Non credo sbagli chi reputa i Franz Ferdinand fuori tempo massimo. Difficile definire altrimenti una rock band da singolo nell'era in cui i singoli non vendono più, e che ha quale ispirazione qualcuno che aveva l'età dei suoi membri una trentina d'anni orsono. Eppure, nel complicato mercato discografico odierno, Kapranos e soci si sono trovati nella corrente giusta e hanno avuto un discreto successo, dividendo gli appassionati riguardo i propri meriti reali.
Amati dai sostenitori della musica vera e odiati dai sostenitori della musica vera - concetto che evidentemente si presta a più interpretazioni - gli scozzesi hanno continuato a remare contro i canoni contemporanei, prendendosi una lunghissima pausa proprio nel loro momento d'oro.
"Tonight" è il frutto della pulsione autodistruttiva dei Franz Ferdinand che, partendo dalla consapevolezza di non essere né fenomeni né scartine, potrebbe rivelarsi al tempo stesso la migliore strategia di marketing percorribile. Insomma, storia recente dice che cantarsi addosso porta comunque al declino: tanto vale fornire al pubblico sollecitazioni nuove. Ecco dunque spiegati i quattro anni di iato e l'innegabile maturità con cui la band si ripresenta, elemento necessario per superare i propri limiti.
Geometrizzare il chiasso dell'esordio, trovare un suono che sia qualcosa di diverso dal puro schitarrare, evitare l'effetto zibaldone di "You Could Have It So Much Better". I Franz Ferdinand versione 2009 non sono più quattro ragazzini con la chitarra, ma veri musicisti che hanno trovato quadratura e compattezza, sia come affiatamento sia come corposità di suono. La novità più evidente è il massiccio uso dell'elettronica, ma ad essere cambiato non è solo questo. Sostanzialmente Franz Ferdinand resta una rock party band un po' atipica, perché, per indole personale, a segnar punti più che il groove è sempre la mano pesante sulle corde. E' venuta meno però quella certa predominanza chitarristica del passato e il piglio s'è fatto molto più funky e bassoso.
Il nuovo album, poi, è compiutamente tale e non solo un'accozzaglia di singoli - come il secondo - o un unico singolo (come il primo): in più vanta arrangiamenti interessanti e ben curati. Certo, la ricerca dell'impatto immediato resta prerogativa indefettibile: la coralità nell'uso delle voci e il passo danzereccio della bomba d'apertura "Ulysses" danno vita a un tre minuti sfacciato come pochi. Il punto è che i Franz Ferdinand oggi non sono più solo questo: la delicata melodia da spiaggia "Send Him Away" - su arpeggi di chitarra elettrica e tastiere - e quella saporitamente british e sopra le righe di "Twilight Omens" - giro di piano tenebroso e scariche di chitarra - col rock hanno null'altro che una parentela.
Fra gli svariati progressi tecnici, necessario plauso merita la voce di Kapranos: aspra, ammiccante, ricca di sfaccettature (su tutte "Ulysses" e "What She Came For"). La padronanza acquisita dal gruppo è palese, laddove si noti come suoni ancora spigoloso pur avendo trovato una forma levigata ("Bite Hard", esplosiva cavalcata su spintoni di elettrica e synth, con tanto di assolone finale) e come la miscela renda allettanti idee non proprio di primo pelo (il disco-funky tribale "Can't Stop Feeling"). I limiti della formula emergono solo allorquando i territori si allontanano dal solido sostrato rock: la disco di "Live Alone" ha un che di precotto, mentre suona ancora pretenziosa l'epopea di "Lucid Dreams", che pure porta in dote una buona coda elettronica.
Il bilancio complessivo, nonostante un calo nella seconda parte dell'album dovuto alla presenza di canzoni meno valide, è pienamente soddisfacente: gli scozzesi tirano fuori un lavoro solido, che resta facilmente in testa senza dire banalità, tanto eclettico da andare da un pastorale voce e acustica ("Katherine Kiss Me") a un velenoso e sensuale funky elettrico ("Turn It On") senza per questo disunirsi e perdere in coesione interna.
La dignità artistica mostrata in "Tonight" è un bello schiaffo in faccia a tutti i detrattori preconcetti.
17/01/2009