Complice, a quanto pare, un passeggero malanno fisico che l'ha costretto a un periodo di immobilità, il compositore e polistrumentista Peter Broderick ha temporaneamente accantonato le torsioni sperimentali manifestate nella collaborazione con Machinefabriek e, da ultimo, nelle "Three Film Scores Intakes", per lasciar riaffiorare un altro profilo della sua multiforme personalità artistica: quello acustico-cantautorale, del quale aveva già offerto discreta prova due anni fa nell'album di canzoni "Home".
Rispetto a quel lavoro, ancora in parte acerbo dal punto di vista della scrittura, le sette tracce di "How They Are" mostrano l'instancabile musicista decisamente più maturo e sicuro di sé nel tratteggiare e interpretare melodie vocali sullo scarno accompagnamento di chitarra acustica e pianoforte.
Scritto in un breve lasso temporale e catturato in presa quasi diretta, nel corso di una sola giornata di registrazione in uno studio di Portland, "How They Are" bilancia in maniera molto più equilibrata rispetto al suo ascendente l'anima cantautorale e la passione neoclassica di Broderick. Benché nel corso del lavoro non manchino un paio di pregevoli strumentali pianistici (il vibrante interludio "When I' m Out" e l'impetuosa "Pulling The Rain"), la sua attenzione questa volta si concentra infatti soprattutto sulla cura dei testi e delle melodie, rispetto alle quali le soluzioni strumentali restano funzionali e in parte slegate, come a costituire un semplice sfondo per la serafica malinconia che traspare diffusa nella maggior parte dei brani.
In tal senso, il minuto e mezzo di incipit esclusivamente vocale di "Sideline" funge quasi da presentazione del contenuto del disco: "if there's notes you hear on a piano, that's the sound of me trying to push it off my head", seguita dal risuonare di una nota che diventa melodia di accompagnamento al tono invariato del cantato.
Più organici, ancorché all'inizio oggetto di un'inversione nei tempi di entrata in scena, sono i due elementi nella successiva "Human Eyeballs On Toast", ove il crescendo di intensità di pianoforte rapido e fluido prelude a un testo alquanto eccentrico come il titolo ("every time I see a man, I dream about his face in frying pan") ma anche dalle tonalità cupe e pessimiste come non mai ("If I had a bigger brain, it would surely find a way to take my own life"). E in questa ideale transizione da Paul Simon a Nick Drake risiede uno dei cardini del rinnovato songwriting di Broderick, ormai talmente a proprio agio con la scrittura e l'interpretazione da concedersi persino qualche virtuosismo lessicale, come nel sussurrato spoken word "Guilt's Tune" e nella delicata "With A Key" (l'ambivalenza del cui titolo non appare casuale), forse la canzone più compiuta del breve lotto, con il suo scolorare di immagini tra sogno e realtà e le modulazioni pianistiche che assumono diversi tempi ed effetti.
Impostato in maniera più omogenea e decisa su cantate per pianoforte rispetto a "Home", "How They Are" segna un ulteriore stadio di maturazione di un artista al quale la versatilità stilistica non impedisce affatto di farsi valere, migliorandosi invece costantemente, anche nella mezz'ora di un'opera in un certo senso "di transizione", che tuttavia già getta un ponte con il prossimo gradino della sua evoluzione. Non a caso il lavoro si conclude con una sorta di lieve blues acustico sui viaggi e i distacchi che connotano la vita dell'artista, nel quale Broderick sembra quasi indossare una barba finta per travestirsi da Bonnie "Prince" Billy, in una dedica a Nils Frahm, collega, amico e produttore designato del nuovo album, già annunciato per inizio 2011. Come ormai d'abitudine per il giovane musicista di origine danese, non si dovrà dunque attendere molto per nuovi saggi del suo raffinato minimalismo e scoprire quale direzione stia per intraprendere dopo le fragili delizie raccolte nella mezz'ora di "How They Are".
23/09/2010