Dopo un atipico album di standard jazz, "Masque Femine", un live, "Message Volume One: Live Toronto DC", una cassetta con dentro cinquanta minuti di meravigliosa psichedelia, "Texas Working Blues", e un altro cd-r ultra limitato molto più sperimentale, "Two Nights Film", Christina Carter pubblica il suo quinto album del 2008 per la Kranky: "Original Darkness", l'unico verosimilmente ancora disponibile alla fine dell'anno. Sarà anche per questo motivo che il nuovo disco sembra più curato dei suoi predecessori: nella scrittura, nella registrazione e anche nel missaggio.
La Carter si è occupata di ogni aspetto delle dieci canzoni di "Original Darkness", registrate in perfetta solitudine durante l'inverno 2006/2007 a Northampton, nel Massachusetts, dove Christina ha portato oltre alle sue chitarre anche qualche tastiera. Ed è proprio la cura negli arrangiamenti a farsi notare immediatamente durante l'ascolto delle nuove canzoni. E' il caso della spettrale "Capable Of Murder", dove la chitarra acustica e il canto sibilante di Christina sono arricchiti da un lieve tappeto di sintetizzatori che dona alla canzone una veste spettrale degna delle migliori uscite della Ventricle.
I testi della Carter sono anche questa volta intrisi di un profondo senso di dramma, sottolineato dallo stile asciutto del canto e dalle parole talvolta criptiche e allusive.
All'interno della scaletta non mancano i caratteristici blues dei Charalambides, il gruppo che Christina divide con Tom Carter da vent'anni: “I Do Not Love A Woman” e “Suffering” sono due litanie essiccate al sole del deserto texano, canti strazianti accompagnati da poche aride note di chitarra.
Si spinge oltre la canzone che chiude l'album, sommando in qualche modo gli elementi peculiari del disco: "Do You Recognize My Voice" è una preghiera laica alla Brendan Perry, sospesa in uno spazio-tempo irreale, apparentemente spogliata di tutto, ma in verità ridotta alla minima essenza. A quella "Original Darkness' preannunciata nel titolo del disco.
26/10/2008