Per il terzo album, Alfonso Santimone, Alen e Nenad Sinkauz, Federico Scettri, in arte East Rodeo, puntano - in misura anche maggiore rispetto al predecessore “Dear Violence” - all’umore grigioso, al post-rock “volatile” dei Ulan Bator, alla liricizzazione alienata dei Fine Before You Came del 2006 (ma con esiti meno importanti).
Brani come “Trom” (chitarre statiche da una parte e batteria iperattiva in perpetuo controtempo dall’altra), “Crni Gad” (sincopi armoniche alla Slint che poi si appesantiscono in una jam jazz-rock dominata dalla sezione ritmica, continuata da “American Dream” fino al post-hardcore) e “Ballad Of LC” (un flipper techno-trance che battaglia con una nenia ambientale) portano la band sempre più distante dalle esibizioni burlesche, grottesche e circensi degli esordi, aumentandone la professionalità e riducendo di quel tanto l’immaginazione.
Questa strada porta in ogni caso la band italo-croata alle più sincere sperimentazioni. “939 Hz” è uno dei loro migliori schizzi dadaisti Peter Green-iani, una struttura concentrica formata da canto lirico-psicotico, jungle digitale e cacofonie su sfondo quasi-sinfonico. Quindi “Mrs. Cluster” fa la parte della danza irretita in caos industriale alla Pere Ubu, e “Brod” espone il limite ultimo della sua arte, una drone music rarefatta (e stilisticamente incerta). Completano il disco due ninnananne da camera con effetti come “Straws In Glass” e “Step Away From The Car” (più elaborata).
Mezzo-concept contraddittorio: il sound è realmente ambizioso. Le durate no, limitano anzi di quel tanto il significato visionario, l’impeto ritmico e le convoluzioni strumentali che la band si prefigge. E neanche l’uso degli ospiti, nientemeno che Marc Ribot (in “Crni Gad”, “Straws In Glass” e “American Dream”) e Warren Ellis (in “Step Away From The Car”), talmente amalgamati, filtrati e liofilizzati nell’interplay da udirsi appena. Pure le competenze strumentali si controbilanciano (sull’eccellente livello di bravura di tutti): il canto è spesso ininfluente, come in tanti act post-rock; la batteria è spesso spadroneggiante, come in tanti act post-rock.
Altre ospitate: Greg Cohen (doppio basso e “megaphone” in “Step Away From The Car”), ma pure Ivana Sajko (seconda voce in “Step Away From The Car”), e la produzione di Giulio “Ragno” Favero (anche ai “coltelli” in “Straws In Glass”). Edito dalla Menart, label - che si sostiene con la distribuzione di artisti commerciali - le cui produzioni non escono dalla Croazia.
(01/08/2011)