Nel campo musicale, quello delle collaborazioni è uno dei territori più delicati: occorre profondità di progetto e alta ispirazione da ambo le parti, più una certa dose di alchimia naturale e vicinanza di visione. Quella tra i Calexico e Iron&Wine prometteva bene, trattandosi di due artisti i cui ultimi lavori erano di un certo valore e le cui caratteristiche sembravano integrarsi a pennello. L'incontro tra Burns, Convertino e Beam risaliva a qualche anno fa e i tre si erano già ripromessi allora di comporre un giorno qualcosa assieme. Quel giorno è arrivato ed è nato così "In the Reins", Ep di sette tracce, tutte inedite e composte per l'occasione.
La partenza è subito su un buon livello: apre i giochi "He Lays in the Reins" e a regnare sono le spazzolate desertiche dei Calexico tra lap-steel, piano e percussioni tex-mex; un pezzo dalla melodia altamente evocativa, memore dei brani cantati di "The Black Light", affidata a Beam e a Salvador Duran, un tenore della scena flamenco di Tucson (dove il disco è stato registrato). Ruoli invertiti per "Prison on Route 41": se prima Beam fungeva da vocalist per i Calexico, ora è la band dell'Arizona a fare da accompagnatrice alle gesta di Iron&Wine. Il brano, piacevole, è frutto esemplare della tenera penna del barbuto cantastorie, pennellate di slide a profusione e incursioni di armonica e banjo nel corpo centrale.
La vera e propria cooperazione inizia dal terzo brano, quando le distinte personalità iniziano a fondersi e a esplorare territori un po' comuni e un po' alieni alla loro musica. "History of Lovers" si regge su un retroterra di chitarre ritmate e onnipresente slide al contrappunto, prima di sfociare in un tripudio di fiati; "Red Dust" è un'acida jam blues-rock per chitarra, armonica e organetto; "16, Maybe Less" è invece il classico lentone d'atmosfera, tanto di classe quanto incline a tediare. Purtroppo si tratta di brani palesemente di maniera, portatori di nessuna emozione e nessun sussulto di sorta.
A parziale riscatto giungono i contentini finali, dove nuovamente le strade tendono a separarsi. Il fumoso noir intessuto da "Burn That Broken Bed" porta il marchio dei Calexico, pronti a immergersi in un fosco blues dal quale esce, prezioso, un bel solo di tromba che porta il pezzo a morire. Meglio ancora e al livello del primo, riuscito, brano dell'Ep è il corale e accorato finale acustico prettamente Iron&Wine di "Dead Man's Will".
Non resta che tirare le somme di questo "In the Reins", che, se non manca di qualche momento gustoso, viene a deludere proprio laddove ci si aspettava chissà che, e viene a farlo in modo inspiegabile e sorprendente. Tra la tanta amarezza, emerge l'unico motivo di speranza: i brani migliori sono quelli in cui la collaborazione naufragata ha messo meno mano, lasciando dunque le aspettative per le rispettive prove in solitaria (attese per il 2006) ancora buone.
01/07/2019