Marco "Morgan" Castoldi, leader indiscusso dei Bluvertigo, ha i capelli di un arancione energico. Ma la ricrescita inizia a svelare il suo colore naturale. Non è un elemento trascurabile per un intellettuale della musica leggera deciso a controllare nei minimi dettagli ogni aspetto della sua carriera. Se in questo momento c'è una band in Italia determinata in tutto ciò che fa, dalle apparizioni televisive ai videoclip, dai concerti al look, dalla grafica dei dischi alle session fotografiche, quella band si chiama Bluvertigo. E poi c'è la loro musica. Un intrigante miscuglio di cantautorato italiano, new wave ed elettronica inglese, funk e molto altro.
Di fronte a cotanta spocchia ci si era già preparati con i coltelli ad aspettare al varco il primo errore, ma neanche l'uscita di "Zero" darà modo di parlar male di loro, perché il disco è superiore alle aspettative e non potrà che consacrare definitivamente questa pop band italiana, dopo che ci hanno già pensato il pubblico e gli Mtv Europe Music Awards.
"Zero" viene presentato come l'ultimo capitolo della "trilogia chimica" iniziata nel '95 con "Acidi e basi" e continuata con "Metallo non metallo". "La trilogia è nata sin dall'inizio come tale. Avevo capito che con il primo disco non sarei riuscito ad esprimere tutto il potenziale di anni di incomprensioni, rinunce e aspirazioni. 'Acidi' rappresentava l'infanzia a-problematica. 'Metallo' fu il distacco, l'adolescenza. 'Zero' è il superamento dialettico di tutto questo. Una liberazione, non un annullamento nichilista. L'ideale chiusura di un cerchio. Ma per poterlo davvero inscenare avremmo dovuto avere sessant'anni e una carriera alle spalle, quindi questa saggezza è stata solo ipotizzata".
L'album contiene un brano a dir poco ambizioso, "Numero", dall'audace arrangiamento per archi, frutto della collaborazione con il compositore di musica contemporanea Carlo Carcano. Può essere un'indicazione per il futuro dei Bluvertigo? "Sicuramente ci sarà un mio progetto insieme a Carcano. Sarà un incontro di pop e musica colta, che è sempre stato il mio pallino, lungo 30-40 minuti, partendo da un nucleo centrale come nella musica classica. Sarà come il primo tempo di una sinfonia leggera. Qualcuno c'aveva già pensato negli anni Settanta con la musica progressive, ma ora c'è una maggiore padronanza della scrittura melodica per evitare inutili barocchismi".
Ma ha ancora senso parlare di musica pop? Già nel lontano 1985 Morrissey ne aveva annunciato la morte. "Chiunque si senta un genio prima o poi viene fuori dicendo che ciò che lui stesso fa è morto. Carmelo Bene dice che il teatro non esiste, che è un ricettacolo di morti. Sting ha detto che il rock è morto. David Bowie lo aveva rappresentato uccidendo la sua creatura Ziggy Stardust. Il pop potrebbe essere un terreno molto fertile, vi si può buttare dentro la letteratura e anche la scienza. Non può essere solo divertimento o protesta. Ma spesso viene sprecata l'occasione di dire qualcosa con i testi. Si cerca solo il birignao poetico. Io ho ovviato ai problemi della lingua italiana, così spigolosa e dura, con la prosaicità e tenendo in massima considerazione il significato di ciò che canto. L'unico modello italiano può essere considerato Franco Battiato (ospite in "Zero" e con cui Morgan ha collaborato in "Gommalacca", ndr). Per il resto ci sono troppi paletti, troppe divisioni. Per questo stimo i Pink Floyd e Bowie nelle sue trasformazioni, nelle sue svolte soprattutto concettuali".
E' un nome ricorrente quello del "Duca Bianco". La sua influenza sui Bluvertigo, insieme ai Depeche Mode, è innegabile. Di Bowie in "Zero" viene proposta la cover di "Always crashing in the same car", dall'ottimo "Low". "Adoro il periodo berlinese di Bowie. Fu veramente il punto di rottura tra arte bassa e alta. Prima il rock serviva solo a far incazzare i genitori. Poi ci furono lui, Brian Eno, i Roxy Music. E i Velvet Underground. 'Always crashing' è stata scelta perché rappresentava bene il tema dell'album, la circolarità. E poi mi sembrava che il brano aspettasse di essere smascherato, svelato nella sua vera essenza".
Prima di congedarsi Morgan trova il tempo di infilare veloci commenti su tutto, da internet ("tra tante informazioni ci sarà una selezione naturale, darwiniana") al pubblico dei Bluvertigo ("una società di individui che formano un grande paradosso sociale"), l'imminente tour ("saranno concerti hi-fi, dalla fedeltà sonora al di sopra degli standard") e le sue produzioni musicali di La Sintesi e Soerba ("cerco di essere molto presente nei miei lavori, ma è presto per parlare di una vera scuola "à la Morgan"").
Non c'è dubbio che quest'uomo farebbe la fortuna dei presentatori di talk show. Probabilmente ce lo ritroveremo presto da Maurizio Costanzo a presentare senza falso snobismo il suo primo libro, "Dissoluzione", edizione Bompiani, che raccoglie i suoi testi. Ghezzi e Sgalambro l'hanno definita "una strana forma di scrittura". Sembra un complimento... "Il mio unico timore è che possa essere considerata poesia", conclude Morgan. A suo modo, un "poeta".