Ricevuta la benedizione da chi, come David Byrne, della contaminazione con la world music ha fatto uno degli aspetti più affascinanti della propria ricerca e produzione, riscontriamo, tra la fine e l’inizio dell’anno, la felice esistenza di un particolare genere che fonde il kuduro, tribalismo proprio dell’Angola, con tensioni techno al cardiopalmo.
I felici nunzi di questa buona nuova sono il collettivo Buraka Som Sistema, costituito da artisti di varia estrazione che, evocando lo spirito di Mia, ma anche dell’old rave school degli anni 90, iniettano nelle proprie, sincopate origini musicali il seme della follia di un’attitudine dance tipicamente occidentale.
Prima un falso Ep di dieci pezzi, “From Buraka To The World” (2006), poi, sul finire del 2008, “Black Diamond”. Dodici schegge di devastante coinvolgimento: il gemellaggio “Luanda/Lisbona”, pastone world tech percussivo al parossismo, la celebrazione del culo nevrastenico in “Sound Of Kuduro”, manifesto della danza diffusa nei ghetti angolani e importata in Portogallo, la molla pericolosamente tesa dalla meticcia Pongo Love nell’ossessionate ritornello wegue wegue (“Kalemba”), il testimone ceduto all’elastico Bruno M. (“Tiroza”), le cavalcate notturne, ai margini della città nella suite “New Africas”, il tocco dubstep dei Virus Syndicate nella title track.
Tutto vero. Ballare per credere.
(11/03/2009)