Nel fervido e poliedrico panorama dalla modern classical, che di recente sta attirando una crescente e meritata attenzione, accanto a tanti artisti che esprimono la propria sensibilità spesso attraverso (auto-)produzioni sotterranee, si sono affermati pochi nomi importanti, il profilo dei quali tende ormai a distaccarsi dall'ambito della musica indipendente per essere annoverato in quella c.d. "colta". C'è poco da stupirsi, allora, se del nuovo lavoro del compositore di origine tedesca Max Richter si occupano anche alcune "terze pagine" di importanti quotidiani internazionali, com'è avvenuto in occasione della presentazione delle peculiari idee alla base di questo "24 Postcards In Full Colour".
Sì, perché innanzitutto non si tratta di un album vero e proprio, quanto invece della risultante di un esperimento compositivo, principalmente destinato non alla fruizione su disco ma alla realizzazione di installazioni post-moderne estemporanee. In breve, Richter ha deliberatamente autolimitato la propria vena compositiva, contingentandola in brevissimi frammenti sonori dalla durata media di poco più di un minuto (e nessuno dei quali più lungo di tre) e lavorando attorno al concetto di ringtone. E di una sorta di suonerie si tratta nel vero senso della parola, se è vero che sono intese alla produzione di performance nelle quali il pubblico possa riceverle sotto forma di sms, contenenti una o più di queste tracce che, suonando secondo un ordine casuale, daranno luogo a un risultato complessivo ogni volta diverso.
Considerate singolarmente, così come le si ascolta su disco, le ventiquattro istantanee sonore proposte da Richter (corrispondenti ad altrettante immagini, visualizzabili su un sito ad hoc) sono il prodotto di uno sforzo concettuale volto a racchiudere in brani così brevi e giocoforza semplici i vari elementi che già caratterizzavano le sue opere precedenti, cercando ciononostante di dar loro una forma quanto più possibile compiuta.
Supportato da un quintetto d'archi, Richter si cimenta quindi in questo non agevole esercizio, fornendo ampio saggio dei caratteri della sua musica. Il lavoro ruota infatti intorno a tre capisaldi, individuabili nel semplice minimalismo pianistico, nell'impostazione cameristica degli archi e nelle costanti increspature elettroniche, operanti sotto forma di field recordings, oppure in sede di filtraggio elettronico di strumentazioni reali.
Mentre queste ultime spesso si risolvono in poco più che meri esercizi di stile, coerenti se accessori a brani più complessi ma malfermi se presi in solitario, i brani di archi e pianoforte spaziano dalla malinconica compassatezza alla leggiadria, dall'arioso romanticismo a sinistre atmosfere notturne, lasciando col fiato sospeso all'incessante succedersi di soluzioni sonore di semplice naturalezza e dai ricorrenti contorni cinematici.
Nonostante la scelta alla base di "24 Postcards In Full Colour" sia inevitabilmente limitante, in questi brevi frammenti Richter dimostra notevole disinvoltura d'approccio al formato miniaturale, interpretando queste "cartoline" come qualcosa più di una narcisistica prova delle sue capacità compositive e riempiendole di obliqui e multiformi connotati emotivi, che nella loro impressionistica mancanza di definizione rendono alla perfezione l'idea di istantanee di momenti che potevano essere e non sono stati, al pari di ipotetici brani più lunghi, dei quali le composizioni qui raccolte possono considerarsi elementari bozzetti preparatori.
24/08/2008