Killing Joke

Absolute Dissent

2010 (Spinefarm)
punk, heavy-metal

I quattro cavalieri dell'apocalisse sono tornati. A ventotto anni dall'ultimo cataclisma rock in line-up completa, orfani del rimpianto Paul Raven - deceduto nel 2007 ed egregiamente sostituito dal bassista/produttore originale Martin "Youth" Glover - Coleman e soci scelgono, tanto per cambiare, il dissenso come fonte primaria delle loro ispirazioni. È un dissenso ovviamente assoluto, che non offre sconti, palesato alla stregua dei tempi perduti pur non disdegnando in alcuni momenti un approccio meno catartico.
Dal punto di vista strettamente produttivo, quello dei Killing Joke è davvero un ritorno in grande stile. Perché "Absolute Dissent" mostra tutto ciò che la band inglese ha raccolto in questi anni nei vari festival continentali, o meglio un coagulo di sconquassi hard-rock, derive delle scorie punk, metal, heavy e finanche pulsazioni disco à-la Martin Gore ("European Super State").

La miscela stilistica è senza dubbio nel complesso gradevole, considerata soprattutto la saggia alternanza stilistica dei pezzi. Ciononostante, i quattro sembrano crogiolarsi un po' troppo nella propria insurrezione, pur non mancando quell'apprezzabile volontà di non sfigurare al lento ma inesorabile trascorrere del tempo. Eppure, lo scherzo sembra aver perso parte della sua letalità. Non a caso, il risultato è decisamente più convincente nei pochi momenti in cui la truppa pare allontanarsi dal primitivismo vandalico insito nel proprio dna musicale. Così, gli assalti frontali quali la stessa title track, la cruda "The Great Cull", l'irrequieta "Fresh Fever Frome The Skies" e la devastante "This World Hell" rispolverano quel catastrofismo alienato mai spentosi nell'animo di Coleman, senza tuttavia pungere più di tanto. L'assenza di partiture industrial realmente incisive, di inserti elettrici mistificatori e bassi dub in pompa magna (eccezion fatta per "Ghost Of Ladbroke Grove") evidenzia da un lato un'ardita ma innocua compostezza thrash, dall'altro lato una ridotta istintività punk, frutto di una maggiore consapevolezza dei propri mezzi.

Il disco si nutre delle scorie punk, metal e heavy già accennate con efficace virulenza, mostrando tuttavia una preoccupante monotonia compositiva. L'impatto iniziale del disco, tutt'altro che anonimo, tende via via a scemare; la sensazione è quella di sentire la ripetizione di un canovaccio logoro e sfinito. Non c'è mistificazione, non c'è il tormento dark, non ci sono impennate o frangenti che di discostano; il pugno di ferro utilizzato alla fine si frantuma in mille piccoli pezzi. Stare ad analizzare traccia per traccia, cercando di scovare anche un solo un motivo d'interesse è decisamente troppo anche per i Killing Joke. Stima, rispetto e mitizzazione non riescono a sobbarcarsi il peso necessario per oscurare le lacune di "Absolute Dissent".

Le conclusioni potrebbero comprendere una banale bacchettata sulle mani nei riguardi di un ritorno stanco e superato, tuttavia riconosciamo al gruppo quantomeno una dignità di fondo ben evidente. Il disco non supera mai la sufficenza d'ufficio, ma non sprofonda in abissi di dubbio gusto, mantenendo quantomeno uno stile nel proporre una musica non eccelsa. Consigliato solo a fan e nostalgici della chitarra pesante.

28/11/2010

Tracklist

  1. Absolute Dissent
  2. The Great Cull      
  3. Fresh Fever From The Skies         
  4. In Excelsis         
  5. European Super State     
  6. This World Hell          
  7. Endgame          
  8. The Raven King          
  9. Honour The Fire          
  10. Depthcharge          
  11. Here Comes The Singularity          
  12. Ghosts Of Ladbroke Grove