La nuova pubblicazione della preziosa serie dell'etichetta Second Language introduce alla sua prima opera solista la polistrumentista Sarah Kemp, alias Brave Timbers, originaria di Newcastle e finora impegnata in molteplici collaborazioni con artisti e band operanti in un ampio ventaglio di territori che vanno dall'ambient al folk, quali The Declining Winter, Last Harbour, Lanterns On The Lake e Fieldhead. Proprio la sua partecipazione al tour scandinavo di quest'ultimo progetto è stata l'occasione perché Sarah entrasse in contatto con Martin Holm (contitolare dell'etichetta insieme a Glen Johnson e David Sheppard), che prima l'ha coinvolta nella raccolta "Music And Migration" e quindi l'ha sollecitata a realizzare un lavoro sulla lunga distanza.
Ne sono risultati i quarantacinque minuti di musica racchiusa in "For Every Day You Lost", improntati a un sentito intimismo cameristico e realizzati nel breve volgere di due fine settimana della scorsa primavera, nel corso dei quali Sarah Kemp ha catturato in studio una serie di improvvisazioni su violino, chitarra acustica e pianoforte. In ragione della sua genesi e della spiccata sensibilità della sua autrice, "For Every Day You Lost" si atteggia quale opera schietta e istintiva, la cui fragile emozionalità descrive un senso di malinconia latente ma serena e atmosfere dalle impressionistiche tonalità autunnali.
Nei brani di Sarah Kemp un'inestricabile senso di smarrimento e nostalgia si coniuga con raffinati incanti campestri, tratteggiando bozzetti sonori di cristallina perfezione, secondo una costante di romanticismo bucolico di stampo (post-)cameristico, che palesa affinità concettuali con più ampi ensemble quali Rachel's e Balmorhea, confermando le fascinazioni della polistrumentista inglese per artisti del calibro di Brian Eno e Wim Mertens, ma anche Stars Of The Lid e Peter Broderick.
La raccolta ambience acustica di "For Every Day You Lost" è infatti incentrata sull'aggraziato dialogo dell'onnipresente violino (primo strumento d'elezione della Kemp) con un caldo picking e con placide note pianistiche, in continua tensione tra florilegi neoclassici e languido descrittivismo paesaggista.
Lavorando su tempi e cadenze - in prevalenza narcolettiche, ma talora più vivaci - Sarah Kemp regala undici cartoline introspettive, impregnate di un senso di pioggia costante e di distanza incolmabile, che nel corso dell'album può anche apparire superficialmente ripetitivo, ma in realtà offre più di uno scorcio di soffusa bellezza.
Basti prendere ad esempio le ondivaghe torsioni e i sinuosi movimenti dell'archetto di "I'll Always Come Back To This Place", o l'intensissimo dialogo tra stille di violino e compunzione pianistica di "All The Things You Couldn't Say", probabilmente il brano più intenso e immaginifico del lotto. Pianoforte e chitarra si alternano in funzione di accompagnamento al violino, ma le linee armoniche di entrambi gli strumenti ne restano quasi del tutto svincolate, a testimonianza evidente del carattere improvvisato del lavoro, che pure a stento si percepisce dalle sue undici tracce, che anzi conseguono a più riprese un significativo di livello di interazione organica (si vedano in particolare "Forgotten Bloodlines" e "You'll Never Be The Same Again".
Nel suo complesso, non può negarsi che l'operazione di ispirata e delicatissima improvvisazione sia sostanzialmente riuscita: "For Every Day You Lost" rivela l'esile grazie di un'artista in grado di offrire palpitanti spunti a tutti gli appassionati del minimalismo acustico da camera, denotando altresì notevoli potenzialità nella realizzazione di un lavoro solista completo e coerente. Non c'è che dire: un'altra bella prova del fiuto e della passione di un'etichetta del tutto peculiare, come le sue proposte.
14/10/2010