Papercuts

Fading Parade

2011 (Sub Pop)
alt-pop, dream-pop

Meraviglie incontaminate di onirici paesaggi sottomarini prendono vita in questo quarto disco di Jason Robert Quever, alias Papercuts. Da sempre considerato il moniker dell'artista, l'identità sottesa a questo nome si sta mano a mano tramutando in una band vera e propria, allontanandosi dall'isolamento di compositore da cameretta di Quever.
Gran parte del merito va riservata alla Sub Pop, che lo ha sollevato dalle mille incombenze di chi produce in proprio la sua musica, scritturando Papercuts nel corso del 2010. Il cantautore di San Francisco era infatti reduce dalla prova quanto meno incolore delle offuscate ballate di "You Can Have What You Want", del 2009, che mostrava solo a tratti l'istinto melodico del Nostro ("Future Primitive" su tutte). Finalmente, per questo "Fading Parade" Quever ha avuto modo di lavorare con un produttore, nella fattispecie Thom Monahan (Beachwood Sparks, Au Revoir Simone, Vetiver, Tussle) e di svolgere le sessioni di registrazione con una maggiore collaborazione con la band, che lo segue nei live da ormai due anni.

Nuova linfa pare essere stata inoculata nella musica di Papercuts, in possesso di un tiro finora inaudito, assai distante dall'estetica di bedroom pop dei pur riusciti tre lavori precedenti ("Can't Go Back", su tutti). Nonostante una produzione di una certa canonicità dreamy, che sfoggia una stratificazione spectoriana che a volte sembra attutire il tutto in un indistinto rumoreggiare di strumenti, le canzoni di "Fading Parade" spiccano l'una sull'altra per le differenze relative che vengono a galla nel corso del disco.
Un sound decisamente velvetiano ("Chills") intersecato con la raffinatezza melodica dei Clientele ("I'll See You Later I Guess"), in cui, al di sotto della lattea coltre di sogno (ricorda un po' il mondo subacqueo dei Candy Claws), sciamano i frequenti riverberi di chitarra e spuntano gli intensi barlumi degli scossoni del bel singolo "Do You Really Want To Know" e le bizzarre coloriture di auto-harp di "Charades".

Già programmato dalla Sub Pop un tour di supporto ai Beach House, con i quali Papercuts condivide poco più del prefisso dream, se si esclude il concitato struggimento del valzer tastieristico di "Wait Till I'm Dead", un'altra caratteristica che spicca nelle canzoni di "Fading Parade" è una certa organicità: è netta la sensazione di una concorrenza di musicisti, piuttosto che una sovrapposizione di effetti dettata dall'esperienza di composizione solitaria. 
Emergono così pezzi di un dinamismo ipodermico, come nella già citata "Do You Really Want To Know" e nel raffinato pop di "Mary Says You're Changed", o di sentimenti amplificati dal lavoro strumentale, mai di semplice corredo (si vedano i begli arrangiamenti per chitarra di "I'll See You Later I Guess" e "White Are The Waves", quest'ultima anche "ripresa" attraverso gli archi).

Scorrono, come al di sotto di uno schermo panoramico, i pezzi di "Fading Parade" (una vera e propria "parata in dissolvenza"), riservandosi qualche sorpresa, come nel tributo a "OK Computer" di "Winter Daze", o riproponendo con successo i propri marchi di fabbrica, esaltati dalla nuova luce di questa espressività diffusamente luminosa: è il caso dell'altro singolo "Do What You Will", con quelle riconoscibilissime movenze ameboidi di basso e batteria, accese a intermittenza dalla bioluminescenza delle vibrazioni chitarristiche.
Il "brodo primordiale" di Jason Robert Quever attende solo che le antenne del pubblico accendano il proprio vivace brulicare.

24/02/2011

Tracklist

1. Do You Really Wanna Know
2. Do What You Will
3. I'll See You Later, I Guess
4. Chills
5. The Messenger
6. White Are the Waves
7. Wait Till I'm Dead
8. Marie Says You've Changed
9. Winter Daze
10. Charades

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