Ministry

The Last Sucker

2007 (Megaforce)
industrial-metal
5.5

Eccoli arrivati al capolinea, i Ministry di Al Jourgensen, dopo ventisette anni vissuti tra rivoluzioni, cambi stilistici e passi falsi. “The Last Sucker” chiude una volta per tutte il cerchio attorno a una trilogia anti-George Bush iniziata nel 2005 con “Houses Of The Molè” e proseguita nel conceptRio Grande Blood”.

Quello che stupisce, al di là dei banali proclami politici, è la ritrovata forza di quelle fauci industrial-metal che riattualizzano parzialmente il fantasma di “The Mind Is A Terrible Thing To Taste”. "Let's Go" imbastisce immediatamente tonnellate di rabbia perversa, sfruttando campionamenti di dialoghi manipolati e assoli heavy-metal di derivazione Slayer. I suoni della chitarra di "Watch Yourself" vengono destabilizzati attraverso l'elettronica e le invettive di Jourgensen lasciate sprofondare in un marasma di effetti cacofonici, infilzati dall'avanzamento agguerrito delle percussioni, che mantengono abbastanza alta la soglia di godibilità in un contesto comunque privo di spessore.

Il premio per il brano più violento spetta forse a "The Dick Song", sorta di speed-metal del futuro, dotato di riff che si contorcono sotto la morsa di una melodia spietata. Ma non è tutto oro quel che cola: da anni i Ministry non sanno tenere testa alle esigenze di un album intero e il minutaggio di alcuni pezzi come la title-track appare francamente sproporzionato in rapporto all'ispirazione musicale. Jourgensen sopperisce con mestiere e trucchi produttivi d'alta scuola, che però non hanno niente a che fare con la creazione e l'assemblaggio di nuove idee fantasiose. Jourgensen è ormai un produttore che si limita a ripetere luoghi comuni e sempre meno un musicista. Detto ciò, c'è spazio anche per la cover di un classico dei Doors, "Roadhouse Blues", completamente traslato in chiave metallara. E la band deve anche aver assorbito i contatti con Jello Biafra, poiché "Die In A Crash" è il pezzo più punk che abbia mai scritto (ospite vocale Burton C. Bell dei Fear Factory).
L'apocalittica suite finale divisa in due parti "End Of Days" è una suite pirotecnica che campiona il discorso di addio alla nazione del presidente statunitense Dwight D. Eisenhower nel 1961 e sancisce il loro canto del cigno.

Questo è l'ultimo album di inediti firmato Ministry ed è probabilmente il più riuscito degli ultimi anni (nel limite del possibile). Jourgensen ha dichiarato che registrerà alcune cover prima di dedicarsi ad altri progetti. In attesa di quanto ci riserverà l'avvenire, “The Last Sucker” si rivela inaspettatamente ascoltabile nella sua superficialità di fondo.

24/09/2007

Tracklist

  1. Let's Go
  2. Watch Yourself
  3. Life Is Good
  4. The Dick Song
  5. The Last Sucker
  6. No Glory
  7. Death & Destruction
  8. Roadhouse Blues
  9. Die in a Crash
  10. End of Days, pt. 1
  11. End of Days, pt. 2

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