Clipd Beaks

To Realize

2010 (Lovepump United Records)
alt-noise-rock

"If you have an amazing spiritual experience and our sounds are the soundtrack, that's fucking great, but it's not intentional on our part", scrive il bassista e compositore Scott Ecklein sul blog del power trio originario del Minnesota di stanza a Oakland, California. Deve essersi sentito ripetere petulantemente, a pochi giorni dall'uscita di quest'ultima fatica, dell'innegabile vigoria evocativa di cui è forte questo "To Realize".

Correva l'anno 2007 quando la Lovepump United dei ben più noti e celebrati Health e Indian Jewelry dava alle stampe "Hoarse Lords", lavoro che si presentava come un'interessante rivisitazione di stilemi propri di mostri sacri del post-punk britannico come Pop Group e Homosexuals, filtrati dalla lezione tutta newyorkese di Gang Gang Dance e Liars. Ancorché non brillasse certo per originalità, la bizzarria di quel noise-funk ossessivo e sferragliante garantì ai Clipd Beaks un discreto seguito nel sottobosco statunitense. A tre anni di distanza rieccoli sulla scena: alla prevedibilità strutturale che costituì un limite dell'album precedente, che suonava fin troppo familiare, si sostituiscono brani più dilatati e spiazzanti, dallo smalto nitidamente doom, in cui l'intraprendenza e la personalità dei tre emergono in modo dirompente in un'ora di musica priva di cali di tensione. Tutto ciò nonostante l'atmosfera sia sempre sospesa tra gli apatici e sinistri frastuoni sapientemente distribuiti tra i due canali.

I Clipd Beaks non si lasciano mai prendere la mano da estremizzazioni tali da poterli ricondurre direttamente al filone drone-doom di Sunn O))), Earth o Pelican, sebbene l'equipaggiamento per spingersi nella direzione di quelle distese brulle e inospitali sia più che adeguato. I due brani d'apertura, "Strangler" e "Blood", flemmatici ma incalzanti supplizi blues, lasciano intendere senza fraintendimento alcuno che si predilige piuttosto una via d'equilibrio, un dondolio perpetuo tra disarmoniche malie Silver Apples e sussulti chitarristici à-la Blood On The Wall.

Gemello eterozigote di "Drum's Not Dead", "To Realize" oscilla continuamente tra gli echi delle sue aguzze dissonanze, i portamenti geometrici e pulsanti di una fervida sezione ritmica e il cantato di Nick Barbeln, soul e dimesso al contempo, tanto da essere stato definito dalla critica americana insieme shaman e sham-man. "Broke Life" è uno sprizzo di collera noise, intervallato da digressioni nevrotiche e vacillanti fragori in stile This Heat. "Home" un assordante elicottero che cabra e precipita tra le nebbiosità dei riverberi di chitarra e i vuoti d'aria generati da break e intermezzi strepitanti.
"Atoms" e "On One", i soli dalla durata eccedente i sette minuti, incarnano le varie anime invasate che infestano l'album intero e che trovano in questi brani i loro momenti più esaltanti, specie quando lo squillo di trombe infernali incontra il furore rumoristico generale. "Jamn" riprende il tema dei brani iniziali, basso plastico e urla caotiche contorte attorno ai sussurri drogati di Barbeln.

Pura desert highway music, nessun tormento metropolitano. Questo è il suono della provincia, non il recente fallito tentativo di revival no-wave degli AFCGT. E se qualcuno obietterà che in fin dei conti questo lavoro non aggiunge nulla a quanto non fosse già stato proposto negli ultimi anni presso queste sponde sonore, nessuno potrà dargli torto. Ma il grande merito di questo "To Realize" è quello di trovare una sintesi perfetta tra diverse tendenze tra esse concatenate. Weird ma non troppo, selvaggio ma non barbaro, maturo ma capace di trasudare freschezza giovanile, equilibrato nella scelta dei tempi da non risultare velleitario e insostenibile. Ma soprattutto ottimistico. Sì, perché contrariamente a quanto l'incessante cupezza del prodotto musicale potrebbe indurre a pensare, nelle sue liriche "To Realize" si configura come un inno alla vita, come un grido di speranza emesso scompostamente ai margini desertici di una California sovrastata da un big black sun che offusca le spiagge luminose delle copertine dei rotocalchi hollywoodiani e degli spot pubblicitari di prugne secche inscatolate.

12/02/2010

Tracklist

  1. Strangler
  2. Blood
  3. Broke Life
  4. Visions
  5. Home
  6. Atoms
  7. Dust
  8. Desert Highway Music
  9. Jamn
  10. On One
  11. Shot On A Horse

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