Telekinesis

Davvero interessante l’esordio di questi Telekinesis, quartetto guidato dal chitarrista e cantante Michael Benjamin Lerner, con base operativa nel cuore nevralgico di Seattle. Prodotti non certo dall’ultimo arrivato, ma anzi da uno dei più influenti teoreti della più recente grammatica indie americana, vale a dire Chris Walla dei Dead Cab For Cutie (tra i modelli palesemente dichiarati dalla band), i Telekinesis sono riusciti ad assemblare un album delizioso e felicissimo di guitar pop educato e cantabile, che pare ritradurre in musica l’hard-disk composito di uno studente medio di college americano consumatore compulsivo di indie-pop multistratigrafico, spaziante dagli Shins ai Nada Surf, passando per Weezer e Spoon, fino a lambire i Fountains Of Wayne, in una sorta di meta best of del (non) genere in questione.

Quello che alla band non manca sono senz’altro le buone canzoni e da questa prospettiva i Telekinesis dimostrano di saper modellare e costruire motivetti appiccicosi come chewingum svariando con un certo stile su registri abbastanza diversificati, facendo però sempre perno su melodie power pop a mitraglia e ritornelli uncinanti. La voce da inguaribile adolescente (perché l’adolescenza è anche e soprattutto una malattia) occhialuto e sensibilista di Lerner si adagia così sulle esplosioni fragorose delle chitarre quasi heavy di “Coast Of Carolina” o “Tokio”, per poi lasciarsi portare dal passo nostalgicamente elegiaco del pianoforte di “Calling All Doctors” o dall’epica neoromantica di un’ordinarietà sbiadita ma calorosa della bella “Look To The East”, senza poi tralasciare “All Of A Sudden”, o il commiato acustico (dalle parti di Elliott Smith) “I Saw Lighting”.

Con un passo un po’ immalinconito ma anche bonariamente scapigliato e trasognante, questi Telekinesis continuano a rinverdire un certo concetto (intrinsecamente americano) di indie-pop a suo modo introspettivo e illuminato da un lirismo esistenziale in bilico tra la poesia e l’umorismo amaro di una sitcom generazionale, che sa ancora divertire e, a volte, spezzare il cuore.

02/11/2009