Yashenko Sotomayor e Lech Walesa, Mambro e Fioravanti, Lula, la Golf, l’ARCI e il Toblerone.
Ebbene sì, sono tornati gli Offlaga Disco Pax, gli autori di quel “Socialismo tascabile” che nel 2005 provocò un piccolo terremoto nel letargico mondo dell’indie italiano, fossilizzato tra gruppi ormai di fama conclamata e artisti ancora di nicchia.
Odiati o amati senza mezze misure, agli Offlaga gl’importa ‘na sega delle aspettative che li circondano e per questo secondo album non cambiano la loro formula, ritornando con i soliti racconti del reci-cantante Collini su sfondi sonori debitori tanto all’elettronica di Kraftwerk e Suicide quanto al post-rock dei loro amici Giardini di Mirò.
In realtà, però, solo superficialmente tutto resta uguale, tra “Bachelite” e il suo fortunato predecessore ci sono forse lievi ma sostanziali differenze, nei testi, in cui si respira un’aria tutto sommato meno politica, e nella musica di accompagnamento, che subisce un sensibile passo in avanti.
Se è vero che l’iniziale storia dell’antipatica Carlotta di “Superchiome” e il racconto dell’epica impresa sportiva del compagno Yashenko, con le sue svisate di moog, in "Ventrale" possono facilmente apparire copie di pezzi passati, già nella divertente “Dove ho messo la Golf?” – storia di macchine, vigilasse fate, poliziotti briscolari e presidenziali brasiliane – con i suoi ottimi synth stile “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e gli incroci tra chitarra e piano si può denotare una maggior ricercatezza musicale.
Ricercatezza che cresce man mano nel disco, da “Cioccolato I.A.C.P.” - storia di degrado urbano che sfocia in un pompino in cambio di pane e toblerone - nel cui post-rock s’insinua un violoncello, passando per “Fermo!” – la lotta per l’autodeterminazione del chirocefalo sui monti sibillini - con un altro mirabile lavoro dei synth, per arrivare a “Onomastica”, che addirittura ribalta i canoni mettendo in secondo piano il racconto per concentrarsi sulla musica in cui convivono un basso pulsante, una batteria accelerata, elettronica alla deriva e, su tutto, le divagazioni taglienti e improvvisate di un sax, suonato da Andy dei Bluvertigo.
Il cambiamento però è anche dal punto di vista dell’espressione emotiva, se “Socialismo tascabile” era un resoconto quasi asettico, l’esplosione di rabbia e sdegno nel pre-finale di “Sensibile”, sulla vicenda Mambro-Fioravanti, e il commovente ricordo del padre in “Venti minuti”, con tanto di transfert emozionale alla Erri De Luca di un commilitone che vede nel figlio la figura del amico defunto, infondono sprazzi di umanità finora sconosciuti nel lavoro del gruppo emiliano.
“Bachelite”, insomma, è il disco di un gruppo in crescita, non immobilizzato in uno standard, ma alla ricerca di un progresso ulteriore nel proprio stile, un album che va ascoltato seguendone bene le sfumature e andando oltre la prima impressione. Poi, se volete, divertitevi pure a ipotizzare i nomi del fonico e del cantautore protagonisti di “Lungimiranza”, un po’ come fu per il commesso di “Tono metallico standard”.
Senza farvi distrarre troppo però, ché l'avanzata degli Offlaga Disco Pax è come quella del chirocefalo, lenta ma caparbia, contro chi, come tanti, avrebbe già voluto dir loro "Fermi!".
15/02/2008