Se qualche anno fa ci innamorammo dei Radio Dept e poi di Maximilian Hecker, oggi non pare strano stravedere per gli Stars, gruppo canadese addomesticato dalla Arts & Craft, etichetta e community di area Broken Social Scene. Insomma ancora Canada e ancora elettro-pop.
Le coordinate previste non vengono stravolte una volta ascoltato per intero il nuovo album “In Our Bedroom After The War”, esempio perfetto di come si possa fare ancora pop nella seconda metà dei 2000, usando sintetizattori senza sembrare passatisti, citando qua e là l'Inghilterra cantante senza sembrare troppo derivativi. Forse c'è un po' troppa prosopopea, e certe deviazioni luccicanti e pacchiane (la “The Ghost of Genova Heights” simil-Elton John) erano evitabili, ma nel complesso il disco è solido, ben centrato nel suo tentativo di riprendere il discorso esplorato già dai Radio Dept, rivedendo anche alcuni episodi dei fratelli maggiori Broken Social Scene.
In più, non va dimenticato e sottovalutato un amore innato per gli anni 80, per le sue melodie e per il modo di fare musica: “Take Me To The Riot”, per citarne una, viene suonata perseguendo l'esempio delle produzioni dei primissimi U2. Così come l'influenza dei New Order viene palesata in ogni singolo episodio dell'album.
Della Svezia non si risentono solo i Radio Dept., ma addirittura i Cardigans (“My Favourite Book”) e la nuova scena indie-pop scandinava che gioca di default con la doppia voce maschile/femminile (“Midnight Coward”). A tirare le fila del disco basta l'ascolto della splendida gemma pop “The Night Starts Here, della brevissima (ma molto made in Canada) “Bitches In Tokyo” o della teatrale e conclusiva “In Our Bedroom After The War”.
Disco consigliato soprattutto per chi si è trovato un po' a casa sua leggendo la recensione.
28/12/2007