Un carico di responsabilità che gli Air evitano con cura, confezionando un album "solido" e posato, più esplorativo dei precedenti, ma ben ancorato al singolare gusto melodico della coppia; i due hanno insistito così tanto sulla "perdita dell'innocenza" che a momenti ci credevamo, ma l'irrequietezza naif che li ha sempre contraddistinti è ben presente tra questi solchi, che ispessiscono le dolcezze di "Moon Safari" in un turbinio di elettronica "seria", spandono qualche cupezza analogica ma poi riportano tutto a casa con improvvise accensioni di archi e melodie in viaggio attraverso il tempo.
Le influenze più evidenti in "10.000 Hz Legend" sono i Kraftwerk e i Pink Floyd, tra lo splendore della quadrifonia e la supremazia dei macchinari: le frivolezze miste a miele sono riservate ad un paio di pezzi, giusto la strumentale "Radian" con le sue eteree arpe che introducono fiati gentili e "People in the City", che rivanga i fasti del passato senza troppa nostalgia: il resto del disco accantona la poetica delle loro ballate in favore di un sound più maturo, che fa qualche passo indietro (meglio: di lato) rispetto a "Virgin Suicides" ed incrocia asperità elettrico/elettroniche e gentilissimi archi, tensioni e melodie. E' il caso di "Electronic Performers", il manifesto programmatico dell'album che inserisce arpeggi di chitarra su una solida base ritmica, di "Radio #1", esecuzione corale dal gusto vagamente kitsch ma intrigante all'eccesso, che vive di ritmiche tastiere e termina in un inaspettato tripudio percussivo. Ed è il caso soprattutto dei tre esperimenti finali: "Wonder Milky Bitch", "Don't Be Light" e la meno riuscita "Caramel Prisoner", che pulsano di elettronica attraversata da spruzzi nervosi e poi improvvisamente rilassati sul suono di chitarre arpeggiate con malizia, mischiano colonne sonore anni 70 e avanguardia, rock sinfonico e pop leggero con una disinvoltura forse eccessiva ma comunque gradevole.
Da lodare infine lo sforzo produttivo e di messa a fuoco del suono operato dai due parigini: tutto in 10.000hz Legend è perfettamente rifinito e serio, a marcare un ulteriore elemento di distinzione rispetto ad analoghi gruppi che affrontano simili tematiche con più faciloneria (Phoenix e Daft Punk. Persino il funky deviato di Beck ("The Vagabond") è trattato con rispetto forse eccessivo, soprattutto con riguardo agli scarsi esiti finali.
Chi dubitava della capacità degli Air di reggere un nuovo album “ufficiale” basandosi sugli stessi suoni e sulle ormai consolidate scelte melodiche è servito: questo è un gruppo in costante evoluzione, che ha avuto l'intelligenza di accorgersi che Moon Safari era irraggiungibile e se ne è allontanato di conseguenza. Ma il rimpianto per i tempi di "Sexy Boy" è forte.
(24/10/2006)