Matthew Friedberger, ormai lo ignorano in pochi, è una delle due menti dei Fiery Furnaces. Se entrambi sono fondamentalmente giocherelloni, e Eleanor - la voce principale - è l'anima poetica, Matthew è quella creativa. Non esattamente spirito razionale (ascoltare l'ultimo sbrindellamento pop di "Bitter Tea"), è in ogni caso una sorta di doppelganger della sorella, cioè il contraltare che ne mette in chiaro le intenzioni creative fornendo basi (dis-)armoniche sintetiche, dissonanti, spiazzanti (ma funzionalissime) nel migliore dei casi.
Se questi sono i presupposti, non stupisce che il motore immobile di questo progetto - per l'appunto la sua componente pseudo-intelligibile - abbia deciso di proporre la sua prova solitaria su lunga distanza (lunghissima, trattandosi di un doppio album). In pieno stile-Fiery Furnaces, l'opera prima di Matt Friedberger ha i tratti caratteristici del concept per voce e arrangiamenti eccentrici. La storia tratta di un possibile io autobiografico alle prese con un viaggio surreale (che terminerà in Giappone) dai risvolti pentecostali. L'apparato musicale è così significativamente suddiviso in due parti. Nella prima (dedicata alle canzoni pop) si distinguono l'unisono canterburyano voce-flauto di "Ruth Vs. Richard", l'attacco ritmico con gong e le nenie orientali di "Under The Hood At The Paradise Garage", le tastiere ribattenti di "Her Chinese Typewriter", l'Elton John (e i Procol Harum) sotto Lsd di "Up The River", il collage schizofrenico (ma non troppo fantasioso) di "I Love You Cedric", i tocchi raga e il Glass titanico di "Koyaanisqatsi" di "Motorman". Il resto è scrittura poco felice, incompleta e incolore, malsupportata da voce monotona, effetti digitali pacchiani e contorni strumentali ripetitivi (soprattutto da una batteria sempre uguale a se stessa): nient'altro che il lato più facile della sua estetica.
In "Holy Ghost Language School", seconda parte dell'opera altrimenti orientata a una specie di forma-composizione più o meno ardita, si salva ancora meno. Qui gli highlights comprendono "A Mystical Preparative To Lewdness", un lamento da muezzin contornato da piano e synth, "The Pennsylvania Rock Oil Co. Resignation Letter", ticchettio scordato su fraseggio seriale quasi Henry Partch, e "I Started Drinking Alcohol At The Age of Eleven", retaggio di piano decadente su base jungle.
Il primo disco, melodie azzeccate a parte, sembra una raccolta di outtakes del duo di provenienza, pure privata del profumo di Eleanor, la seconda è una collezione poco assortita di scatolame sperimentale. Rimane un certo coraggio nello sfogare il più possibile le (sorprendentemente poche e scarsamente utili) velleità creative di un genietto ancora troppo secchione indietronico in libera uscita. Abbiamo sopravvalutato il suo taglia e cuci in "Rehearsing My Choir"? Prima tappa ufficiale della neonata 859 Recordings. Collaborazioni sparute di John McEntire alla batteria.
15/10/2006
Cd 1: Winter Women
Cd 2: Holy Ghost Language School