Quando nel 2003 venne pubblicato il bellissimo "Dead Cities, Red Seas & Lost Ghosts", s'era gridato al miracolo. Autori di quello che fu un vero e proprio successo discografico, con tanto di canzone a sfondo di uno spot, erano gli M83, ovvero il duo Nicolas Fromageau-Anthony Gonzalez, formatosi ad Antibes, in Francia, due anni prima.
Il loro disco, all'epoca, fu una folgorazione. Un album che, come pochi altri negli anni 2000, seppe rivitalizzare lo shoegaze, sciogliendolo dalle briglie che lo tenevano legato a vecchi stilemi. Se erano state poste al bando le chitarre distorte dei My Bloody Valentine, maggiore influenza avevano i profumi dolci e intensi degli Slowdive. E se il gioiello del 2003 poteva ancora vantare qualche chitarra, ecco che coi nuovi due lavori, rispettivamente quello del 2005 e quello del quale vi stiamo parlando, la componente zuccherina si accentua in maniera esponenziale e ciò, diciamolo pure subito, va a scapito della naturale spontaneità delle opere precedenti.
I primi due album brillavano d'una luce propria e intensissima, mentre ora sembra tutto, con le debite eccezioni, appiattirsi in un poco convincente ibrido pop-shoegaze. Il risultato finale stenta a convincere, risultando condizionato soprattutto da una seconda parte del tutto deludente.
L'iniziale "You, Appearing" si snoda fra un pianoforte, una dolcissima voce eterea e una miriade di riverberi da brividi. La meteora pop che risponde al nome di "Kim & Jessie" brilla prononendo un sound avvolgente, perfetto per l'ascolto in auto nelle giornate di sole. E se "Skin Of The Night" gioca su toni vagamente gothic, la successiva "Graveyard Girl" strizza l'occhio - per usare un eufemismo - ai Pet Shop Boys.
Ma d'ora in poi, a parte il caleidoscopico mondo di "Coloeurs" e "Dark Moves Of Love", la qualità scade in maniera vertiginosa, e si passa da paraculismi zuccherosi, leggasi "Too Late" e "Up!", a brani d'una stucchevolezza impressionante, come la traccia conclusiva: undici minuti e undici secondi piatti e noiosi.
Tirando le somme, potremmo parlare di un lavoro semplicemente non riuscito.
Un disco probabilmente anche troppo lungo e che propone una formula che, col passare dei minuti, diviene melensa e noiosa. Sarà per la prossima.
06/04/2008