La poliedrica personalità artistica del chitarrista neozelandese Dean Roberts aggiunge un nuovo tassello alla sua lunga attività, grazie a quello che è ormai diventato il suo progetto principale, ovvero quegli Autistic Daughters che lo vedono affiancato da due musicisti austriaci di estrazione tra loro diversa, ovvero il batterista post-rock Martin Brandlmayr (Radian) e il bassista e sperimentatore elettronico Werner Dafeldecker (Polwechsel, The Year Of).
Se l’omonimo debutto della band, risalente al 2004, seguiva da presso la svolta slow-core di Roberts, confermandone le atmosfere rallentate e ombrose, le sette tracce di “Uneasy Flowers” segnano un punto ulteriore di ponderato sviluppo di trame sonore fatte di frammenti melodici che si dipanano attraverso variazioni graduali, tendenti ora verso un vero e proprio isolazionismo sonoro ed emotivo, ora verso strutture più complesse, solcate da note acustiche o sferzate da sofferte distorsioni elettriche.
Il suono dell’album è costruito su chitarre elettriche penetranti ed abrasive che, in loop, manipolate fino a produrre solo drone o semplicemente suonate e distorte, provvedono a fornire la base per le melodie sulle quali vengono forgiati tutti i brani, corredate ed accompagnate da corde acustiche dissonanti e maltrattate e dalla fredda e quasi ‘autistica’ voce di Dean Roberts.
Gran merito della band è quello di riuscire a rifinire il mood del lavoro con sottili tocchi di batteria, una misurata e particolarmente calda spruzzata di elettronica e sparse note di piano che arrivano ad illuminare e riscaldare la fredda atmosfera autunnale dell’album ove, a tratti, sembra risplendere un lontano e pallido sole.
L’esecuzione senza fronzoli e raffinata di ogni singolo brano, senza una nota fuori posto, dove sono i vuoti e la sottrazione a conferire valore aggiunto alla musica, fanno di “Uneasy Flowers” una raccolta che cattura anche sotto il punto di vista strettamente emotivo.
Anche i testi contribuiscono in maniera decisiva a rendere questo lavoro particolarmente coinvolgente: basato in maniera piuttosto libera su un personaggio chiamato Rehana, ne narra la storia con versi destinati a colpire l’ascoltatore ed a fissarsi nella sua memoria: la voce di Roberts, accompagnata dal solitario handclapping in “Rehana’s Theme”, quasi sibila: "You're a bunch of cunts / The lot of you / And everything is / moving slowly / for a king / who is slightly drunk".
Benché la lentezza dei movimenti e il mood dimesso siano tratti costanti di tutti i brani, in essi Dean Roberts offre un’ampia rassegna di “fiori difficili”, sotto forma di composizioni dalla superficie ostica e a tratti ruvida, ma che pian piano si dischiudono, rivelando atmosfere in grado di catturare tanto per le loro indolenti componenti melodiche, quanto per le loro nervose eppure moderate sfumature post-industriali. Ne risultano brani permeati da una latente sensazione di pioggia e da un dolente torpore di fondo, dissolto in strutture armoniche che nei brani più song-oriented sfiorano le atmosfere avvolgenti degli Early Day Miners, mentre in quelli maggiormente entropici riecheggiano la sofferta introversione dei Bark Psychosis.
Lungi, in ogni caso, dall’essere un album concettuale o esclusivamente di sperimentazione sonora, “Uneasy Flowers” regala alcuni brani memorabili: tra tutti “Gin Over Soured Milk”, nel quale su una strumentazione sparsa e discreta si inseriscono le chitarre distorte che riescono a saturare l’atmosfera più di un’intera orchestra all’opera, portando il brano fino al suo climax ove convivono rabbia ed emozione. O la conclusiva "Hotel Exeter Dining Room" che si imprime in fretta nella mente dell’ascoltatore: il passo è meno cadenzato rispetto agli altri brani, le voci più in evidenza, il piano e le chitarre, insieme a una ritmica coinvolgente, fanno sì che, alla fine del tunnel possa intravedersi una luce, una speranza dopo tanta tenebra.
L’oscuro sentiero che appare sulla copertina di “Uneasy Flowers” è stato percorso. Gli Autistic Daughters si sono spinti nella notte, verso l’ignoto, verso un futuro incerto e a tratti spaventoso. Esattamente come tutti, non possono sapere cosa li aspetterà poco più avanti. Ma ciò nonostante, anche questa volta, sono andati avanti per la loro strada, senza compromessi e senza esitazioni.
Del resto anche loro, come tutti, sanno che nella vita non esistono fiori facili da cogliere.
Ma per quanto malagevole possa risultare avvicinarsi a questi fiori difficili, il loro inebriante profumo ci dice che vale la pena di tentare.
27/02/2008