Lo spagnolo Pedro Delgado vinse il Tour de France nel 1988. L'anno successivo non si presentò alla partenza della corsa a tappe transalpina offrendo questa motivazione: "Sono troppo impegnato a leggere i giornali". I Delgados (Alun Woodward, voce e chitarra,Emma Pollock, chitarra e voce, Stewart Henderson, basso, Paul Savage, batteria) sono dei veri e propri maniaci del ciclismo. Dopo aver dedicato il titolo del loro primo album ai gregari dei campioni ,"Domestiques", con il loro secondo lavoro citano addirittura il gruppo al completo "Peloton", utilizzando un idioma franco-iberico. Ma l'amore per il ciclismo è solo l'aspetto più curioso dei quattro ragazzi di Glasgow, che sono divenuti ormai una realtà fondamentale per la straordinaria scena musicale scozzese (Belle and Sebastian, Mogwai, Arab Strap ecc.), grazie alla loro indipendenza creativa e operativa.
I loro tre album, infatti, oltre a tutti gli altri usciti dalla loro etichetta, la "Chemikal Underground", rappresentano alcuni dei più grandi successi degli ultimi anni: band come Mogwai e Arab Strap sono state lanciate da questa casa discografica indipendente che si dimostra una delle più interessanti ed importanti nel panorama mondiale. L'idea di creare una etichetta è così spiegata da Paul Savage e Alun Woodward: "Eravamo in giro da un po', ma non si intravedeva la possibilità di lavorare con un'etichetta. Partimmo con un singolo, senza alcuna promozione, solo per sondare il terreno. Capimmo subito che avremmo potuto farcela da soli e che avremmo potuto aiutare altri gruppi ad iniziare. Fin dall'inizio la nostra ambizione in merito all'attività della Chemikal Underground non si limitava ai Delgados. Piano piano siamo riusciti a seguire un certo numero di progetti che ci hanno dato enormi soddisfazioni. Riuscire a dare la possibilità di iniziare ad un gruppo come gli Arab Strap, essi stessi convinti che mai nessuno avrebbe rischiato con una musica come la loro, è stata per noi una grande gioia".
La band nasce nel 1994 a Glasgow attorno a quella scena di gruppi definiti New Underground come Bis e Urusei Yatsura. Creano la Chemikal Underground l'anno dopo, nel 1995, con l'uscita dell'Ep "Lazerwalker" e nel 1996 tocca al primo album, "Domestiques". Le sonorità si avvicinano al lo-fi, con un suono sporco che ricorda i Pavement, ma in alcuni pezzi si intravedono quegli sprazzi melodici, simili a quelli generati dai Pixies, che caratterizzeranno l'evoluzione del gruppo. Nel 1997 esce una raccolta di registrazioni radiofoniche, "BBC Sessions", seguita nel 1998 dal secondo album, "Peloton": è l'album di svolta per la band, che inizia ad avere un seguito di pubblico più vasto, oltre a raccogliere i complimenti di vari addetti ai lavori, fra cui gli stessi Pavement. Aumenta la melodia pop, sempre però mischiata al rumore sporco delle chitarre. Per la prima volta vengono inseriti flauto e violini come in "Everything goes around the water", brano che scivola sulle tracce di un flauto che rimanda ai Mercury Rev, o in "Pull the wires from the wall", dove la voce di Emma Pollock è semplicemente emozionante. In un pezzo come "Repeat Failure" ritroviamo quei suoni più grezzi che avevano qualificato "Domestiques", ma è tutto l'album ad alternare melodie pop ad altre più ruvide: un noise pop di rara qualità.
Ma i Delgados non sono certamente una band a cui manca il coraggio di cambiare, così nel 2000 esce "The Great Eastern", un album che si distacca decisamente dai primi due lavori, arrivando ai confini di un folk-rock orchestrale che ha permesso al gruppo di ottenere vari riconoscimenti (per la rivista britannica "Mojo" è uno dei dieci album dell'anno). Melodie perfettamente confezionate, accompagnate da un continuo utilizzo di archi, rappresentano il disco, composto da dieci canzoni interpretate splendidamente dalla voce di Alun o da quella di Emma, oppure costruite sull'intreccio di entrambe, come in "Thirteen Gliding Principles". Non esiste alcun episodio "scontato", come dimostra la complessa "Accused of Stealing", dove i cambi di tempo sono continui e, apparentemente, folli. Un brano come "No Danger" rasenta il capolavoro, ma è tutto l'album a funzionare perfettamente, grazie anche alla produzione di Dave Fridmann, già al lavoro con band del livello di Mogwai, Flaming Lips e Mercury Rev.
E' evidente la crescita del gruppo scozzese e loro stessi ne sono consapevoli: "Riascoltando il nostro primo lavoro - afferma Alun - lo trovo ancora buono, ma ora è come se stessimo sviluppando quelle stesse idee in modo più conscio, con una messa a fuoco più nitida e con una minore dispersione di energie. Adesso abbiamo una coscienza più netta degli elementi che compongono la nostra musica e siamo cresciuti anche a livello di scrittura. Sentiamo di essere nel mezzo di una progressione crescente". E riguardo la Chemikal Underground: " L'evoluzione è presente, inevitabilmente, anche nell'etichetta. Ma il concetto fondamentale è l'idea di indipendenza che è la base stessa della Chemikal Underground. Preferiremmo che si parlasse dell'etichetta come un esempio di indipendenzapiuttosto che come riferimento per un certo genere di musica. L'identità della Chemikal Underground sta nel fatto di offrire a qualcuno la possibilità di fare ciò che ritiene più giusto e confacente alla propria personalità. Niente di più".
A confermare le parole di Alun, la scelta, nel 2002, di pubblicare Hate per Mantra. La motivazione è nobile: troppo alte le spese per un album complesso. Se il disco fosse uscito per la Chemikal Underground, altre formazioni, inevitabilmente, avrebbero dovuto rinunciare a una pubblicazione griffata dalla label di Glasgow. Peccato che il lavoro, molto atteso, sia inferiore alle aspettative. Eccessi orchestrali in un dipinto fastidiosamente barocco. La genetica indole del gruppo si riscontra in "Child Killers" (a tinte cupe) e "Woke From Dreaming" (dolcezza zuccherina), ma sono eccezioni che non riescono a cancellare la mediocrità globale.
Consapevoli o meno dell'errore, due anni dopo i Delgados fanno tre passi indietro. Universal Audio, oltre a segnare il ritorno alla Chemikal, appare come il successore di Peloton. Squisitamente semplice, è un viaggio nel pop più effimero e puro, venato da una malinconia indolente. Melodie caracollanti ("Keep On Breathing" è una delle loro migliori canzoni in senso assoluto), accompagnate dalla voce di un'Emma ispirata ("Come Undome"), mentre Alun mantiene intatto il suo spirito narrativo ("Get Action!"). Violini e pianoforte sono compagni che si intrufolano raramente, senza mai tramutarsi in inopportuni protagonisti. La ritrovata immediatezza regala ottimi auspici per il futuro.
Emma Pollock solista
All'indomani della chiusura dell'esperienza con i Delgados, Emma Pollock decide di intraprendere la strada solista. Esce così nel 2007 Watch the Fireworks, opera licenziata da 4AD nella quale l'autrice scozzese si cimenta con un folk-pop dalle sfumature orchestrali.
Tre anni più tardi è la volta di The Law of Large Numbers, questa volta per l'etichetta di casa Chemikal Underground. Un album che sviluppa ulteriormente tali prerogative e affina la scrittura della Pollock, come testimoniano brani quali "I Could Be a Saint" e "Letters to Strangers".
Sei anni più tardi è la volta del terzo capitolo discografico, In Search of Harperfield. Un album attraverso il quale Emma Pollock esamina il suo passato affiancando agli afflati pop e folk un più largo uso di soluzioni orchestrali. Ma è la varietà delle soluzioni adottate, a fronte di una scrittura più a fuoco e ricca, a fare la differenza.
Le ispirate “Don't Make Me Wait” e “Clemency” prediligono l'eleganza alla frivolezza, e anche i capitoli ammantati da una intima sacralità come l'ariosa “Cannot Keep A Secret” o le più austere “Intermission” e “Alabaster” (quest'ultima recitata in punta di piedi) invitano l'ascoltatore a esplorare una dimensione privata, a prenderne parte, fino a lasciarsi trasportare dai dolci arpeggi della meravigliosa “Dark Skies”.
Anche quando la cantautrice scozzese decide di percorrere la strada più accidentata e sopra le righe, come nel caso di “Parks and Recreation”, un'impercettibile dose di garbo – o forse di pudore - impedisce all'insieme di scadere di tono. Il country-rock obliquo di “Vacant Stare”, le aspirazioni pop di “In the Company of the Damned” e il cantautorato folk di “Monsters in the Pack” arricchiscono una scaletta in continua mutazione, che si chiude infine sui battiti elettronici della trasognante “Old Ghosts”.
(contributi di Fabio Guastalla in "Emma Pollock solista")
Domestiques (What Are Records?, 1996) | 6 | |
BBC Sessions (Strange Fruit, 1997) | 5,5 | |
Peloton (Beggars Banquet, 1998) | 7 | |
The Great Eastern (Beggars Banquet, 2000) | 6,5 | |
Hate (Mantra, 2002) | 5 | |
Universal Audio (Chemikal Underground, 2004) | 6,5 | |
The Complete BBC Sessions (Chemikal Underground, 2006) | ||
EMMA POLLOCK | ||
Watch the Fireworks(4AD, 2007) | 6,5 | |
The Law of Large Numbers(Chemikal Underground, 2010) | 6,5 | |
In Search of Harperfield(Chemikal Underground, 2016) | 7,5 |
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