più screziata dai fievoli raggi pop che pur filtravano, a intermittenza, dai solchi del precedente lavoro.
E la rassegnazione all'incomunicabilità tra due cuori e il senso di frustrazione che ne consegue è il cardine di "We're Too Young", bozzetto sonoro d'intimo e lacerante lirismo, che si sostanzia in un ritornello che sa di amara sconfitta ("We'll Still Crave The Feeling").
"Sell Your Tose" e "Pedal On By" sono favole d'ibrido post-rock smaltato d'indietronica, brani di crepuscolare pop affogato in ore di pomeriggi uggiosi, saliscendi emozionali che fanno da preludio all'ipnotica "Photographic", quasi che si trattasse di una rilettura dei Labradford, mentre "By Proxy" si aggira in territori di matrice Velma.
La voce di Andrew si conferma come una delle più fascinose, con il suo crooning confidenziale accompagnato dal tintinnare della chitarra, dell'attuale panorama indie, mentre il lavoro del suo sodale Sylvain Closier è pari a quello d'un abile cesellatore di slavate visioni elettroniche soffici come neve.
A chiudere We'll Pick Up The Pieces Next Time è "Breakdown", un'impennata di furore chitarristico schiumoso e docile, una mareggiata inaspettata d'elettricità che lascia basiti e sedotti, con una promessa di fedeltà: "Let him go/ let him get to you/ I'll stay for a while/ and won't let him get to you".

Le storie che gli Angle ci sussurrano sono storie fatte di piccoli eventi quotidiani, di piccole paure e gioie comuni, di piccoli miracoli, quali il conoscersi casualmente su un forum, scoprire di vivere nella stessa città e ritrovarsi come per incanto a far musica, condividendo speranze, illusioni e coltivando i medesimi sogni. Questo è quanto è successo ad Andrew e Sylvain: riscoprirsi anime affini.

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Discografia

Silence Is Better Than Nothing (2003)
We'll Pick Up The Pieces Next Time (2004)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Angle sul web

Sito ufficiale