Rezophonic

Rezophonic

2006 (Sugar)
rock

Rezophonic, leggiamo su sugarmusic.com, “è il nome dietro al quale si celano numerosi artisti della scena musicale alternativa italiana. L’iniziativa è di Mario Riso, storico batterista nel panorama rock italiano e socio fondatore del canale satellitare Rock Tv”. Rezophonic, inoltre, “sostiene il progetto idrico di AMREF Italia, che ha come scopo la realizzazione di pozzi d’acqua nel Kajiado, una delle regioni più aride dell’Est Africa, e del mondo, ai confini fra Kenya e Tanzania”. Una bella iniziativa, non c’è dubbio. E un discorso, quello musicale, che assume tutt’altra consistenza, perché in casi come questi non è del tutto possibile servirsi di un occhio meramente critico. O, meglio, non dovrebbe essere possibile, ma, visto che ci siamo, facciamo finta per un attimo di dimenticarci della causa prima di tanta bella iniziativa, e concentriamoci sul nudo fatto artistico.

Ci accorgiamo, così, che la musica contenuta in queste quindici tracce è a dir poco banalotta, andando a toccare un po’ tutti i cliché del cosiddetto rock alternativo italiano. La matrice “hard” (ma con quell'immancabile retrogusto “indie”) è, ad ogni modo, quella che più di ogni altra si lascia meglio individuare lungo l’opera, a cominciare dal singolo apripista di “Can You Hear Me?”, per accorgersi, poi, di avere qualcosina da spartire con certi Red Hot Chili Peppers (o almeno è questo il nome che immediatamente ci balza alla mente) in “Riso’s Beat” o di fare, ancora, proprio quel benedetto mestiere in “I’m Junk”. Ne “L’Uomo Di Plastica”, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro è alle prese con una di quelle solite ballate (ci siamo capiti…), così come Pau dei Negrita lavora con lo stampino (insomma, fa quello che gli riesce meglio) in “Qualcuno Da Stringere”. E’ la solita solfa “leggera”, insomma (“I Miei Pensieri”; “Black In Blue”).

Sbadigli e noia. Pennichella fatta con gli occhi aperti, senza nemmeno scomodarci per rimboccare le coperte. Rivoli acidi e synth nello strumentale “Alien”, i Malfunk (nomen omen) alle prese con “Non Ho Più Niente Da Dire” (che cos’è, una confessione?), un violino che fa capolino tra le pieghe di “Spasimo”, l’inutile remix di “Can You Hear Me?” e il duetto/duello batteristico tra Riso e De Piscopo in “Il Riso Di Tullio”: tutte operazioni che proprio non riescono (o non vogliono?) darci indicazioni diverse rispetto al nostro senso di dejà vu.

Ed è forse anche giusto così, perché, in tali circostanze, non contano i risultati artistici ma la nobile causa per cui si lavora. Perciò, prendiamo per buono anche lo speed-power-metal di “Spaces And Sleeping Stone” (i Fire Trails di Pino Scotto) e non stiamo troppo a pensarci. In fondo, se volete fare una buona azione, offrendo da bere a chi ha veramente sete, della musica non dovrebbe importarvi poi molto. E, quindi, non tenete minimamente conto di queste mie chiacchiere e del voto che le stelline qui sotto vanno a sommare, ma, piuttosto, compratevi questo cd, il cui packaging (con tanto di bel booklet pieno di foto) è forse l’unica cosa davvero degna di nota.

14/06/2006

Tracklist

  1. Can You Hear Me?
  2. Riso's Beat
  3. L'uomo di Plastica (intro)
  4. L'uomo di Plastica
  5. I miei pensieri
  6. I'm Junk
  7. Alien
  8. Qualcuno da stringere
  9. Non ho più niente da dire
  10. Spasimo
  11. Black In Blue
  12. Spaces And Sleeping Stone
  13. Puro Incanto
  14. Can You Hear Me? RMX
  15. Il Riso di Tullio

Rezophonic sul web