Angéle David-Guillou, musicista e cantante francese trapiantata a Londra, reduce da una formazione musicale spaziante dal cantautorato moderno al post-punk a cavallo tra gli anni 80 e 90, si è fatta conoscere per la prima volta in uno split di qualche anno fa insieme a Piano Magic e in seguito la sua voce, sottile ed emozionante, si è fatta apprezzare in alcuni brani compresi negli ultimi due album e in recenti Ep della band di Glen Johnson, non a caso suo scopritore e autentico mentore artistico. Ed è anche grazie alle amorevoli sollecitazioni di Glen che adesso è finalmente giunto il momento di un’opera interamente da lei scritta e interpretata, originariamente composta su un otto tracce casalingo e quindi realizzata con il fondamentale contributo di un altro componente di Piano Magic, il tastierista Jerome Tcherneyan, oltre che di Gwen Cheeseman degli Psapp agli archi e di Guy Fixsen (Laika), che ha curato il mixing e la produzione del lavoro.
Per quanto i paragoni con Piano Magic siano scontati e d’altronde i riferimenti percepibili in diversi passi dell’album, sarebbe decisamente riduttivo considerare “Klima” soltanto l’espressione più continua della voce che aggiungeva calore umano alle gelide basi elettroniche di brani quali “Disaffected” o “Incurable”, poiché si tratta di un’opera articolata e piuttosto varia, che rivela un’artista dal songwriting schietto, semplice e molto attento al suono stesso delle parole, strumento tra gli strumenti. Vi è tuttavia un tratto fondamentale che accomuna la scrittura di Angéle a quella di Glen Johnson, ovvero il mood e le tematiche dei testi, invariabilmente nostalgici e malinconici, nonostante un contesto musicale spesso lieve e sognante, oppure tendente a un pop elettronico a tratti fin troppo prossimo a quello di Bjork.
Già i primi due – splendidi – brani vedono Angéle narrare storie di abbandono e solitudine metropolitana su loop che s’intrecciano con arrangiamenti d’archi e increspature sintetiche (“The City”), oppure su atmosfere accoglienti come un caldo abbraccio e sognanti come quelle dei Cocteau Twins, richiamati dalle melodie morbide e dai dolci sospiri di “Flourescent Stars”.
Nostalgia e ricordi personali ricorrono in molti tra i brani più lenti e soffusi: è il caso delle fragili melodie di “I Love That Day” e “Why Does Everything Have To End?” – puntellate da vocalizzi che fanno tutt’uno con basi eteree, conferendovi movimenti cullanti e aggraziati, seppur sfocianti in lievi crescendo distorsivi – e soprattutto di quell’autentico scrigno di emozioni che è “The Lady Of The Lake”, brano dalla costruzione leggiadra, dedicato da Angéle alla memoria di un compagno di giochi, suicida ai tempi della sua adolescenza. È davvero impossibile restare indifferenti alla delicatezza della scrittura di questo brano, agli archi a profusione che lo caratterizzano, insieme ad appena qualche battito di drum machine, e alla dolcissima, eppure sobria, ripetizione finale “it’s not the end of the world, there’s always a second chance”.
Certo, in quest’album la dolcezza abbonda; ma non è tutto, perché a brani come quelli citati e come la conclusiva, quasi acustica, “The Damage Is Done”, fanno da contraltare tessiture elettroniche più pronunciate, attraverso le quali l’ombra di Bjork diventa invero un po’ troppo ingombrante: così per i bassi profondi che in “You Make Me Laugh” danno luogo a una sorta di trip-hop in versione dilatata, e per il ritmo incalzante e vagamente anni 80 di “Neverending”, ove folate di archi giocano con una distorsione che coinvolge anche la voce. All’incirca sulla stessa linea, ma in maniera decisamente più personale, si colloca pure “Her Love Is Happy”, con il suo suono liquido, gentili tocchi di xilofono e crepitii elettronici appena accennati.
Tuttavia, al di là di taluni passaggi “citazionisti” sopra evidenziati, il debutto di Klima resta un lavoro molto fresco e personale, che non solo conferma Angéle David-Guillou come una delle voci più espressive e seducenti dell’attuale panorama musicale, ma ne rivela in maniera compiuta la scrittura versatile, capace di palesarsi secondo registri moderni e tra loro diversi, ma sempre molto efficaci dal punto di vista comunicativo ed emozionale.
15/04/2007