Giovanissimo e scozzese, vagamente biondo e sfrontato. Nella homepage del suo sito ufficiale si può trovare una frase a caratteri cubitali: "A young man with a worrying obsession for techno music". Nato circa venti anni fa nei dintorni di Glasgow, Stephen Gorrie matura una passione smisurata per la musica techno già da appena adolescente, organizzando nel 2006 un party chiamato Sleaze a cui hanno partecipato, fra gli altri, artisti del calibro di Andrew Weatherall, Funk D' Void ed Extrawelt. Non sazio, il ragazzo ha iniziato a produrre musica, oltre alla creazione di una etichetta digitale chiamata Sleaze Records, arrivando a pubblicare i propri lavori sulle più interessanti etichette del settore.
Il materiale prodotto da Gorrie, a soli 24 anni, è disarmante in termini di quantità e soprattutto qualità. La sua è una techno scheletrica, dal taglio classico e ferreo, plasmata con virtuosismi controllati e scintillanti, supportata da un profondo gusto per il beat e da una visione squisitamente proiettata verso la perdizione da club. Ascoltando le tracce dell'esordio "Goodbye Anxiety", pubblicato su Harthouse Mannheim, la sensazione che si prova è quella di sedere al tavolo di un club metropolitano che suona techno da decenni, orgoglioso di proporre musica pura, vera, non influenzata da mode o qualunquismi di genere, vivida e viscerale. Tracce vereconde, beat tagliati da mani sapienti, grovigli inestricabili, staffillate alla giugulare e sudore erotico.
Dieci composizioni dallo sviluppo complesso ed eccessivo, dove la melodia raramente lascia spazio all'incedere del ritmo, rivelando uno spirito hardcore dell'artista capace di sviscerare le radici di una musica troppe volte ammantata da orpelli soffocanti. Nonostante una scelta del genere possa tagliar fuori i non appassionati del battito atavico, questo disco farà felice i bisognosi di autenticità, sopratutto chi va alla ricerca delle origini della musica techno.
Davanti a un monolite di tale compattezza e omogeneità perde di senso la citazione delle singole tracce; un'opera del genere viene resa in maniera ottimale con un'immersione in cuffia a volume sostenuto, mentre perde di valore con un ascolto casalingo arioso, data la presenza di volumi bassi che non rendono con la maggior parte dei comuni impianti stereo.
Patti chiari, amicizia lunga. Chi cerca divagazioni avant o variazioni sul tema stia alla larga, per tutti gli altri, e sopratutto per gli animali da pista, questo disco sarà un'ossessione che entrerà sottopelle.
08/12/2011