La camera da letto è un posto speciale, un posto in cui le fantasie più dolci se ne stanno accoccolate sotto soffici coperte, al riparo dalle miserie del grigiore quotidiano. Un rifugio ideale dalle frenesie di un mondo che sembra avere sempre meno spazio da concedere e da condividere. Un luogo dove potersi riprendere il proprio tempo per pensare e dove poter dare libero sfogo a tutta la propria immaginazione. Il posto perfetto, dunque, affinché l'ispirazione di un artista possa prendere forma in versi e melodie.
E non è un caso se uno dei siti web più popolari tra i neofiti della registrazione casalinga porti proprio il nome di "registrazione nella camera da letto", così come non c'è da stupirsi se numerosissimi musicisti del passato e del presente abbiano composto almeno una parte dei loro brani in questo ambiente così intimo e personale.
Lo svedese Mattias Oskarsson non è da meno, e questa sua collezione di brani, registrati tutti tra il 2004 e il 2006, ne è la testimonianza concreta, o, più propriamente, "virtuale", dal momento che, ad oggi, l'album d'esordio del cantautore di stanza a Malmö è disponibile solo in formato digitale.
Parola d'ordine "indie-pop". Inaspettato, forse, per uno che parallelamente a questo suo progetto solista presta il proprio operato anche a una band doom-metal (!), i Pyramido. Inaspettato, perché tra le mille proposte del mercato discografico scandinavo è quasi un miracolo avere l'occasione di imbattersi in un piccolo gioiello come "Bedroom Recordings", specie tenendo conto che il progetto Monorail non gode di alcun tipo di promozione, né da parte dell'autore né dei suoi sodali. Inaspettato, soprattutto, per la ricchezza dei suoni e la freschezza delle melodie e per la capacità di ammaliare l'ascoltatore, brano dopo brano, trasportandolo tra sogni, incubi e visioni di ogni genere.
Curatissimo e mai banale, il pop di Oskarsson volteggia leggero tra ammiccanti galanterie à-la 007 ("Coy About Town", "The Night Of Quincy Dense", e soprattutto l'accattivante "Oh, Duchess"), delicati tramonti pastello ("Something From The Bone") e romantiche cartoline seppia ("Red, Brown And Blue", "Stumble, Fall, Stumble"), per addentrarsi poi in una sfera più oscura e inquietante, dove si susseguono trielli apocalittici (l'ouverture strumentale "Once I Was A Mountain Goat"), immersioni nelle profondità oceaniche ("Mould"), veri e propri caroselli dell'orrore ("Amalgam", monologo strumentale fortemente debitore della psichedelia pop di Will Hart).
Un album fatto di luci e ombre, insomma, di chiaroscuri in grado di convivere anche in uno stesso brano, come nella splendida "Something From The Bone", tra i passaggi migliori dell'intero lotto.
Tutto contribuisce a trasformare i brani in suggestivi set cinematografici: dai tamburi che si addensano grevi e minacciosi di pioggia, al picchiettio gentile del glockenspiel, alla luce malinconica del mandolino, al whistling polveroso di morriconiana memoria, agli innumerevoli rumorismi intarsiati nei brani come indizi di un giallo ad alta tensione.
La voce calda e rassicurante di Oskarsson chiude il cerchio, regalando agli ascoltatori intense emozioni ogni volta che si posa carezzevole sulle note dei quasi ventisette minuti che compongono "Bedroom Recordings". Ventisette minuti, un tempo più che ragionevole per una piccola evasione dalla realtà. Ventisette minuti da trascorrere nella camera da letto di Mattias Oskarsson, giocando a inventarsi storie sempre nuove e avvincenti.
Ventisette minuti di pura magia.
25/11/2011