Tornano gli Stars, e il loro synth/indie-pop saturo di agrodolce canadesità. Che nel loro caso (e in molti altri) significa un connubio di opposti: semplicità e barocchismo, enfasi e pacatezza, adolescenza e maturità.
Partiamo dal fondo. Al centro di "The Five Ghosts" rimane quel romanticismo da banchi del liceo (cuoricini, storie da grandi, feste che finiscono a mezzanotte) che animava gli album precedenti e il loro inno "Your Ex-Lover Is Dead". E che dà la carica ai tre pezzi forti "Dead Hearts", "Wasted Daylight", "Fixed": le voci tenui, candide, uniscono curiosità e timidezza; i timbri limpidi ma energici sono un misto di purezza e irruenza. La lente impiegata è però adulta, e cambia la luminosità in nostalgia. A risaltare è un ricordo idealizzato del romanticismo che fu, dove la tenerezza prende il posto del batticuore e si fa avanti un'ombra appena percepibile di disincanto. I suoni sono soffusi, ovattati; le chitarre avvolte di riverbero. La stessa baldanza synth-pop di pezzi come "We Don't Want Your Body" e "The Passenger" è costantemente appannata da una malinconia ostentatamente "indie".
Le altre opposizioni si muovono sugli stessi binari. Gli Stars ci tengono a mantenere i pezzi sui toni spontanei di una quotidianità cuore/amore, ma abbondano in ricami manieristici e pennellate di melassa. Lasciano emergere volentieri l'anima epica dei loro compari Arcade Fire, che riveste di violini folk la caramellosa "Changes" e sostiene il crescendo organistico/corale di "He Dreams He's Awake"; più che la leggerezza festante, però, sembrano riprenderne la teatralità tardo-U2.
Niente di negativo in questo, perché digerita la stucchevolezza di base i pezzi funzionano. E convince, in particolare, il definitivo amalgamento nel sound della band di quel velo shoegaze da sempre presente. Wall of sound di chitarre, synth dal suono sbavato, voce flautata con vaghi echi di Kate Bush - la formula potrebbe ricordare il synth-gaze di Garbage, Ladytron, School Of Seven Bells, ma la fusione con le zuccherosità orchestrali del sound canadese dà agli Stars una grinta del tutto diversa e personale. Da sconsigliare ai diabetici.
09/09/2010