East Rodeo

Dear Violence

2009 (Trovaribato et al.)
art-rock, jazz-rock
6.5

Già formidabile trio acustico animatore delle feste studentesche del downtown patavino nei primi anni 2000, gli East Rodeo trasferiscono stabilmente le loro pulsioni creative (ritmi sincopati slavi, improvvisazioni burlesche, dotte escursioni strumentali) ai live set a partire dal 2003. Il subentro del poderoso drumming di Federico Scettri e l’ingresso in qualità di guest del videoartista Michele Sambin (anche seconda voce e sax contralto) permette loro di approdare alla prima registrazione ufficiale, “Kolo”, collezione dei loro primi brani coinvolgente ma non certo degna delle loro esibizioni dal vivo. Estemporanei (emblematico il concerto sotto la pioggia per pochi fedelissimi in quel di Noale nel settembre 2005), voraci e imprendibili, i loro show fanno davvero il paio con il nuovo rock-in-opposition dei Mariposa.

Non è un caso che la label curatrice del loro secondo lavoro su lunga distanza, “Dear Violence”, sia proprio la Trovarobato. Ma “Dear Violence” segna soprattutto il punto di maggiore allontanamento dalle loro origini, che assomiglia ai nuovi Zu di “Carboniferous”.
“Soldato NATO”, il manifesto del nuovo corso e uno dei loro picchi artistici, frulla esplosioni industriali degne di Reznor, sibili stridenti e interludi free-jazz, in una piece che procede per strappi irrazionali, e si conclude in un caos martellante. “Clown” (una filastrocca bruta Beefheart-iana che nel bridge industriale aggiorna la classe improvvisativa di un tempo) e “Same Step” (strofa jungle-techno e ritornello post-hardcore, con una serie di effetti elettronici dissonanti) sventrano la forma-canzone a loro modo.

La sonatina concreta per cigolii alla Pierre Henry che apre “Medezhija” (che poi sfuma in jazzcore con intermezzi tribali electro) fa il paio con il saggio Bill Bruford-iano che apre “Transiraniana” (poi anti-prog serioso con twang atonali e crescendo di distorsione).
Anche il brano più affine all’epoca del primo album (come in quel caso cantato in italiano), il dadaismo Zappa di “Ultima volta che il pesce abbocca”, preferisce dare spazio ai suoni disturbanti vintage (che quasi evocano i Fifty Foot Hose).
Così “Puz”, la più instabile e schizofrenica, passa da placida meditazione-cantata a sfuriata per voci moltiplicate e fiondate free-form, e “For My Mouse” è un crescendo (o meglio un “intensificando”) che increspa una rarefazione di chitarra, incamminandosi via via in una furibonda jam sincopata.

Molto più “industria malata” che “rodeo burlesco”, l’onda d’urto della band italo-slava deve più di qualcosa ai marchingegni elettronici di Alfonso Santimone (non più solo timoniere del suo rhodes vorticante, ma anche provetto fabbro di live electronics, nastri, campioni) che spadroneggia un po’ ovunque. E’ ugualmente un cambio politicamente scorretto, una malversazione calligrafica, un rattrappimento, una cancrena stilistica che scarnifica senza troppi complimenti il loro sense of humour originario. L’omaggio alla violenza, ben oltre la vaga canzonatura del "Dear Science" di Adebimpe & co., sta anche nel non dimenticare (la guerra civile albanese, Sarajevo, Tito, Milosevic, il fondamentalismo religioso).

30/11/2009

Tracklist

  1. Soldato NATO
  2. Transiraniana
  3. Same Step
  4. Clown
  5. Medezhija
  6. Ultima volta che il pesce abbocca
  7. Puz
  8. For My Mouse

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