Have A Nice Life

Deathconsciousness

2008 (Enemieslist)
gothic-rock

Cinque anni. Tanto ci è voluto a Have A Nice Life, duo del Connecticut, per realizzare e pubblicare questo “Deathconsciousness”, lavoro ambiziosissimo che grazie al passaparola sta conoscendo una diffusione a macchia d’olio, al punto da autorizzare a parlare di un piccolo culto sotterraneo.

I due (Dan Barret e Tim Macuga, impegnati in altri progetti per la Enemieslist, etichetta casalinga/esoterica a metà tra dark e black-metal) sembrano avere ben chiare le idee, tanto da sbilanciarsi debuttando con un doppio concept-album gotico dai toni altisonanti, da loro stessi definito "the most depressing record in the history of music".
La morte, lo scorrere del tempo, la consapevolezza di una fine certa infestano i solchi dei due dischi, manifestandosi in versi pregni di simbolismi religiosi, tanto da spingere un professore universitario a commentarli in un libro di 80 pagine che costituisce il booklet del disco (!).
Ma prima di tutto ci sono gli ottantacinque minuti di musica contenuta in un'opera che definire "disco" può persino apparire riduttivo.

È piuttosto un’esperienza di vita, un diario lungo e sofferto di parole e anime fluttuanti che grondano sangue in un tempo non ben definito e in uno spazio senza coordinate; un flusso sonoro impalpabile nella sua essenza, eppure denso e colmo di tragicità, di colpi a fuoco e pause meditative. Nel suo dipanarsi, “Deathconsciousness” esplora gli angoli più nascosti e reconditi dell'esistenza, e passa in rassegna emozioni e sentimenti in un tunnel di immagini buie e soffuse, tra ombre e chiaroscuri.
Non c'è spazio per visioni limpide e serene, il suono forgiato dai due fa pensare a un magma ribollente color nero pece, inquietante come il Marat morto in copertina.

Musicalmente parlando, non ci troviamo di fronte a un semplice copia-incolla di stilemi dark: rielaborando vent’anni di gotico e post-punk, lo shoegaze più etereo e la drone-music, il duo dà alle stampe un lavoro monumentale, dotato di un’emotività spinta agli estremi, un vero e proprio viaggio a cavallo fra inferi e purgatorio, lungo un sentiero tracciato da gruppi come Lycia, Cindytalk e My Bloody Valentine.
È così che, tra paesaggi deserti, nebbia e alberi che si stagliano su orizzonti indefiniti, si apre “A Quick One Before The Eternal Worm Devours Connecticut”, con una chitarra acustica inghiottita da un vortice cosmico che si ripete, fino all’incedere malinconico di “Bloodhail”, con una drum machine poderosa à-la Sisters of Mercy e voci quasi piangenti che si incrociano.

Quasi ogni canzone è un gioiello. A cominciare da “The Gloom”, così soffice, eppure completamente annegata in una distorsione degna dei My Bloody Valentine. Ma sono sublimi anche il cerimoniale di “Who Would Leave Their Son Outh In The Sun” e l'apoteosi di “Hunter”, industrial-gothic che passa dalla quiete alla tempesta in quasi dieci minuti di crescendo, fino all’estasi finale.

Quello degli A Nice Life, però, non è un universo impenetrabile: “Telephony”, ad esempio, è una delicatissima pop-song in chiave gotica, e non mancano anche impennate più "rock", come “Deep, Deep”, un manifesto del loro crossover che incrocia dark-wave (archi sintetizzati, voce impostata) e industrial-rock (drum machine, basso distorto), mentre “Holy Fucking Shit: 40,000” parte electro-pop, innalza un ritmo pesantissimo e martellante e si chiude con una chitarra acustica evanescente.
A chiudere il tour de force, la litania di “I Don’t Love”, cantata da una voce filtrata e soffocata in una nube di riverberi e disturbi, e il mastodontico finale di “Earthmover”, con una distorsione fragorosa che sovrasta una tenue melodia di pianoforte, come dei Nine Inch Nails più epici.

Impressionante per tutta la durata del disco è il lavoro sulle voci, quasi sempre trattate, a formare intrecci di controcanti, ora solenni e sacri, ora colmi di sincera disperazione.
“Deathconsciousness” è un disco immane, profondo e fuori da ogni moda: davanti a tanta maestosità (concepita con metodi a dir poco primordiali, secondo una rigida etica do it yourself) non resta che restare in religioso silenzio e farsi investire dal flusso della corrente.

P.S. Il disco non si trova nei negozi: bisogna ordinarlo scrivendo una mail al titolare della Enemieslist, all'indirizzo dan@enemieslist.net; per ulteriori informazioni visitare il sito www.enemieslist.net

01/03/2008

Tracklist

Cd 1: "The Plow That Broke The Plains"

  1. A Quick One Before The Eternal Worm Devours Connecticut
  2. Bloodhail
  3. The Big Gloom
  4. Hunter
  5. Telephony
  6. Who Would Leave Their Son Out In The Sun
  7. There Is No Food

 

Cd 2: "The Future"

  1. Waiting For Black Metal Records To Come In The Mail
  2. Holy Fucking Shit: 40,000
  3. Deep, Deep
  4. The Future
  5. I Don't Love
  6. Earthmover

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