Molto più vicino alla forma-canzone rispetto al precedente “Shrink”, “Neon Golden” mantiene alcuni aspetti sperimentali che, però, tendono a confondersi con aperture pop raffinate ed eleganti. Sfruttando perfettamente la soffice e lievemente afflitta voce di Markus Acher, i Notwist realizzano dipinti in chiaroscuro, con una soffusa malinconia sempre presente in sottofondo. Spesso minimali, le trame si basano su campionamenti e archi, su fiati e beats elettronici intriganti. Le impressioni generate sono simili a sussurri, non si sente alcun bisogno di urla e grida rabbiose. Dalla semplicità accattivante di “Pilot” alla incessante sensualità di una “This Room” che potrebbe ricordare i Radiohead post “Kid A”, non si riescono a individuare episodi minori: tutti e dieci le tracce racchiudono schizzi di una spontanea e sincera genialità. “Pick Up The Phone” penetra velenosamente in chi l’ascolta, racchiudendo al suo interno un elettronica ricercata e schegge classicheggianti, mentre la title track testimonia con quale attenzione la band tedesca abbia ascoltato e rielaborato l’animo più puro del country a stelle e strisce. Ed è limitativo descrivere solo alcuni brani, perché ogni traccia di “Neon Golden” ha una storia unica, differente da quella che la precede e, per questo, assolutamente complementare.
E’ la perfezione del particolare, sempre privo di eccessi, a impressionare. Tutto è stato curato, nulla lasciato al caso. Ma non con l’aspirazione di voler apparire, semplicemente col desiderio di esistere. Incontrollabili e privi di etichette: è impossibile inserirli in un genere. Questa la straordinaria forza dei Notwist, destinati ad abbagliare molto più, immaginiamo, di quanto fosse nelle loro intenzioni originarie. Assolutamente imprescindibili.
(04/11/2006)