Ultimo disco registrato con il chitarrista Ninni Morgia, “Blood Moon Riders” è un ritorno alle origini per la band newyorkese dopo la recente infatuazione hardelica (infatuazione che, personalmente, trovo ancora oggi piuttosto forzata).
Ad ogni modo, per quanti erano rimasti delusi dalla pochezza espressiva di “The Risk Of Gravitation”, questo nuovo lavoro potrebbe essere un buon pretesto per riavvicinarsi alle sorti della band, qui completata da Adam Kriney (batteria, percussioni) ed Evan Sobel (basso, piano elettrico).
“Blood Moon Riders” è un discreto compendio di heavy-psichedelic/prog che, come d’abitudine, ormai, ci porta in giro per gli anni Settanta, puntando dritto anche verso certe sonorità del Sol Levante (Flower Travellin’ Band, perché no?).
Se è innegabile che con la dipartita di Ninni Morgia la band abbia perso qualcosa in termini di spontaneità, avventurandosi verso territori più “metallici” che poco le si addicono, è pur vero che la presenza del chitarrista di origine siciliana riusciva a trascinare la band in un vortice musicale in cui muoversi con assoluta tranquillità, risultando apprezzabile anche quando, in fin dei conti, non faceva altro che rispolverare sonorità digerite da anni.
Forse non ai livelli di “Tonal Ellipse Of The One” e ben che meno dell’ottimo “Love Love Love”, questo nuovo lavoro poteva, comunque, rappresentare un buon punto di partenza verso nuovi scenari musicali. A confermarlo, oltre agli inni intergalattici di “Zunblazer” e “A Drifted Memory”, vi sono le due parti di “Ballad Of The Hot Ghost Mama”, con la sei corde a tingere d’assoluto una notte qualsiasi di una stagione qualsiasi.
Con questo lirismo verticale, Ninni dimostra di essere tremendamente a suo agio, supportato da una sezione ritmica tonica ed esplosiva quanto basta. Peccato, però, che il sodalizio sia finito poco dopo…
07/01/2009