"C'è una sola tristezza: quella di non essere santi"
L. Bloy
"Nulla esiste tranne ciò che non è"
W. Shakespeare
"Se qualcuno ha potuto definire la fonè una dialettica del pensiero, nego di aver qualcosa a che fare con la fonè. Io cerco il vuoto, che è la fine di ogni arte, di ogni storia, di ogni mondo"
C. Bene
Ogni volta che mi sono trovato a scrivere dell'eccezionale, unico talento di Claudio Milano mi sono trovato in imbarazzo per quell'inadeguatezza delle parole a descrivere la musica che Frank Zappa sottolineava con caparbia ostinazione.
Claudio non è solo un vocalist dall'incredibile voce e un compositore attento, è anche una vera macchina attoriale nel senso bene declinato da un altro genio italiano, Carmelo Bene.
Quest'ultimo asseriva dell'universalità della fonè intesa come suono, rumore che include la musica e il detto, poiché la babele linguistica viene risolta tutta nella foné, e non nel senso. Seduttivo gioco di significati e significanti.
Claudio Milano, dismessi per un attimo i suoi propulsivi Nichelodeon, ora presta la sua voce multiottava e armonica, fuori dal naturale alveo del suo progressivo ensemble, alle intelligenti digressioni narrative di Erna Franssens, scrittrice belga, più conosciuta col moniker di Kasjanoova. La formazione di questo disco vede Claudio assieme ad Attila Faravelli e i suoi chip metafisici con i quali sparge infezioni e polveri morandiane sopra il plastico sax tenore ornitologicamente coerente e profondamente obliquo di Stefano Ferrian.
Due composizioni visionarie di Erna; pretesto per la coraggiosa, impavida voce di Claudio che, partendo dalla "parola prima della parole" nello smembramento corporale di Antonin Artaud, sa trovare sincretica mimesi tra l'insegnamento armonico dell'indimenticabile Demetrio Stratos e gli studi matti e disperatissimi di Carmelo Bene sulla foné sopracitati.
Due le tracce, le riflessioni: "L'Oracolo di Delfi" e "Adython". Della prima già l'incipit ne fa manifesto: "Destati e svegliati... la voce è sempre stata lì (...) una pietra, gettata nell'acqua, è tutt'uno con l'onda. Quando affonda nel silenzio conosce se stessa." Poco da aggiungere resta.
La seconda, Adython, è luogo dove non è possibile entrare. Negli antichi templi, spazio riservato a ierofanti e sacerdoti, escluso ai fedeli.
Un disco difficile, certo, ma che parla con milioni di voci per chi sa ascoltare. Una ricerca arcana e ipermoderna, competente, un lavoro denso di contenuti universali. Una vera opera d'arte.
18/03/2012