Strana, stra(lu)na(ta) ragazza, Larkin; il suo mondo ti accoglie naive, denso e surreale di colori pastello squarciati, qua e là, da vulcani rosso porpora su tramonti rosa antico e blu cangianti fondali di vissuto, come nella sua homepage. La sensazione è, in un'antitesi apparentemente inconciliabile, di costante amoreggiare di cielo e terra, etere e carne, acqua e fuoco, come un'irresistibile attrazione tra poli dalle cariche opposte. La risultante è esclusiva e suggestiva: una voce che sa essere, al contempo, esile e profonda, desta e sognante, accostata all'orecchio e lontana come un'eco evanescente.
Larkin, nata a Memphis, cresce ai piedi degli Appalachi, in una famiglia di cantanti e violinisti, contesto stimolante e ricco di sfumature da guardare incantati, collezionare, e lasciarsene liberamente ispirare nella produzione di "Harpoon Baptism", disco d'esordio, dopo la militanza nei Dirty Projectors.
L'intro è un delicato convivio di voce, dulcimer, campanellini, ogni tanto visitato da fischiettii elfici; il registro cambia nella seconda traccia ("Going Out"), sorta di mantra della terra, abilmente cadenzato dalla batteria e riverberato da agresti rumori di fondo.
La tradizione folk signoreggia in "Pigeon Food", deliziosa fiaba di uccellini piccoli e teneri, per toccare punte di visionaria e celeste psichedelia nella lunga "Future Friend", in cui l'artista pare accarezzar/si esplorando ogni tonalità, dalla più sussurrata alla più virante verso il Sublime alto.
Dalle radici di secolari alberi sale il cantato quasi a cappella della title track, immagine, nascosta ai più, di streghe esotericamente affaccendate a preparare rituali della fecondità; dopo l'esorcizzante ninna-nanna al dulcimer di "Don't Come Down, Darkness" e la mitchelliana "Touch Me, Shaping Hands", chiude "White Water", soavemente strimpellata alla chitarra e cantata ai piedi di un ruscello rilucente di bagliori lunari.
È questo il primo passo di Larkin, che, dopo aver timidamente spiato dall'uscio le Signore Joni Mitchell, Linda Perhacs e la stessa Vashti Bunyan, incede dignitosamente nel focolare/folk.
19/07/2007